mercoledì 31 gennaio 2018

"all'uomo che vuole votare" - Albert Libertad


"La definizione di “anarchico” ha assunto nel tempo un significato negativo.
La gente è stata ammaestrata affinché leggesse in quel termine qualcosa di malvagio.

Usciamo dalle definizioni, guardiamo i contenuti, comprendiamo il senso delle parole anziché strumentalizzarle e consentire a chi ci tratta come animali da circo di farne l’uso che più gli conviene.
Il senso profondo del testo che segue è meraviglioso.
Parla di Libertà, di Autodeterminazione, di Senso Critico. Concetti pericolosissimi per chi ci vuole sottomessi e ancora più pericolosi per chi ha paura di essere Libero e non saprebbe nemmeno di esistere se non legasse la sua esistenza ad una qualche corrente che gli tolga ogni responsabilità.

Vi ricordo che allo schifo in cui ci troviamo ci siamo arrivati votando..."
********************

"L'ora di scegliere i tuoi pastori è suonata di nuovo. Essa riecheggia gravemente alla campana di tutte le politiche, affinché tu non lo scordi: tutti alle urne, nessuna astensione. 

Ecco il ritornello finale delle diverse suonerie. Non votare è un peccato, dice il cattolico. Non votare è da cattivi cittadini, dice il repubblicano. Non votare è tradire i propri fratelli, dice il socialista. 

Cos'è dunque votare? È scegliere da sé il padrone che vi prenderà a frustate, che vi deruberà . L'operaio forgia le catene che lo legano, costruisce le prigioni che lo rinchiudono, fabbrica i fucili che lo uccidono. Impasta la brioche che non mangerà , tesse i vestiti che non indosserà ...


Ma questo non gli sembra sufficiente. Vuole sembrare il padrone, il POPOLO SOVRANO, e sceglie lui stesso coloro che gli toseranno la lana sul dorso. È il bestiame, il gregge che nomina i suoi pastori. Crede che sia impossibile non essere guidati, tanto vale allora prendersi lo sfizio di scegliere i pastori che colpiranno la sua schiena e i cani che morderanno i suoi talloni. UOMO CHE VUOI VOTARE, RIFLETTI. Rifletti bene...

I ricchi sono potenti solo grazie ai loro pastori e ai loro cani. Ma la forza dei pastori e dei cani deriva solo dalla tua accettazione, dalla tua obbedienza, dal tuo voto. Non mettere più la scheda nell'urna. Restatene a casa o vai a zonzo. Fregatene del voto. La tua forza non è in un pezzo di carta. È nel tuo cervello, nel tuo braccio, nella tua volontà , quando saprai impiegarli a fare gli affari tuoi e non quelli degli altri."
(  Albert Libertad - «All'Uomo che vuole votare», 1908)


Manifesto antielettorale, 1 marzo 1906
Pubblicato da l’Anarchie n. 47, a firma di Albert Libertad

Traduzione di Giuliano Corà, gennaio 2018

“ È l’elettore, il criminale!
Tu ti lamenti: ma sei tu che vuoi la conservazione del sistema in cui vegeti. Di tanto in tanto ti ribelli, ma per ricominciare ogni volta da capo. Sei tu che produci tutto, che ari e semini, che martelli e tessi, che impasti e trasformi, che costruisci e fabbrichi, che alimenti e fecondi!

Perché dunque non mangi a sazietà? Perché sei tu lo straccione, l’affamato, il vagabondo? Sì: perché sei tu a non avere pane, scarpe e dimora? Perché non sei il padrone di te stesso? Perché ti pieghi, obbedisci e servi? Perché sei tu l’inferiore, l’umiliato, l’offeso, il servo, lo schiavo?
Tu produci tutto e non possiedi niente? Tutto viene da te e tu non sei nulla.

Ma io mi sbaglio. Tu sei l’elettore, il votard (termine intraducibile, appartenente al lessico anarchico del primo Novecento. E' composto dal sostantivo 'vote' (voto) più il suffisso -ard, che ha una connotazione peggiorativa e spregiativa), colui che accetta ciò che è; colui che, per mezzo della scheda elettorale, sanziona tutte le proprie miserie; colui che, votando, consacra tutte le sue servitù. 

Tu sei il servo volenteroso, il domestico servizievole, il lacchè, il tirapiedi, il cane che lecca il bastone che lo colpisce, e striscia di fonte alla mano del padrone. Tu sei sbirro, carceriere e spia. Tu sei il buon soldato, il portiere modello, l’inquilino accondiscendente. Sei l’impiegato fedele, il servo devoto, il contadino morigerato, l’autore rassegnato della tua medesima schiavitù.

Sei tu stesso il tuo boia. Di che ti lamenti?

Tu sei un pericolo per noi uomini liberi, per noi anarchici. Sei un pericolo tanto quanto i tiranni, tanto quanto i padroni che tu stesso ti scegli, a cui dai un nome, che sostieni e nutri, che proteggi con le tue baionette, che difendi con la tua forza di bruto, che esalti con la tua ignoranza, che legalizzi con le tue schede elettorali, e che ci imponi con la tua imbecillità.
E allora avanti, va’ a votare! Abbi fiducia nei tuoi mandatari, credi nei tuoi eletti.
Ma smettila di lamentarti. Il giogo che subisci, te lo sei imposto da solo. 

I crimini di cui soffri, sei tu che li commetti. Tu sei il padrone, tu il criminale e – ironia della sorte – tu sei lo schiavo, e sei la vittima.

Ma noi, stanchi dell’oppressione dei padroni che tu stesso ci imponi, stanchi di sopportare la loro arroganza, stanchi di sopportare la tua passività, noi siamo qui a chiamarti alla riflessione, e all’azione.
Avanti, datti da fare. Abbandona gli stretti legacci delle Leggi, ripulisci con rudezza il tuo corpo, per sterminare i parassiti e la canaglia che ti divorano.
Solo allora potrai vivere pienamente.”

