venerdì 23 febbraio 2018

l'uomo che mise le braghe a Michelangelo


Daniele Ricciarelli nacque a Volterra nel 1509, motivo per cui è ricordato nelle biografie come Daniele da Volterra. Studiò inizialmente con gli artisti senesi del suo tempo, tra cui Baldassarre Peruzzi, e fu attivo nella città natale come frescante. Di quel periodo si ricordano gli affreschi, perduti, all'interno del Palazzo dei Priori e della facciata del palazzo di Mario Maffei, fratello di Raffaele figura di rilievo nella religiosità cristiana del tempo. Purtroppo anche la decorazione del palazzo di Maffei è andata perduta. La principale testimonianza della vita di Daniele è la biografia del Vasari, importante fonte anche se deformata da un malanimo originato, probabilmente, dal rapporto di amicizia che intercorrerà tra Daniele e Michelangelo Buonarroti. Secondo il Vasari, Daniele Ricciarelli imparò a disegnare da Giovanni Antonio Bazzi, il Sodoma.


Pare da escludere che questo avvenimento sia accaduto durante il soggiorno a Volterra del pittore vercellese. Dopo l'iniziale periodo artistico nella città natale, il pittore toscano si spostò a Roma. Come presentazione della sua arte portò con se una, perduta, Flagellazione di Cristo che fu ampiamente apprezzata dal cardinale milanese Trivulzio, che decise di acquistarla invitando Daniele a lavorare nella sua villa di Tivoli, progettata qualche anno prima da Baldassarre Peruzzi. Nel 1541 Ricciarelli si iscrisse alla compagnia dei pittori dell'Accademia di San Luca, presso la quale rivestì diversi incarichi. A quel periodo risalgono gli affreschi della cappella Orsini a Trinità dei Monti, dove collaborò con Perino del Vaga.
Il rapporto tra i due pittori potrebbe risalire a precedenti lavori poiché il Ricciarelli completò gli affreschi della cappella del Crocifisso in San Marcello al Corso su cartoni dello stesso del Vaga. Il rapporto con l'allievo di Raffaello favorì, probabilmente, Daniele da Volterra nell'esecuzione di svariati lavori nella città eterna. Concluso il rapporto con Perino, cominciò a lavorare nel circolo di Michelangelo Buonarroti, il quale utilizzò la sua influenza presso papa Paolo III per assicurare a Daniele la decorazione della sala regia nel Palazzo apostolico, sospesa alla morte di Perino del Vaga.


Durante il papato di Giulio III mantenne inalterato il prestigio conquistato: fu coinvolto nella decorazione di diversi ambienti del nuovo appartamento papale in Belvedere, per molta parte andati perduti. Per l'episodio del Cristo con la Samaritana sembra che utilizzò un disegno dedicato da Michelangelo a Vittoria Colonna. A partire dalla seconda metà degli anni cinquanta del cinquecento, l'impegno di Ricciarelli si spostò sempre più sul terreno della scultura. Nel 1556 eseguì la statua di San Michele arcangelo destinata al portale di Castel Sant'Angelo. Nel frattempo andava crescendo l'intimità e l'amicizia con Michelangelo. Da uno scambio di missive tra Leonardo Buonarroti e Diomede Leoni risulta che in punto di morte il grande artista volle Daniele accanto a sé.


Il giorno seguente la morte di Michelangelo, Daniele presenziò con Tommaso dei Cavalieri alla stesura dell'inventario dello studio di Macel de' Corvi. Nei mesi seguenti il Ricciarelli, dietro il pagamento di un modesto canone, ottenne la disponibilità della casa di Michelangelo, assumendosi l'onere di migliorarne lo stato. Nel 1564, in seguito alle disposizioni del Concilio di Trento, fu eretto il ponteggio per la copertura delle oscenità nel Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti. Il compito fu affidato a Daniele da Volterra, che per l'occasione si guadagnò il soprannome di Braghettone. L'intervento dell'artista toscano fu discreto, in relazione alla grande ammirazione verso l'arte sublime del maestro. Daniele si limitò a rivestire con panni svolazzanti le nudità di alcune figure, utilizzando la tecnica della tempera a secco.


