mercoledì 30 gennaio 2019

in aumento il numero di bambini “transessuali” (10 anni) che cambiano nome in Inghilterra

Il numero di casi in cui i genitori utilizzano Deed Poll per cambiare legalmente il nome e i titoli dei loro figli è aumentato in modo significativo, dal momento che più bambini affermano di essere transgender.

Il servizio di sondaggi Deed del Regno Unito ha rilevato che almeno un minore di 16 anni al giorno sta cambiando il suo titolo da “Mister” a “Miss” o viceversa, di solito accompagnandolo ad una modifica al nome di nascita riporta il Sunday Times.
I bambini devono avere il consenso dei genitori per cambiare titolo e / o nome, e il servizio viene fornito con un costo di £ 35.
Un ufficiale senior di Deed Poll, Louise Bowers, ha dichiarato: “Abbiamo pubblicato un paio di questi sondaggi ogni due mesi – ma ora vanno dai 7 ai 10 alla settimana”, aggiungendo “La maggior parte sono adolescenti – 14 o 15 anni – tuttavia l’eta` sta scendendo a 10 anni. ”
La signora Bowers osserva che una volta c’erano più “Mister” che cambiavano il loro titolo in “Miss”, ora il trend e` l’opposto, in linea con le tendenze riportate dal Tavistock Center – specialisti del Servizio sanitario nazionale britannico (NHS) per bambini che presentano disforia di genere – nel 2017-18 le ragazze che volevano cambiare il genere hanno superato il numero dei ragazzi con un rapporto di 2 a 1.
Breitbart London ha riferito a novembre di un’insegnante che ha notato il comparire di sempre piu` bambini che desideravano cambiare sesso, con i bambini “transgender” più anziani che cercavano di convincere i più piccoli e vulnerabili che fosse la scelta giusta.
L’insegnante ha fatto notare che la maggior parte dei 17 alunni transgender della sua scuola erano ragazze con problematiche a livello sociale o con problemi di salute mentale.
I professionisti medici senza scrupoli che prescrivono soppressori ormonali ai bambini minorenni – le linee guida del NHS affermano che ai bambini sotto i 16 anni non dovrebbero essere prescritti farmaci che alterano il corpo – stanno contribuendo al fenomeno.
La dottoressa Helen Webberley, del Galles, è stata dichiarata colpevole di aver prescritto illegalmente ormoni per il cambio di sesso a bambini di appena 12 anni e di gestire una clinica illegale a dicembre. Suo marito, anche lui medico, ha detto che avrebbe continuato il lavoro di sua moglie al Gender GP.
I servizi di Gender GP sono raccomandati dal gruppo di pressione giovanile transessuale Mermaids, che cerca di abolire la fascia di età minima per dare farmaci ai bambini confusi sul genere che causano sterilità permanente.
I mermaids, a cui e` stato legalmente vietato contattare una famiglia dopo aver fatto da consulente a una madre che abusava di suo figlio costringendolo a vivere da ragazza, in passato avevano ricevuto centinaia di migliaia di sterline in denaro dei contribuenti fino a quando l’organizzazione non ha dichiarato che avrebbe riesaminato la decisione alla luce di una “serie di corrispondenze”.

mercoledì 23 gennaio 2019

la frangia

in precedenza, avevo posto a lei (Jane Alexander) una specifica domanda, cosa ne pensasse della continua esposizione mediatica di minori da parte di coppie etero e gay, esempio, Heather Peace e Ellie Dickinson, sorvola con calma e procede con la proposta FRANGIA. Se ognuno fa una scelta sessuale e decide di vivere con chi gli pare, sta bene, ma per favore, i minori lasciateli fuori da qualsiasi esposizione, altrimenti (non uso il condizionale) è una ghiotta occasione per certe persone.

sabato 19 gennaio 2019

se le diseguaglianze erano meno profonde nel Medioevo

E’ curioso trovarsi a fare i conti con la dimostrazione dell’insuccesso delle più nobili tra le idee moderne. E lo è ancor di più perché, accadendo in un’epoca in cui siamo passivamente bombardati da un'infinità indigeribile di input – dai social network ai media convenzionali-, non ha sortito uno stupore pari alla portata della sua testimonianza. Ripresa da ogni latore d’informazione, la notizia che, in Italia, i dieci più ricchi posseggano un patrimonio equivalente a circa 500 mila famiglie, paradossalmente non ha fatto notizia.