**************************

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/

sabato 27 gennaio 2018

Pomponio de Algerio, il ragazzo gettato nell'olio bollente a Piazza Navona


I tormenti di Pomponio de Algerio
19 agosto 1556
Estate calda a Roma.
La gente si ammassa per godere liberamente dello spettacolo.
I più ansiosi d'ammirare le disgrazie del malcapitato spingono per giungere nelle prime file.
Una caldaia di olio bollente risplende nella calca di Piazza Navona. 
Un ragazzo di 25 anni è accompagnato all'interno dell'arena.
Trascorrono pochi istanti e il giovane è agguantato e trasportato nei pressi della caldaia, che attende ribollente la vittima sacrificale.
Quell'uomo è un eretico e come tale deve essere sacrificato per il mantenimento dell'ortodossia. Molti prima di lui, tantissime dopo.
Il grande contenitore è riempito con olio, pece e trementina.
Il ragazzo guarda la folla, alza gli occhi al cielo e pronuncia alcune scomposte parole.
Il tempo si ferma.
Il vento non accarezza i capelli dei presenti.
I cavalli silenti sembrano partecipare allo strazio collettivo.
Dolore che diviene spettacolo.
Il ragazzo decide d'immergersi spontaneamente nella caldaia, un sorriso e proferisce parole di resistenza mentale: “accogli, mio Dio, il servo e martire tuo”.
In pochi istanti un lampo di fuoco nel cielo divenuto nero.
E fu la fine.
Il 22 agosto del 1556, l'ambasciatore di Venezia scrive al consiglio dei Dieci: “..nel mezzo delle fiamme e dei tormenti, visse un quarto d'ora”. Lo stesso politico aggiunse: “quello scolaro di Nola che le eccellentissime signorie vostre mandarono qui, fu uno di questi giorni bruciato vivo in Piazza Navona”.
Le domande cercano spazio nella mente.
Chi era quel ragazzo?
Perché decisero di bruciarlo vivo in Piazza Navona?
Perché un ambasciatore scrive ai politici veneziani?

Piazza Navona rappresentata qualche decennio dopo gli eventi narrati

Fortunatamente il tormento di quell'uomo trova buoni riscontri nei documenti.
Il giovane si chiamava Pomponio Algieri, o de Algerio, e nacque in Nola nel 1531. Rimasto orfano troppo presto fu cresciuto dalla zio paterno. Probabilmente la famiglia era benestante poiché Pomponio studiò in un Collegio di Nola prima di trasferirsi nella prestigiosa università di Padova.
Frequentò teologia, filosofia, medicina e diritto, seguendo le lezioni del professor Matteo Gribaldi che, sospettato d'essere protestante, riparò a Ginevra.
Era il 1552, Pomponio era poco più che ventenne.
Il professor Gribaldi fece breccia nella mente del giovane salito da Nola, tanto da essere agguantato dagli sbirri della santa Inquisizione.
Il 29 maggio del 1555, fu arrestato per volere dell'inquisitore fra Girolamo Girello. L'uomo di nero vestito effettuò alcune domande di rito e il nolano, da non confondersi con il Grande Nolano, affermò di chiamarsi Pomponio de Algerio e che non conosceva il motivo dell'arresto poiché, lui, non si riconosceva in errore.
Per gli uomini dell'Inquisizione lui qualcosa nascondeva.
Nell'interrogatorio del 17 luglio, il ragazzo si spinse ad affermare che “la chiesa romana non è quella universale, ma una chiesa particolare e ogni chiesa particolare in alcune cose può errare, e la chiesa romana in più cose sembra deviare dal vero”.
Proviamo ad immaginare il sorriso contenuto a stento dal grande inquisitore.
Se avesse potuto si sarebbe districato in un ballo sfrenato, si sarebbe arrampicato sui muri e brindato con vino francese.
Ma Pomponio ancora non aveva finito di parlare, e di arrecare gioia agli uomini di nero vestiti: negò, con forza, l'autorità del Papa, essendo Cristo il capo della chiesa. Si spinse oltre negando la transustanziazione affermando che “in la eucarestia e cena del Signore riceversi veramente la carne e il sangue di Cristo, però per spirito e che in quel pane ve sia non solo gli accidenti ma anche la sostanza dello stesso pane”.
Il ragazzo immaginava di non avere scampo.
L'inquisitore cattolico non poteva che godere nel profondo delle viscere.
Pomponio de Algerio scrisse una lettera ai compagni di fede, che riuscì a far pervenire il 21 luglio del 1555. Nella stessa ammetteva che aveva trovato “miele nelle viscere del leone, amenità nella fossa oscura, tranquillità e speranza di vita nel luogo dell'amarezza e della morte, letizia nel baratro infernale”.
Il 28 luglio, durante un altro interrogatorio, rincarò la dose negando l'esistenza del purgatorio e il culto dei santi, poiché “Cristo è il mio intercessore e non altri in cielo”.

Gian Pietro Carafa divenuto Paolo IV

Nel frattempo, a Roma, era stato eletto Papa Gian Pietro Carafa, con il nome di Paolo IV. Nel 1542 Carafa riuscì ad ottenere da Paolo III l'istituzione della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione. Sino ad allora l'inquisizione era stata gestita dalle singole diocesi. L'istituzione aveva il compito di vigilare sulle questioni della fede e della difesa della Chiesa dalle eresie. Carafa fu il primo presidente.
Uno dei primi provvedimenti da Pontefice fu quello d'innalzare l'inquisizione ad organo di governo della chiesa.
Gian Pietro Carafa, divenuto Paolo IV, chiese l'estradizione di Pomponio de Algerio a Roma.
Il fanatico inquisitore si scontrò con il Consiglio dei Dieci. Il governo veneziano non consegnava i propri cittadini all'Inquisizione romana e poneva serie difficoltà anche per l'estradizione di cittadini d'altri stati. Il tribunale di Padova non emise sentenza nei confronti di Pomponio ma decise di trattenerlo in carcere affinché “potesse lasciare questa sua ostinazione”.
Le pressioni di Paolo IV, Gian Pietro Carafa, furono tali che il 14 marzo 1556 il Senato di Venezia diede il consenso all'estradizione.
Fu rinchiuso nelle carceri del Sant'Uffizio a Roma.
Pomponio de Algerio fu sottoposto ad un secondo processo.
Il ragazzo rifiutò d'abiurare.
Fu dichiarato eretico e condannato a morte.
La sentenza fu eseguita il 19 agosto del 1556.