Purtroppo ci fu una eccezione al minimale intervento di Daniele: la coppia di San Biagio e Santa Caterina d'Alessandria che fu al centro delle critiche più scandalizzate del tempo poiché la posizione poteva ricordare la copula. Una lettera indirizzata al papa ci permette di comprendere quale fu il tono dei commenti circa la posizione di San Biagio e Santa Caterina: «Per meglio fare le persone ridere, l'ha fatta chinare [santa Caterina] dinanzi a san Biagio con atto poco onesto, il quale, standole sopra coi pettini, par che gli minacci che stia fissa, et ella si rivolta a lui in guisa che dice "che farai?" o simil cosa».


Daniele da Volterra lavorò molto per rimuovere interamente le figure dei santi, scalpellando le vesti e la testa di san Biagio. L'artista decise di voltare il santo in direzione del salvatore e non verso santa Catarina, prona davanti a lui. L'intervento del Ricciarelli salvò il Giudizio Universale dalla furia distruttiva del clero post tridentino, poiché non pochi avrebbero voluto distruggere interamente uno dei lasciti più significativi dell'arte mondiale. Il lavoro di Daniele fu interrotto alla morte di Pio IV poiché l'impalcatura che usava per modificare la sublime arte del maestro fu rimossa frettolosamente per l'elezione del nuovo papa.Pochi mesi dopo Daniele Ricciarelli, colui che impedì la rimozione del Giudizio Universale, morì a Roma di catarro crudele, come riportato dalle fredde cronache del tempo.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Fabrizio Mancinelli, The Painting of the Last Judgment: History, Technique and Restoration. In Loren Partridge, Michelangelo: The Last Judgement - A Glorious Restoration. New York: Harry N. Abrams, 2000 


Daniele da Volterra, amico di Michelangelo, cat. della mostra a cura di V. Romani, (Firenze, Casa Buonarroti), Firenze 2003 

Ettore Camesasca, Michelangelo pittore, Rizzoli, Milano 1966 

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999 

Pierluigi De Vecchi, La Cappella Sistina, Rizzoli, Milano 1999 

Giorgio Vasari, Le vite (1550 e 1568), a cura di R. Bettarini - P. Barocchi, V, Firenze 1984, pp. 160 s., 529, 539-550, VI, Firenze 1987


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

mettere un freno a Facebook e Google prima che sia troppo tardi














Dovunque si guardi l’alta tecnologia è nell’oblò di qualcuno. Si prenda la Apple. All’interno grandi investitori sono preoccupati degli effetti dei suoi prodotti sui bambini. All’esterno attivisti liberali mugugnano per i miliardi all’estero che può ora rimpatriare grazie alla riforma fiscale del Partito Repubblicano. Persino conservatore solitamente contrari alla regolamentazione presso la National Review stanno chiedendo perché la Grande Tecnologia non sia disciplinata come la Grande Industria Petrolifera o la Grande Industria del Tabacco. 
Questi esempi, che tutti recentemente fanno notizia, confermano la tendenza ma si limitano a sfiorare la superficie. Un nuovo sondaggio nazionale ha rilevato che l’opinione pubblica sta passando da un caldo abbraccio a uno scetticismo crescente. Non è soltanto il modo in cui le cosiddette notizie false sui media sociali hanno avuto un ruolo nelle recenti elezioni negli USA e hanno condotto a inchieste del Congresso. E non sono solo appelli a iniziative federali antimonopolio mirate ai più popolari curatori di informazioni, Facebook e Google.