I dati forniti dal Censis appaiono sconcertanti, se non addirittura drammatici: i dieci italiani più ricchi possono disporre di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500 mila famiglie di operai messe insieme (nel mondo le disuguaglianze raggiungono persino picchi imbarazzanti!).

I duemila italiani più facoltosi posseggono un patrimonio complessivo superiore a 169 miliardi di euro (senza computare il valore degli immobili) ovvero, spiega l’istituto di rilevazione: lo 0,003% dei cittadini italiani dispone di una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale. 

L’impietosa istantanea sull’andamento socio-economico, oltre a sancire il completo fallimento delle moderne idee democratico-liberiste, segnala una crescente, e forse insanabile, diseguaglianza sociale.

L’allargamento del diaframma tra ricchi e poveri non aveva mai raggiunto una tale, svisata, differenza, anche se con tutta probabilità, almeno in epoche remote, premoderne, tale difformità era maggiormente percepita e pubblicizzata (ma già all’epoca non si doveva propagandare il trionfo della democrazia!) ...


Sgombrando il campo dalle superstizioni militanti e dai vizi del convincimento per ragioni che attengono alla più stretta convenienza, è ormai un dato di fatto che, tra i tanto vituperati imparruccati dell’ancien régime e gli strati più umili di quella stessa società, non vi erano diseguaglianze così marcate.

E non potevano nemmeno potenzialmente sussistere, dacché a quell’epoca la ricchezza era spesso misurata sul possesso fondiario (la gleba). Un’unità di misura finita, materica, palpabile, e non, come la ricchezza immateriale e spesso semplicemente virtuale di oggi, infinita, slacciata da ogni fenomenologia sensoriale, fisiologicamente portata ad un accumulo crescente, algebrico, indefinito. Non esistono rilevazioni, ovviamente, sull’andamento della ricchezza pro capite per il medioevo. Coloro che, in tal senso, volessero prodursi in un’analisi di tali parametri dimostrerebbero una cretineria sconfinata.

Eppure, qualche vaga stima e qualche sommaria indicazione, almeno per le epoche a ridosso delle “gloriose Rivoluzioni”, confermerebbero come le diseguaglianze economiche prima dell’avvento della modernità latu sensu, fossero meno apprezzabili rispetto a quelle raccontate dal Censis di oggi (beninteso, ci stiamo riferendo ad un’epoca in cui le condizioni di vita erano molto più dure e il benessere, come lo conosciamo noi, una chimera fuori dalla portata dello stesso desiderio). Le tabelle redatte dall’economista e statista inglese Gregory King, sull’andamento della società inglese nel 1688, sotto il reame di Giacomo II Stuart, dimostrano come allora le divisioni sociali non fossero semplicemente una questione di reddito o di patrimonio (le differenze, spesso maggiormente percepite rispetto ad oggi, c’erano, ma per ragioni legate più ai benefici di retaggio feudale, alle sperequazioni dei diritti e al prestigio del lignaggio).

Entrando nello specifico delle sue “tavole dei diritti e delle spese delle diverse famiglie inglesi, anno 1688” scopriamo che le 160 famiglie di lord secolari – il vertice più ricco della piramide sociale a quell’epoca - (6.400 persone in tutto) percepivano un reddito annuale pro capite di 80 pound (65 pound per i lord ecclesiastici, 50 p. per i cavalieri, 32 p. per i gentleman e per i commercianti importanti, 13 p. e 10 p. per i proprietari terrieri – importanti e minori –, 9 p. per gli artigiani). 