Benedetto Croce

Del ragazzo scrisse Benedetto Croce: “Pomponio de Algerio da Nola: un martire, dunque, dell'intolleranza ecclesiastica, nato in Nola pochi anni prima che vi nascesse un altro, il cui nome è sulle bocche di tutti, e la cui vita ha tanti punti di somiglianza con quella dell'Algerio. Senza dubbio Giordano Bruno, nella sua fanciullezza, dové udir raccontare con religioso raccapriccio la sorte toccata al suo compaesano, eretico, in Roma e chi sa che, fin d'allora, quell'eroica morte non esercitasse confusamente sul suo animo una misteriosa attrattiva; e chi sa se in seguito, nel carcere a Venezia e a Roma, il destino di Pomponio de Algerio non gli tornasse alla mente, come visione del proprio destino, e forse anche come conforto nella lotta contro ogni umana viltà e nel saper morire per la propria fede”.


Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia
Benedetto Croce, Pomponio de Algerio in Id., Aneddoti di varia letteratura, vol. II, Laterza, Bari 1953

Giuseppe De Blasiis, Processo e supplizio di Pomponio de Algerio Nolano in “Archivio storico per le province napoletane”, XIII, 1888 

Carlo De Frede, Pomponio Algieri nella riforma religiosa del Cinquecento, Ferentino, Napoli 1972 

Silvia Ferretto, Nuovi contributi su Pomponio Algieri. Le forme del dissenso ereticale nella Padova del Cinquecento in “Studi Veneziani”, n.s., XLIX, 2005 

Silvia Ferretto, In margine ad un fascicolo processuale (1558–1561): Ippolito Craya, Pomponio Algieri e la cultura padovana nel XVI secolo in Achille Olivieri (a cura di), Le trasformazioni dell’Umanesimo fra ‘400 e ‘700: evoluzione di un paradigma, Unicopli, Milano 2008



FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità, sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

i 10 metodi moderni per controllare la mente delle masse

Tra le maggiori ricerche sul controllo mentale, più di una arriva alla conclusione che c’è un copione coordinato che è stato messo in atto da lungo tempo, il quale ha l’obiettivo di trasformare la razza umana in un automa non-pensante. Da quando l’uomo ha esercitato il potere sulle masse, il controllo mentale è stato orchestrato da coloro che studiano il comportamento umano al fine di piegare grandi popolazioni al volere di un piccolo gruppo di “elite”. Oggi siamo entrati in una fase pericolosa dove il controllo mentale ha assunto una dimensione fisica e scientifica che rischia di diventare uno stato permanente se noi non diventiamo coscienti degli strumenti a disposizione della dittatura tecnocratica dispiegati su scala mondiale.
Il moderno controllo mentale è sia tecnologico che psicologico. I test dimostrano che attraverso la semplice esposizione dei metodi del controllo mentale, gli effetti possono essere ridotti o eliminati, almeno per il controllo mentale della pubblicità e della propaganda.

1. Educazione — Questo è il più ovvio, ma rimane ancora il più insidioso. E’ sempre stata la fantasia finale dell’aspirante dittatore quella di “educare” i bambini impressionabili per natura; così essa è stata un componente centrale delle tirannie Fasciste e Comuniste in tutta la storia. Nessuno è stato più utile nello svelamento del programma della moderna educazione di Charlotte Iserbyt – possiamo cominciare la ricerca in questo settore scaricando il PDF gratuito del suo libro The Deliberate Dumbing Down of America, che mette a nudo il ruolo delle fondazioni globaliste nel plasmare un futuro destinato a produrre droni servili dominati da una classe d’elite consapevole e istruita.

2. Pubblicità e Propaganda — Edward Bernays è stato citato come l’inventore della cultura consumistica che era stata progettata per prendere di mira l’immagine di sé delle persone (o la sua mancanza) al fine di trasformare un desiderio in un bisogno. Ad esempio, questo fu inizialmente previsto per prodotti come le sigarette. Tuttavia, Bernays nel suo libro del 1928 Propaganda rivelò anche che “la propaganda è il braccio esecutivo del governo invisibile.” Questo può essere osservato più chiaramente nel moderno stato di polizia e nell’aumento della cultura della spia dei cittadini, confezionata all’interno della pseudo-patriottica Guerra al Terrore. Il crescente consolidamento dei media ha consentito a tutta la struttura aziendale di fondersi con il governo, che ora utilizza il concetto di collocamento della propaganda. I Media – stampa, cinema, televisione e notizie via cavo – possono ora lavorare senza problemi per incorporare un generico messaggio che sembra avere l’alone di verità perché ci arriva contemporaneamente da parecchie fonti. Quando diventiamo attenti ad identificare il principale “messaggio”, vedremo questo imprinting ovunque. E non abbiamo neppure accennato ai messaggi subliminali.

3. Programmazione Predittiva — Molti continuano a negare che la programmazione predittiva sia qualcosa di reale. Invito chiunque a esaminare il livello di documentazione messo insieme da Alan Watt e arrivare a una conclusione diversa. La Programmazione Predittiva ha le sue origini nella prevalentemente elitaria Hollywood, dove il grande schermo può offrire una grande visione di dove sia diretta la società. Basta guardare i libri e i film che si pensavano fossero inverosimili, o di “fantascienza” e dare un’occhiata in giro nella società odierna. Per una analisi di esempi specifici, Vigilant Citizen è una grande risorsa che probabilmente ti farà guardare il divertimento in una luce completamente diversa.

4. Sport, Politica, Religione — Qualcuno potrebbe offendersi nel vedere la religione, o anche la politica, messa insieme allo sport come metodo di controllo mentale. Il tema centrale è lo stesso per tutti: divide et impera. Le tecniche sono abbastanza semplici: corto circuita la naturale tendenza delle persone a collaborare per la propria sopravvivenza e insegna loro a formare squadre che puntano al dominio e alla vittoria. Lo sport ha sempre avuto un ruolo chiave come distrazione che concentra le tendenze tribali all’interno di un evento non importante, che, nell’America moderna ha raggiunto proporzioni ridicole in luoghi dove scoppiano proteste contro una celebrità dello sport che abbandona la propria città (squadra), mentre le questioni essenziali come la libertà vengono scioccamente allontanate come irrilevanti. Il discorso politico è stretto in un paradigma di antagonismo destra-sinistra facilmente controllato, mentre la religione è lo sfondo di quasi tutte le guerre nel corso della storia.