Oltre questi punti che attestano un contraccolpo c’è la comprensione di ciò che realmente avviene dietro gli schermi e le menti dei due miliardi di utenti di Facebook e degli 1,5 miliardi di utenti di YouTube di proprietà di Google. C’è una nuova espressione che descrive questa sfera dell’attività umana, la tecnologia dietro di essa e i suoi effetti. Quella che è chiamata l’economia dell’attenzione sta finendo sotto un nuovo esame perché è ritenuta danneggiare la professione giornalistica nonché la fiducia nelle istituzioni pubbliche e nella democrazia.
“Siamo venuti qui da amici”, ha detto questa settimana alla Stanford University Anthony Marx, presidente della New York Public Library, co-presidente della Commissione Knight su Monopoli, Media e Democrazia. Il gruppo è stato creato lo scorso autunno per cercare di correggere i maggiori problemi dell’economia dell’attenzione, tra cui il modo in cui il motore di ricerca Google e Facebook hanno degradato la visibilità di media indipendenti sotto la maschera della lotta contro le notizie false.
I commenti di Marx hanno suscitato risate nervose, perché aveva appena presieduto un gruppo che aveva esposto in vividi e allarmanti dettagli come le menti migliori della Silicon Valley abbiano creato formule computazionali che tracciano, imitano e innescano il cervello. Tali algoritmi hanno trasformato miliardi di utenti di dispositivi digitali in dipendenti dall’informazione e quando essi al servizio di supercomputer, miranti la pubblicità o la posizione del contenuto in rete, hanno spaccato la società come mai prima.
“Siamo alla Stanford, il ventre della bestia. E’ qui che è cominciato tutto. Ed è per questo che siamo qui, perché abbiamo bisogno di capire che cosa state pensando voi tutti”, ha detto Marx, parlando ai presenti, un pubblico pieno di dirigenti tecnologici e di membri di commissione selezionati da alcune delle imprese monopolistiche sotto attacco.
“Facciamo chiarezza su due cose”, ha detto, procedendo diplomaticamente. “Uno: voi tutti avete creato questo strumento formidabile. Se da bambino mi aveste detto che avrei avuto in tasca qualcosa che potenzialmente poteva collegarmi a tutte le informazioni del mondo, non vi avrei creduto. E’ stupefacente. Dunque grazie. Questa è la buona notizia”.
“La notizia meno buona è che questo non ci sta portando da una parte giusta”, ha proseguito. “Non ci ha portato da una parte giusta. E non dovrei essere io a dirlo, ma la vostra industria, l’industria di cui tutti voi fate parte… io penso che il mondo abbia cambiato idea sull’industria durante lo scorso anno, in un modo di cui non ho mai visto nulla di simile in precedenza. Cioè quello che era un ‘grazie’ è oggi un ‘ahi, ahi!”. Stanno venendo brutte cose da questo e questo ci mette tutti in difficoltà, ed è per questo che siamo qui. Vogliamo capire che cosa è possibile … che cosa possiamo far meglio”.
L’economia dell’attenzione