Le parti sociali più disagiate e povere potevano invece, sempre prestando ascolto ai dati di King, contare su un reddito pro capite di 7 pound per i marinai e i pescatori, 4 pound per i lavoratori e servitori, 7 p. per i soldati semplici e 2 p. per i cottager e i poveri. Un povero quindi, nel 1688, poteva disporre di un reddito annuo medio pro capite inferiore di 40 volte rispetto alle sfere più ricche della società inglese, i lord secolari. 

Oggi, senza bisogno di scartabellare gli studi del Censis o dell’Istat, possiamo fare i conti, ognuno col proprio buonsenso, su quali siano invece i rapporti di forza economici tra i “ricchi” e i “non ricchi”. Il più pagato top manager d’Italia, Marchionne (reddito 7,5 milioni di euro), percepisce quindi circa 300 volte di più di un cittadino della classe media (20.000/25.000 euro annui). Le cose coi Montezemolo, i Benetton, i Briatore etc…. non sono molto diverse. E non lo sono nemmeno coi Fazio e i Santoro di turno, coi calciatori di serie A e, più genericamente, con l’intero star system televisivo.

Le differenze “di censo” tra l’”aristocrazia borghese del merito”, per apostrofarla con Stirner (detto fuor di metafora: un’unità di misura inverificabile, che giustifica il profitto di chi l’ha fatto e ammalia nell’onestà rassicurando chi quel profitto non ce l’ha), e i poveri propriamente detti o la classe media, sono oggi, in relazione, infinitamente più evidenti rispetto al rapporto tra la “parassitaria” aristocrazia di spada e le classi sociali più deboli nell’ancien régime. Ma là eravamo all’alba di Rivoluzioni che cambiarono una storia che oggi ci consente di metabolizzarne le sperequate differenze senza usare la violenza. Noi ne cogliamo i frutti solo ora, quelli del benessere accondiscendente e della mollezza sua ancella.

Fonte: lostileliberomak.blogspot.com

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.com/

martedì 8 gennaio 2019

italiani, preparatevi alle mazzate della Troika!



Nuova Gladio a livello europeo? Strumento dei banchieri per reprimere il popolo in rivolta soffocato dai debiti e dall’Euro, come si ipotizza sia successo in Grecia.? Queste sono alcune delle accuse mosse a Eurogendfor,
la Gendarmeria militare europea. Un’istituzione extra nazionale militare con tratti indefinibili, non soggetta ad alcuna autorità parlamentare. Il suo quartier generale si trova in Italia, a Vicenza, accanto alla più importante base militare statunitense in Europa. Eurogendfor può intervenire con più di 800 uomini armati in 30 giorni. Cosa succederà se l’Italia volesse uscire dall’Euro? Abbiamo intervistato Igor Gelarda, dirigente nazionale del sindacato di polizia Consap che ha raccontato come funziona Eurogendfor nell'ebook "La polizia militare Europea".