5. Cibo, Acqua e Aria — Additivi, tossine e altri veleni alimentari alterano drasticamente la chimica del cervello al fine di creare docilità e apatia. E’ stato dimostrato che il fluoruro nell’acqua abbassa il QI; l’aspartame e il glutammato monosodico sono eccitotossine che eccitano le cellule del cervello fino alla morte; e il facile accesso ai fast food che contengono questi veleni in generale ha creato una popolazione che manca di concentrazione e di motivazione verso un qualsiasi tipo di stile di vita attivo. La maggior parte del mondo moderno è perfettamente preparata per la ricettività passiva — e l’accettazione — dell’élite dittatoriale. E anche se si sceglie di controllare diligentemente la propria dieta, essi sono pienamente in grado di spruzzare la popolazione dall’alto.

171.jpg

6. Farmaci — Questa può essere qualsiasi sostanza che crea dipendenza, ma la missione dei manipolatori della mente è quella di essere sicuri che voi siate dipendenti da qualcosa. La psichiatria è uno dei bracci principali del programma di controllo mentale, la quale mira a definire tutte le persone attraverso i loro disturbi, invece che dal loro potenziale umano. Questo è stato prefigurato in libri come Il Mondo Nuovo. Oggi è stato portato a ulteriori estremi, mentre ha preso piede una tirannia medica in cui quasi tutti hanno un qualche tipo di disturbo — in particolare quelli che mettono in dubbio l’autorità. L’uso di droghe nervose nei militari ha condotto a numeri record nei suicidi. Peggio di tutto, il moderno stato farmacologico adesso ha più del 25% dei bambini degli Stati Uniti sotto medicazioni che intorpidiscono la mente.

7. Test Militari — I militari hanno una storia lunga come banco di prova per il controllo mentale. La mente militare è forse la più malleabile, mentre quelli che perseguono la vita nelle forze armate generalmente sono in risonanza con le strutture della gerarchia, del controllo e la necessità dell’indiscussa obbedienza ad una missione. A causa del numero crescente di personale militare che mette in discussione il proprio indottrinamento, una storia recente ha evidenziato i piani del DARPA per elmetti transcranici di controllo mentale che li terranno polarizzati.

973.jpg

8. Spettro Elettromagnetico — tutti noi siamo avvolti da una zuppa elettromagnetica, gravante su di noi attraverso i moderni aggeggi che rendono la vita comoda, che si è dimostrata avere un impatto diretto sulla funzione cerebrale. In una tacita ammissione di ciò che è possibile, un ricercatore sta lavorando con un “casco di dio” per indurre visioni alterando il campo magnetico del cervello. La nostra zuppa elettromagnetica ci ha passivamente coperto da onde che hanno il potenziale di alterare la mente, mentre una vasta gamma di possibilità, quali torri della telefonia cellulare, sono ora disponibili per l’aspirante controllore della mente al fine di una intervento più diretto.

107.jpg

9. Televisione, Computer e “tasso di sfarfallio” — E’ già abbastanza brutto che ciò che è “programmato” alla televisione (accessibile tramite telecomando) sia tutto fabbricato; il tutto è reso più facile attraverso il suo cullarti letteralmente a dormire, facendo di essa un’arma psico-sociale. I test del tasso di sfarfallio dimostrano che le onde cerebrali alfa vengono alterate, che si produce un tipo di ipnosi — il quale non lascia bene presagire a causa dell’ultima rivelazione che la luce puo trasmettere dati codificati da internet attraverso uno “sfarfallio più veloce di quello che può percepire il tuo occhio”. Il tasso di sfarfallio del computer è basso, ma attraverso i videogiochi, i social network e una struttura di base che sovraccarica il cervello di informazioni, la rapidità della comunicazione moderna induce uno stato di ADHD (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività). Uno studio dei videogiochi ha rivelato che il gioco prolungato può portare ad un basso flusso di sangue al cervello, indebolendo il controllo delle emozioni. Inoltre, i giochi di ruolo di scenari realistici di guerra e stato di polizia servono a desensibilizzare una connessione con la realtà. Per chiunque abbia visto giochi come Call of Duty uno sguardo al video Collateral Murder di WikiLeaks dovrebbe risultare qualcosa di familiare.

10. Nanorobot — Dagli horror di fantascienza direttamente al cervello moderno, i nanorobot stanno arrivando. La modifica diretta del cervello è già stata confezionata come “neuroingegneria”. Un articolo di Wired dell’inizio del 2009 evidenzia che la diretta manipolazione del cervello via fibra ottica è un po caotica, ma una volta installata “potrebbe rendere felice ognuno con la semplice pressione di un tasto”. I nanorobot eseguono il lavoro ad un livello automatizzato, riscrivendo il cervello molecola per molecola. Peggio ancora, questi mini droidi possono auto-replicarsi, e ciò costringe a chiederci come questo genio, una volta scatenato, potrà mai tornare nella bottiglia. Data prevista di arrivo? Primi anni del 2020. E’ in corso uno sforzo concentrato per prevedere e gestire il comportamento umano in modo che gli scienziati sociali e l’elite dittatoriale possano essere in grado di controllare le masse e proteggersi dalle ricadute di un’umanità libera completamente risvegliata. Solo risvegliandoci ai loro tentativi di metterci a dormire noi abbiamo una possibilità di preservare il nostro libero arbitrio.

Fonte tratta dal sito  .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.it/

sabato 20 gennaio 2018

il giardino delle delizie di Hieronymus Bosch


PANNELLO CENTRALE

luce sulla morte dei leader spirituali

(Cristo, Osho, Buddha)

Una delle differenze tra un comune mortale e un maestro spirituale è che, in genere, il maestro spirituale ha la percezione della propria morte imminente e del disegno divino di cui fa parte, e vi si sottopone volontariamente. La sua morte è un atto di volontà, che si inserisce in un progetto di vita volto ad elevare l’umanità.