Gli esterni ai circoli più interni della Silicon Valley non possono avere accesso, o valutarli, agli algoritmi che alimentano i flussi di notizie di Facebook e il posizionamento dei contenuti in base alla pubblicità, o il moto di YouTube che raccomanda ad altri utenti individuali di video che cosa potrebbe piacer loro. Tuttavia i presenti alla sessione della Commissione presso la Stanford University sono stati eccezionalmente articolati e cooperativi a proposito della natura e degli obiettivi degli algoritmi, meglio descritti come intelligenza artificiale imitatrice del cervello.
Uno degli espositori più franchi e critici è stato Tristan Harris, un ex “addetto all’etica di progetto” alla Google – la sua società era stata acquistata da essa nel 2011 – che oggi gestisce una società non a fini di lucro, Time Well Spent [Tempo speso bene], che cerca di migliorare l’impatto della Grande Tecnologia sulla società. Quello che ha detto questo ex amministratore delegato di meno di quarant’anni è stato stupefacente così come quella che è apparsa come una reazione apatica dei suoi colleghi dell’industria.
Harris ha detto che l’economia dell’attenzione, o i media sugli smartphone e computer di tutti, non sono solo l’infinito marketing che vediamo. C’è un motivo più profondo per il quale molte fonti giornalistiche consolidate possono essere soppiantate da propaganda ombra su grandi piattaforme, per il quale i fatti possono essere superati da opinioni e menzogne, e per il quale lealtà tribali più ristrette possono usurpare le istituzioni democratiche.
Harris ha puntato il dito contro il cuore e il sistema circolatorio della Silicon Valley. I suoi algoritmi di intelligenza artificiale sono ideati per innescare reazioni cerebrali e creare dipendenza, ha detto. Essi alimentano un modello economico genericamente chiamato pubblicità in rete, ma quella è una superstruttura che incassa mirando a, e provocando, interessi condivisi mediante contenuti curati. Ma separa anche la società in sfere scollegate.
“C’è la retorica pubblica riguardo a ciò che la tecnologia [informatica] dovrebbe fare e quali siano le intenzioni positive. Ma poi c’è la realtà, se si va concretamente dentro le società e si ascoltano gli ingegneri e progettisti parlare dei loro obiettivi quotidiani tutti si riduce a che cosa attirerà le persone a restare incollate allo schermo”, ha detto Harris. “Indipendentemente da quali siano le intenzioni positive, due miliardi di persone si svegliano in questo momento al mattino e hanno in tasca una di queste cose e usano uno di un pugno di servizi. Come ama dire Roger McNamee, che è mentore di Zuckerberg [fondatore di Facebook]: ci sono due miliardi di persone che usano Facebook, un numero maggiore dei seguaci del cristianesimo; 1,5 miliardi di persone usano YouTube, è circa il numero dei seguaci dell’Islam. Questi prodotti hanno più influenza sui nostri pensieri quotidiani di molte religioni e certamente più di ogni governo”. Quando John Lennon nel 1966 disse che i Beatles erano più grandi di Gesù,suscitò un putiferio internazionale. Il quartetto ricevette minacce di morte e dovette interrompere le esibizioni. Ma quando Harris ha detto che Facebook era più popolare di Gesù e che YouTube serviva più persone di interi continenti, queste affermazioni mozzafiato hanno a malapena suscitato perplessità. Tale dimensione sottolinea il motivo per il quale i maggiori successi della tecnologia stanno arrivando a una resa dei conti, da inchieste del Congresso sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016 a sollecitazioni a scorporare i monopoli tecnologici in base alle leggi antitrust, a forum in cerca di soluzioni come la Commissione Knight.
Harris ha studiato alla Stanford come il cervello opera scelte e ha proseguito creando tecnologie e una società che sfruttava le “influenze invisibile che sequestrano il pensiero umano”, come afferma la sua biografia. Ma quella tecnologia oggi pone una minaccia esistenziale all’umanità, ha detto, perché sta crescendo oltre la capacità di controllo di una singola impresa, o di un pugno di monopoli dell’economia dell’attenzione.
“Siamo una specie che … è in grado di studiare la propria capacità di essere manipolata”, ha detto. “Dobbiamo parlare del modello economico basato sulla pubblicità che, accoppiato all’intelligenza artificiale, costituisce una minaccia esistenziale. Dobbiamo fare davvero sul serio al riguardo. Se pensate a dove stanno le intelligenze artificiale più potenti al mondo, verosimilmente sono presso due società: Google e Facebook. Le intelligenze artificiali più potenti al mondo”.