"Ufficialmente Eurogendfor è nata a Velsen in Olanda nel 2007 diventa operativa a tutti gli effetti nel 2006 quando venne inaugurato il suo quartiere generale, a Vicenza presso la Caserma Antonio Chinotto. Ne fanno parte la Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Italia (con i Carabinieri) si sono successivamente aggiunte anche Romania e Polonia come partner esterna si è associata la Lituania, mentre osservatore esterno, non facendo ancora parte dell'Unione Europea e la gendarmeria turca. 
Si tratta di una Polizia militare, già nel nome gendarmeria (gente d’armi) l’Art. 1 nel trattato di Velsen spiega gli obiettivi: costituire una forza di gendarmeria europea operativa, preorganizzata forte e dispiegabile in tempi rapidi, composta unicamente da elementi delle forze di Polizia a Statuto militare.
Eurogendfor rende conto a un comitato ristretto di ministri e militari in quanto,in quanto dipende esclusivamente dal CIMIN, acronimo di Comitato Interdipartimentale di alto livello ed è formato da un rappresentante del Ministero degli affari esteri, un rappresentante del Ministero degli interni o della difesa, dal Comandante generale delle forze di gendarmeria di ciascun Paese. La presidenza del Cimin con cadenza annuale ruota. Il budget medio annuale ripartito da tutti i paesi dell'unione europea che ne fanno parte prevede il mantenimento del quartiere generale, l’addestramento e le esercitazioni ed è di circa 450 mila Euro. Ovviamente non possiamo considerare in questo budget le missioni, perché le missioni possono fare schizzare in alto molto il budget a seconda di quanto durino, quanto personale è impegnato. Il Trattato di Velsen impone all'Italia in quanto paese ospitante di pagare delle quote maggiori di fatto, l'Italia paga circa 190 mila Euro annui, il 50% di questo importo annuo di questi 450€. 
Si tratta di una Polizia militare che comunque gode di una certa immunità, di ampia autonomia e di vaste prerogative che hanno destato un certo scalpore, tra le persone ve ne cito alcuni: inviolabilità totale dei locali e degli archivi, la non intercettabilità delle comunicazioni, ancora i membri del personale di Eurogendfor non possono subire alcun procedimento per le attività svolte durante il servizio, quindi una sorta di immunità e ancora i paesi firmatari del trattato rinunciano a pretendere ogni indennizzo in caso di danno alle sue proprietà nell’ambito delle attività svolte da Eurogendfor. 
Il battesimo è avvenuto nell’ambito della missione dell’Unione Europea in Bosnia Erzegovina, nel 2009 ha partecipato con una missione Nato in Afghanistan, nel 2010 è andato a Haiti sempre con le Nazioni Unite per garantire mantenimento dell’ordine pubblico in questo paese che era stato devastato dal tremendo terremoto. Dal 2014 partecipa a una missione nella Repubblica centro africana, mentre recentemente è stato annunciato che avrebbe preso parto a una missione in Mali. Nel trattato di Velsen non è chiaramente specificato, o definito in quale caso o tipologia di crisi internazionale Eurogendfor possa essere utilizzato." Igor Gelarda, dirigente nazionale Consap

Fonte

fonte: https://ilsapereepotere2.blogspot.com/

venerdì 4 gennaio 2019

la Svezia sull'orlo della guerra civile

Il consigliere per la sicurezza internazionale Olle Fjordgren vede la Svezia come un treno merci che si sta per schiantare su una parete rocciosa.
“Abbiamo praticamente gettato la spugna e i criminali hanno preso il potere. In questo momento non abbiamo nulla contro cui opporci e non vedo come invertire questa tendenza “, ha detto al blog di notizie Ingrid & Maria.
Già nel 2013, la Svezia era in una guerra civile a bassa intensità che i criminali stavano vincendo, secondo Fjordgren. Ora, cinque anni dopo, hanno vinto in molte aree che a suo avviso sono giustamente chiamate no-go zone.
La riluttanza politica nell’ammettere quanto le cose stanno andando male , in combinazione con incapacità e ignoranza, ha portato la Svezia a essere molto vicina a diventare uno stato fallito.
La società gioca con regole vecchie e obsolete. La polizia pattuglia in modo tradizionale, mentre il lato opposto, i criminali, agiscono con regole completamente diverse.
Secondo lui, la ricetta contro questo è zero tolleranza come per il modello di New York. Il potere giudiziario deve rendere incapaci queste persone pericolose di scendere nelle strade, questo è l’unico modo per affrontare i problemi.
Il pietoso modello a base, di coccole, caffè e focacce, non è stato efficace. Spetta agli stessi residenti delle no go zone, smettere di drogarsi e abbandonare la loro vita criminale. Ognuno è responsabile per se stesso.
Se continua così, Olle Fjordgren vede solo un possibile sviluppo: la guerra civile. Potrebbe iniziare nelle no go zone, o quando gli svedesi ne avranno finalmente abbastanza e decideranno che non c’è altra via d’uscita che una rivolta armata.
Sottolinea che non è troppo tardi, anche se l’orologio ha raggiunto i cinque minuti a mezzanotte. I politici devono prendere coraggio e smettere di mettere i propri interessi prima di tutto.
I politici devono essere pronti ad agire risolutamente se vogliamo avere la minima possibilità di interrompere questi sviluppi, conclude.