Osho morì assassinato dalla CIA. Per la precisione venne avvelenato col tallio. Il motivo del suo avvelenamento è stato già ampiamente descritto. Quello che non si è spiegato, invece, e che ha imposto una riflessione molto più profonda, è il motivo della scelta del tallio, cioè di una sostanza che l’ha avvelenato molto lentamente, tra atroci sofferenze.
Perché non ucciderlo subito con metodi più rapidi? Se Osho dava fastidio al potere costituito, la cosa più logica sarebbe stata ucciderlo in un falso attentato, come avvenne per Gandhi, Martin Luther King e altri personaggi. Lo stesso Osho non capì mai questa scelta e spesso diceva ai suoi fedeli: “Non capisco perché non mi hanno ucciso rapidamente, perché questa scelta lenta e dolorosa, che peraltro mi permette di continuare a tenere discorsi e di fare il mio lavoro”.
Osho collegava il suo avvelenamento al fatto di possedere 99 Rolls Royce. Diceva infatti: “Gli americani non mi hanno perdonato le 99 Rolls Royce. In una società materialista, in cui tutto è basato sul denaro, non potevano tollerare che io avessi 99 Rolls Royce. Se fossi stato povero, mi avrebbero lasciato fare, non avrei dato alcun fastidio. Per questo, infatti, mi facevo regalare una Rolls Royce per ogni ricco che veniva nella comunità.
Che ci faccio con 99 Rolls Royce? Non ho neanche il tempo di guidarle tutte! Sono una sfida, un simbolo. Sono una delle cose più inutili, ma sono anche il simbolo della ricchezza. Volevo dimostrare che si può essere ricchi e spirituali, e che non c’è contraddizione tra le due cose. E volevo anche mettere un filtro agli idioti: chi si fosse fermato, nel leggere il mio messaggio, alle 99 Rolls Royce, non avrebbe capito neanche il resto, e quindi era una sorta di filtro preventivo che mettevo per le persone incapaci di andare oltre l’apparenza”. La sua analisi era in gran parte corretta, ma c’è di più.

Come muore un maestro spirituale

Una cosa va precisata, fin da subito, per capire il motivo della scelta del tallio. Fin dall’inizio della storia che noi studiamo a scuola, i leader spirituali particolarmente innovativi, quelli cioè che portavano un elemento di forte rottura con la spiritualità del passato, sono stati tutti assassinati. Quello che varia è solo la modalità della morte, più o meno violenta, più o meno rapida.

Gesù
La morte più violenta e più crudele è stata riservata a Gesù Cristo, torturato, deriso, e crocifisso davanti alla folla. Buddha morì avvelenato durante un pasto. Una morte, quindi, più dolce di quella di Cristo, ma pur sempre “esterna”, cioè procurata dai suoi avversari. Rudolf Steiner morì avvelenato. Jacques de Molay (che in quanto Gran Maestro templare era anche il leader spirituale dei Templari, che, in realtà, erano un ordine di monaci guerrieri, ma soprattutto un ordine spirituale) morì al rogo. Socrate morì avvelenato. Pitagora morì assassinato e la sua scuola fu bruciata. Gandhi, che era un leader politico, ma profondamente spirituale, morì assassinato.
Israel Regardie, il Gran Maestro della Golden Dawn, morì avvelenato, peraltro dopo un pasto, come Buddha e come Steiner. Qualcuno obietterà che inserire Regardie tra Osho, Cristo e Buddha significa fare un minestrone di cose diverse, e che lui non era un maestro spirituale. In realtà Regardie, con la sua scelta di dare alle stampe i rituali della Golden Dawn, può essere annoverato a buon diritto tra coloro che hanno dato un forte impulso all’elevazione spirituale dell’umanità, perché lo studio della magia e dell’esoterismo è importante per tutti i ricercatori spirituali, per capire dal punto di vista “scientifico” il funzionamento del mondo spirituale.
Discorso diverso va fatto per un altro grande leader spirituale, Paramahansa Yogananda. Il maestro morì il 7 marzo del 1952, subito dopo aver tenuto un discorso al banchetto organizzato in onore dell’ambasciatore dell’India negli USA, discorso sulla fratellanza e la pace tra i popoli. Nessuno nel suo caso ha mai parlato di avvelenamento, anche perché lui, fin dal giorno prima, parlava in effetti come se dovesse andarsene, come se sapesse, cioè, che sarebbe morto l’indomani, quasi come se la sua fosse stata una scelta precisa e volontaria.
Eppure ho sempre trovato strana la sua morte, senza un malore, senza una malattia, senza un preavviso, senza una spiegazione. Semplicemente, al termine del suo discorso, alzò gli occhi al cielo e dolcemente si accasciò, andandosene dal mondo nello stesso modo dolce con cui era venuto, tra l’affetto dei suoi cari e l’armonia di una famiglia spirituale tipica dell’India di fine ’800. Ho sempre trovato curiosa la coincidenza per cui la morte sia sopraggiunta proprio dopo un pranzo, come per Steiner, Buddha e altri personaggi. La mia idea è che sia stato avvelenato anche lui, ma che sapesse (come, del resto, Buddha e Steiner, e come lo stesso Gesù) di essere destinato a morire quel giorno. E che per questo nessuno abbia mai nutrito sospetti. Porto sempre con me, nella mia agenda, la foto che fu scattata a Yogananda pochi istanti prima della morte. Ha un sorriso dolce, enigmatico, come se volesse trasmettere qualcosa.

