martedì 11 marzo 2014

olio deodorato


Truffe olio extra vergine: le strane teorie del quotidiano La Repubblica confondono le idee e dimenticano il deodorato


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Paolo Berizzi in un articolo su La Repubblica del 31 gennaio 2014 commenta la vicenda degli Stati Uniti, con argomenti che confondono le idee
L’Italia è il Paese dei grandi produttori di olio extra vergine di olivama anche dei grandi truffatori che da decenni lucrano sulle frodi. Tutti lo sanno e Il Fatto alimentare ha sempre denunciato le furberie delle aziende. Per questo motivo riteniamo che il New York Times abbia  ragione quando accusa di mediocrità una parte considerevole dell’olio italiano venduto in America. Anche  Paolo Berizzi in un articolo su La Repubblica del 31 gennaio 2014 commenta la vicenda degli Stati Uniti, ma con argomenti che anziché chiarire la vicenda confondono le idee. Berizzi dice che: “In Tunisia un chilo d’olio costa 0,23 centesimi e che il prezzo medio di un chilo di olio finto “made in Italy” è 3-4 euro, i taroccatori ci tirano su un mille per cento”. Prosegue  sostenendo che l’olio spagnolo, greco e tunisino viene manipolato e reimbottigliato in modo fraudolento per farlo diventare olio extra vergine italiano. L’ultima nota bizzarra  riguarda le adulterazioni portate avanti dalle grandi multinazionali che operano in Italia, realizzate aggiungendo olio di semi e olio di sansa! Si tratta di tre concetti interessanti ma privi di fondamento.

olive
Basta leggere l’etichetta per capire da dove proviene l’olio d’oliva che troviamo sugli scaffali
Cominciamo dal primo. Sostenere che un chilo di olio di oliva in Tunisia costa 0,23 centesimi è sconcertanteIl borsino dell’olioindica un prezzo dieci volte superiore, e a questo punto è legittimo chiedresi se Berizzi, preso dalla foga di scrivere, non abbia sbagliato i calcoli. Purtroppo lo stesso errore viene proposto in un articolo del 23 dicembre 2011  dove però si parla di 0,25 centesimi euro .

Sul secondo punto non si può lasciare intendere che una quantità considerevole dell’extra vergine imbottigliato in italia e firmato dai grandi marchi italiani sia olio spacciato come finto “made in Italy”. Basta leggere l’etichetta per rendersi conto che sulle bottiglie è indicata l’origine , anche se spesso con caratteri tipografici minuscoli. In genere si tratta di miscele composte da oli italiani, spagnoli e greci,  oppure di olio europeo miscelato con olio extra europeo (come quello tunisino).  Nessun mistero dunque, basta leggere l’etichetta senza fermarsi alle bandierine o ad altri artifici grafici che possono ingannare.

olio d'oliva
Spacciare oli di semi colorati con clorofilla per extra vergini era una truffa in voga in Italia negli anni ’80, ma oggi assolutamente residuale in Europa
Anche la teoria di Berizzi sulle adulterazioni dell’extra vergine realizzate con olio di semi e di sansa è strana. Spacciare oli di semi colorati con clorofilla per extra vergini era una truffa in voga in Italia negli anni ’80, oggi assolutamente residuale in Europa. Non dappertutto è però così. In Usa e in Cina dove esistono norme meno stringenti rispetto a quelle europee, stanno scoprendo questo genere di frodi, come dimostra l’ultimo caso segnalato a Taiwan poche settimane fa. Lo stesso vale per definizioni più o meno fantasiose, come  ad esempio “pure olive oil”, che non sono tollerate nell’UE. Si tratta di mercati con molte possibili zone d’ombra che spesso vengono sfruttate da aziende italiane e di altri paesi, a fini speculativi. Adesso però la grande truffa in atto nei paesi del bacino del Mediterraneo riguarda l’olio deodorato ed è  strano che non se ne parli nell’articolo.

Non è la prima volta che Berizzi azzarda teorie bizzarre sulle truffe alimentari, qualcuno ricorda il legno delle casse da morto utilizzato in Romania come combustibile per i forni destinati a cuocere il pane surgelato da vendere nei supermercati italiani.

Roberto La Pira
fonte: www.ilfattoalimentare.it

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