La “Legge del Contrappasso” spirituale

La “legge del contrappasso”, che troviamo descritta magnificamente da Dante nell’Inferno della Divina Commedia, non è una regola solo rosacrociana, come avevo ipotizzato io in altri articoli (avendo notato che la massoneria deviata la utilizzava sempre per infliggere la morte ai suoi nemici). La legge del contrappasso è una regola del mondo occulto in generale.
Dal momento che, da alcuni secoli, perlomeno da quando inizia la nostra storia ufficiale, le forze oscure del mondo occulto prevalgono su quelle spirituali “bianche”, quando emerge un leader spirituale che può elevare l’umanità, questo viene regolarmente assassinato. Il tipo di morte dipende molto dal tipo e dalla gravità del “crimine” di cui il maestro si macchia di volta in volta.
In linea di massima, l’avvelenamento viene scelto perché il maestro spirituale “avvelena” la società con le sue idee e con la conoscenza che egli trasmette (è noto, infatti, quel che si diceva di Socrate, che “corrompeva” i giovani con le sue idee, inducendoli a pensare con la loro testa e ad elevarsi spiritualmente).

Gesù e Buddha
Cristo riceve la pena più grave e dolorosa, perché, tra tutti i leader spirituali succedutisi negli ultimi secoli, è quello che porta il messaggio di maggior rotturaIl suo insegnamento non era diretto solo ai poveri e ai mendicanti (come quello di Buddha), ma a chiunque, ricco o povero che fosse. Se per abbracciare interamente e veramente il Buddhismo la via era diventare monaco, per abbracciare interamente e veramente il Cristianesimo, in realtà, si poteva anche essere ricchi o sposati (il sacerdozio e la castità verranno inventati dalla Chiesa Cattolica, che nei secoli tutto ha perseguito, ma non certo il messaggio di Cristo). Il messaggio di Cristo era, quindi, quello più pericoloso per le forze spirituali oscure, il più rivoluzionario, e doveva essere estirpato nel modo più violento.
Buddha porta un messaggio analogo a quello di Cristo (compassione, amore, fratellanza senza distinzioni di sesso o razza, preghiera costante), ma meno rivoluzionario, per due ragioni: la prima, il suo messaggio nasce in seno all’Induismo, con cui ha molti punti in contatto, e la seconda, il fatto di essere stato un principe che si è fatto mendicante ha una portata meno pericolosa. Peraltro, per una scelta spirituale ben precisa, Buddha non parlò mai di “Dio”, il che esclude alla radice la possibilità che un qualsiasi buddhista parli in nome di Dio e si senta giustificato da Dio a commettere i crimini più atroci e a sconfiggere gli avversari, considerandoli ispirati dal demonio, come invece ha fatto la Chiesa e come continua a fare ancora oggi.
La differenza tra Cristo e Buddha, quindi, è nella portata del messaggio(rivoluzionario e di rottura, il messaggio Cristiano, in continuità col passato, quello di Buddha) e nell’esempio che essi portano. Non a caso, proprio per la minore carica eversiva del messaggio, sono poche o quasi nulle le guerre che si sono combattute in nome del Buddhismo. Mentre in nome del Cristianesimo (e delle altre due religioni con lo stesso ceppo, Islam ed Ebraismo) è stato fatto un bagno di sangue che non è ancora cessato (e a questo purtroppo Gesù alludeva, quando disse “sono venuto a portare la spada”).
Una morte molto violenta è inflitta anche a Jacques de Molay. I Templari erano infatti Cristiani, ma non Cattolici. Seguivano, cioè, il messaggio e la dottrina esoterica di Cristo, nelle forme tramandate dall’ala Giovannita dei cristiani (quella cui appartenevano Dante Alighieri e i Fedeli d’Amore, e i Rosacroce). Al “peccato” di seguire il vero messaggio cristiano, quello esoterico e poco accessibile alle masse, si aggiungeva quello di aver esteso il proprio dominio temporale dal Portogallo alla Terra Santa, e di aver in comune con il Sufismo islamico, i punti essenziali della propria dottrina. Se i Templari avessero portato a termine il loro progetto, quindi, ci sarebbe stata una vera e propria rivoluzione, non solo dal punto di vista politico e territoriale, ma anche dal punto di vista spirituale. Il fuoco purificatore che avrebbe mondato l’Europa dalla loro eresia e la tortura erano quindi la giusta pena da infliggere.
Osho muore avvelenato col tallio, con una morte lenta e dolorosa, perché – come Socrate – corrompeva i giovani e portava un messaggio rivoluzionario. Osho non predicava la povertà, né si limitava a insegnare solo meditazione. Spiegava il messaggio Cristiano (libro “Vi parlo di Gesù”) e come questo si potesse accordare con l’essere ricchi, imprenditori, politici, o contadini; inoltre, spiegava come fosse possibile conciliare la vita spirituale con il possesso di 99 Rolls Royce. Tra i suoi discepoli c’erano imprenditori ricchissimi, che avevano conciliato la loro vita imprenditoriale con la via spirituale proposta da Osho. E questo, come giustamente diceva, non gli fu perdonato.
Il sistema vuole, infatti, che la maggior parte delle persone seguano una vita materiale, consumistica e priva di senso. Al contrario, chi segue una via spirituale deve essere povero, soffrire, essere infelice (perlomeno nell’immagine che i media ci trasmettono) e possibilmente anche un po’ stupido (chi è molto religioso viene considerato meno evoluto, ignorante, quasi vicino alla superstizione, a confronto all’ateo, colto, sapiente, evoluto, moderno). Se Osho avesse esteso l’esperimento della sua comune americana, ci sarebbe stata una rivoluzione sociale, e questo non poteva essere tollerato.

Rudolf Steiner
Steiner fu avvelenato e osteggiato in vita, perché il suo insegnamento era potenzialmente pericoloso per le forze oscure, in quanto era diretto a intellettuali,professionisti e anche nobili, cioè alla classe colta della società, ovvero un settore che, al di fuori della massoneria e delle società segrete, prima di Steiner non aveva accesso a una vera vita spirituale e allo studio dell’esoterismo. A differenza di Osho, che si rivolgeva ai ricchi, ma i cui seguaci erano in prevalenza poco colti, Steiner si rivolgeva all’élite intellettuale. Sono steineriani, oggi, medici, imprenditori agricoli, politici, ma anche funzionari dei servizi segreti, nobili, studenti, avvocati e magistrati.
C’è però una cosa da sottolineare. I grandi maestri spirituali, in genere, sanno in anticipo che saranno avvelenati o uccisi.Steiner – a quanto si racconta – si era accorto di essere stato avvelenato e, in precedenza, aveva subìto già altri attentati, come l’incendio del Goetheanum. Anche Buddha sapeva che sarebbe morto. Si narra, infatti, che mangiò il cibo avvelenato, consigliando agli altri commensali di non consumare nulla; in passato, però, era già sfuggito ad alcuni tentativi di assassinio (ad esempio, a un agguato da parte di suo cugino e rivale Devadatta). Cristo sapeva fin dalla nascita che era destinato a morire crocifisso. Osho, invece, non raggiungendo le vette spirituali e di chiaroveggenza, che erano di Cristo o di Buddha, ha faticato a capire il perché della sua morte, pur essendosi avvicinato molto alla verità. Se la mia ipotesi è vera, anche Yogananda è andato sereno incontro alla morte. Ma Yogananda, in precedenza, aveva evitato diversi altri attacchi e problemi, che alcune forze oscure volevano causargli.
Va detto che anche se il mondo spirituale nero (quel mondo che un cattolico chiamerebbe Satana o indicherebbe come “le forze del male”) può tentare di uccidere l’avversario, spesso riuscendovi, tutto rientra in un disegno spirituale molto più ampio, di cui anche le forze spirituali oscure fanno parte. Nessuno muore, se non è il suo momento e se la sua morte non si inserisce in un preciso disegno.
Una delle differenze tra un comune mortale e un maestro spirituale è che, in genere, il maestro spirituale ha la percezione di questo disegno, e vi si sottopone volontariamente. La sua morte è un atto di volontà, che si inserisce in un progetto di vita volto ad elevare l’umanità.

Fonte tratta dal sito  .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.it/

martedì 16 gennaio 2018

sionismo, cent’anni di guerra: dopo la Siria, tocca all’Iran

Un secolo di guerra, in Medio Oriente, grazie al sionismo: lo scorso 2 novembre ricorrevano i cento anni dalla Dichiarazione Balfour, evento che ha marcato indelebilmente la storia contemporanea della regione mediorientale. Con quell’atto politico-diplomatico,ricorda Gaetano Colonna, il governo inglese – sotto la pressione del movimento sionista, collegatosi ai vertici del potere britannico e statunitense nel corso della Prima Guerra Mondiale – aprì la strada alla nascita dello Stato ebraico, poi nato nel 1948. «Molti eventi epocali hanno segnato la drammatica storia di quest’area del mondo, che da allora non ha più conosciuto la pace», rileva Colonna su “Clarissa”: prima il crollo dell’Impero Ottomano e la spartizione fra le potenze occidentali dei territori arabi, poi il controllo della produzione e delle riserve di petrolio, «anch’esso divenuto fattore strategico durante la Grande Guerra dopo che la flotta inglese convertì i suoi propulsori navali a questo carburante». Dalla sua formazione, lo Stato di Israele ha condotto ripetute guerre che «gli hanno consentito di raggiungere un livello di potenza militare e di influenza politica planetaria», passando per «l’annientamento del nazionalismo arabo», di cui il regime siriano di Bashar Assad – oggetto di un violentissimo processo di destabilizzazione – è l’ultimo epigono.
In parallelo, il terremoto regionale innescato da sionismo ha provocato la diffusione dell’integralismo islamico, «prima foraggiato dall’Occidente durante la Guerra Fredda, sia in funzione anti-comunista che anti-nazionalista, poi presentato quale Netanyahunemico mortale e divenuto strumento di una nuova “strategia della tensione” internazionale». Nel frattempo è cresciuta la contrapposizione fra l’Islam sciita guidato dall’Iran, protagonista della rivoluzione khomeinista del 1979, e l’Islam integralista dei wahabbiti in Arabia Saudita, «inattaccabile pilastro del sistema di controllo occidentale delle risorse petrolifere fin dal 1943, con l’accordo fra Roosevelt ed il re predone Ibn Saud». Negli ultimi mesi, aggiunge Colonna, «in questo teatro geopolitico fondamentale per gli equilibri di potenza internazionali e dunque per la pace mondiale», abbiamo assistito a ulteriori, pericolosi sviluppi: appare sempre più credibile «la probabilità di un conflitto, rivolto a dare un assetto definitivo a quest’area totalmente destabilizzata dai diretti interventi occidentali in Iraq e in Afghanistan fra il 1991 ed il 2003».
Il rapido dissolversi delle aspettative suscitate mediaticamente dalla cosiddetta “primavera araba”, inoltre, «ha mostrato quanto essa fosse in realtà semplicemente rivolta a demolire gli ultimi due regimi del Medio Oriente allargato, Gheddafi in Libia e gli Assad in Siria, sopravvissuti alla neutralizzazione delle classi dirigenti arabe, laiche e nazionaliste, ispirate negli anni Sessanta da un socialismo di tipo populista e anticomunista». L’aprirsi dello spaventoso conflitto siriano, che secondo i calcoli sauditi e occidentali avrebbe dovuto risolversi in pochi mesi, «ha avuto un effetto complessivamente devastante, poiché ha completato il processo di disgregazione delle entità statali dell’intero Medio Oriente, lungo una fascia che oggi corre dal Kurdistan fino al Mare Mediterraneo, dall’Iran al Libano – realizzando per la prima volta in un secolo l’unificazione su di un’unica linea di frattura di una molteplicità di conflitti via via accumulatisi: quello curdo-turco, quello sunnita-shiita, quello israelo-libanese-iraniano». Tutto questo, osserva Colonna, è avvenuto mentre gli Stati Uniti «andavano progressivamente focalizzando il proprio sistema di potenza sull’Oceano Pacifico, come nuovo baricentro degli interessi mondiali Rabbino anti-sionistanordamericani», spinti su questa rotta «dal crescere della potenza cinese e dal pericolo del costituirsi di un asse indo-russo-cinese in grado di controllare lo Hearthland mondiale – costante preoccupazione di lungo periodo di ogni stratega americano».
La sostanziale incapacità degli Usa di costruire una pace in Medio Oriente ha fatto sì che le amministrazioni statunitensi «accolgano oggi le indicazioni strategiche di quella classe dirigente mista americano-israeliana che disegna la politica mediorientale nordamericana». Una classe dirigente che dalla fine degli anni ‘80 «suggeriva non disinteressatamente di delegare allo Stato di Israele la tutela degli interessi dell’America in Medio Oriente», cosa che oggi avviene pienamente. Classe dirigente «bene impersonata da Jared Kushner, autorevole genero del presidente Trump, membro di influenti istituzioni del sionismo statunitense, che ha di fatto delegato a lui la gestione dei rapporti con Israele e con gli alleati arabi mediorientali». Al giovane Kushner, o meglio «a quell’ambiente culturale nordamericano che attribuisce un valore ideologico determinante allo Stato ebraico», secondo Colonna si ascrive oggi il riconoscimento che gli Stati Uniti hanno fatto di Gerusalemme come capitale di Israele, secondo le aspettative sioniste. «Un evento che, a cento anni dalla dichiarazione Balfour, assume un significato sintomatico del livello a cui questo storico movimento è oggi giunto nell’Occidente anglosassone e nel mondo».
Colonna ipotizza che questa storica decisione giunga proprio quando si è ormai certi di aver predisposto il quadro politico e militare necessario e sufficiente a sostenerne fino in fondo tutti i possibili contraccolpi. «Sintomo non banale di questo deciso atteggiamento, che ha quasi il sapore di una sfida alla comunità internazionale, è stata l’inaugurazione lo scorso settembre della prima base Usa con personale americano ufficialmente stabilita nello Stato di Israele, all’interno della Mashabim Air Base israeliana, nel deserto del Negev: e dunque in tutto e per tutto vincolata alla catena di comando e al controllo dello Stato ebraico». Il coinvolgimento nel conflitto siriano della Russia di Putin, «dimostratasi assai più efficiente sul piano militare di quanto non siano apparsi gli Stati Uniti e la Nato», in questa luce conferma l’investimento su Israele come «garanzia della stabilizzazione del conflitto», anche da parte di Mosca: «Nessuno dei velivoli israeliani che, violando lo spazio aereo libanese, Trump e Natanyahuhanno ripetutamente colpito la Siria, compresa la capitale Damasco, è stato mai oggetto di alcuna azione né difensiva né controffensiva, nonostante la completa copertura di quest’area da parte della efficiente sorveglianza elettronica russa».
Il recente attacco israeliano in Siria contro un’installazione militare a quanto pare dell’Iran, colpita il 2 dicembre, «appare indicativo di quanto la creazione di quella faglia conflittuale che parte dal Mediterraneo per giungere all’Iran possa dimostrasi pericolosa sul piano bellico», avverte Colonna. Al presidente francese Macron, il premier israeliano Netanyahu ha spiegato, senza mezzi termini, che «dopo la vittoria sullo Stato Islamico, la situazione è mutata perché forze filo-iraniane hanno assunto il controllo della situazione». D’ora in avanti, ha aggiunto, «Israele considera le attività dell’Iran in Siria come obiettivi militari per cui non esiteremo ad agire se la nostra sicurezza lo richiederà». In questo contesto «si deve anche inquadrare l’impressionante accelerazione della situazione in Arabia Saudita, che è il secondo partner degli Stati Uniti per importanza strategica nella regione: un partner al quale da sempre sono stati delegate molte delle operazioni più delicate, in cui il fattore islamico è stato utilizzato spregiudicatamente dall’Occidente a sostegno della propria politica di potenza – dall’utilizzo anti-terzaforzista negli anni della Guerra Fredda, dalla formazione dei Talebani in Afghanistan per dare un colpo decisivo all’Urss, al ruolo di piattaforma di lancio delle offensive occidentali contro l’Iraq, alla destabilizzazione della Siria, fors’anche all’esecuzione degli attacchi alle Twin Towers del 2001».
Proprio in questi ultimi mesi, coincidenti con la preparazione dell’evento storico del riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, l’Arabia Saudita (o meglio, una nuova leva di oligarchi sauditi, cresciuti nel clima di integrazione politica e finanziaria con i centri del capitalismo anglosassone) ha dato vita a una potente spinta modificatrice degli assetti sauditi: dall’intensificazione del conflitto nello Yemen, all’ostracismo contro il Qatar, vuoi per il suo aperturismo all’Iran ma soprattutto per il ruolo di competitor del rapporto privilegiato con l’Occidente, fino all’incredibile vicenda della “cattura” del premier libanese Hariri, rimasto alcuni giorni in ostaggio del governo saudita, fino a quando Macron non ha dato garanzie sulla volontà di estromettere l’Iran dal Libano e forse anche di più, l’impegno a contrastare l’ormai troppo potente Hezbollah Mattarella e Netanyahuin Libano. Una vicenda «accolta nella più totale indifferenza da parte europea, nonostante fosse ben chiaro il peso della posta in gioco per la nostra sicurezza – oltre che per quel poco che resta del diritto internazionale».
Tutto sembra pronto, secondo Colonna, per «ridisegnare il Medio Oriente secondo le linee strategiche affermate negli ultimi cento anni dal movimento sionista, fattosi potenza internazionale con lo Stato di Israele». O queste mosse saranno accolte supinamente, «con il beneplacito della Russia di Putin, la rabbiosa accettazione dell’Iran e la definitiva disgregazione del Libano», oppure «avremo un nuovo conflitto, che potrebbe essere a bassa intensità, ma potrebbe anche suscitare imprevedibili effetti a catena». Per Colonna, l’Europa porta una gravissima responsabilità: non ha saputo distinguere la propria posizione da quella anglosassone, ha mantenuto la Nato come proprio strumento militare «ben sapendo che esso non ha mai operato a favore dell’unità del nostro continente», e in più ha «incoraggiato la penetrazione militare e tecnologica israeliana nei centri nevralgici della sicurezza europea». Un discorso a parte meriterebbe poi la situazione italiana, «nella cui storia gli ultimi decenni hanno dimostrato, insieme ad una progressiva rinuncia ai nostri interessi strategici essenziali, un acritico accoglimento di tutti i desiderata israeliani». Attenzione: «Le ragioni di questo completo allineamento italiano, e della sua rilevanza per la stessa politica interna del nostro paese, è una storia ancora tutta da scrivere».

fonte: http://www.libreidee.org/