“Invece di indirizzarle a sfide come il cambiamento climatico e dire ‘risolviamo questo’, o indirizzarla alla scoperta di farmaci per il cancro e dire ‘risolviamo questo’, abbiamo indirizzato i supercomputer di intelligenza artificiale più potenti al mondo al vostro cervello. E fondamentalmente abbiamo detto: gioca a scacchi contro questo cervello e immagina che cosa lo coinvolgerà meglio. E così ogni volta che apriamo un flusso di notizie noi stiamo giocano a scacchi contro un supercomputer che è progettato per essere cinquanta milioni di mosse avanti sulla scacchiera della vostra mente e per immaginare che cosa vi coinvolgerà perfettamente”.
I risultati non sono sempre piacevoli, ha detto; un’osservazione cui altri hanno fatto eco.
“Quando si pensa alle conseguenze globali di questo … il fatto che questo supercomputer sta facendo questo in lingue e in paesi che gli ingegneri e le imprese persino non parlano e in cui non risiedono, è così che si arriva al genocidio dei Rohingya in Birmania. E come si ricevono false notizie che termina certe morti in India, in Sudan del Sud. Gli ingegneri non sono in grado di rimettere i buoi nella stalla. Abbiamo creato un impatto esponenziale senza una sensibilità esponenziale”.
E’ anche peggio di così, ha spiegato la partecipante Gina Bianchini, fondatrice e amministratrice delegata di Mighty Networks, specializzata in reti sociali di nicchia. Ha detto ripetutamente che c’è una gara nella Silicon Valley a rompere i monopoli informatici di Facebook e Google che usa algoritmi che istruiscono/programmano sé stessi a eseguire una serie di compiti, tra cui trasmettere contenuti a persone che sono uno snodo nelle proprie reti di informazioni. (La Silicon Valley chiama ciò “apprendimento delle macchine”).
Pur elogiando le virtù di una maggiore competizione, lei e altri hanno descritto l’intelligenza artificiale come su una soglia oltre la quale la capacità di avere i migliori giocatori in una singola stanza per concordare soluzioni non sarebbe possibile. Questo perché l’intelligenza artificiale sta diventando così decentrata che i problemi etici evidenziati da Harris saranno oltre la capacità di chiunque di controllarli, perché la Silicon Valle e la Grande Tecnologia non sono un’entità monolitica.
“Sta in realtà accadendo una cosa più spaventosa, cioè che si può parlare a due società. Qualcuno si presenta da Google. Qualcuno si presenta da Facebook e vuole conversare, perché oggi hanno il monopolio dell’attenzione e delle entrate pubblicitarie”, ha detto. “Il progresso naturale del software e la direzione in cui va la tecnologia è che tende al decentramento. Tende a tecnologie distribuite. A quel punto con chi si parla?”
La Bianchini ha fornito un esempio che sottolinea perché le leggi e le norme governative antitrust sono obsolete e mal equipaggiate senza speranza per occuparsi del lato oscuro dell’economia dell’attenzione. Ha citato Napster, che consentiva agli amanti della musica di condividere flussi audio, così l’industria discografica l’ha citata in giudizio e fatta chiudere.
“Siamo stati in grado di chiudere Napster e la cosa successiva che è successa è stato [il software] Bit Torrent, nel quale non c’era nulla da chiudere. E’ in quella direzione che il mondo sta andando”.
Che cosa farebbe George Orwell?
Queste critiche e spiegazioni non sono state del tutto respinte dai loro bersagli nella sala. Ma, come spesso accade in audizioni dai forti interessi in gioco, i temi centrali possono essere deviati ampliando il tema, non attenendosi alle domande chiave, come se i maggiori protagonisti dell’economia dell’attenzione cambieranno ciò che alimenta i loro algoritmi tossici e la loro pubblicità micro-mirata.
Si prenda il membro della commissione Richard Gingras, vicepresidente di Google per le notizie. Prima di porre domande ha detto che ci sono da tener presenti due sviluppi storici. Primo: internet mette “i mezzi di comunicazione, la stampa, nelle mani di tutti”. Ciò ha vantaggi e comporta sfide epocali.
“Abbiamo una diversità di informazioni quale non abbiamo mai vista. Parte di tale diversità è preoccupante. Questo fa parte del gioco, è la questione della libertà di stampa. Tale che spesso ho posto la domanda se sia una vera sfida alla democrazia il fatto che abbiamo una libertà di espressione illimitata … quello è un componente”, ha detto Gingras.
“Il secondo io penso siano i punti riguardo al fatto che mirare [pubblicità e contenuti] sia equo nel senso che in effetti abbiamo … e tramite noi permea l’intero sistema … le imprese hanno la capacità di calibrare o di far leva sulla calibrazione oltre l’immaginazione di qualsiasi promotore diretto o nella storia della politica. Qui, di nuovo, non è che i comportamenti siano necessariamente diversi, è solo che sono più efficienti”, ha detto. “Questi sembrano a me i cambiamenti chiave”.
I grandi cambiamenti tecnologici hanno sempre conseguenze volute e non volute, ha detto Gingras. La storia è piena di esempi di professioni che hanno dovuto adattarsi, ha detto, aggiungendo che questo è ciò che i media e la cultura politica devono fare.
“Non è sufficiente semplicemente parlare di questo attraverso le lenti della tecnologia”, ha detto Gingras. “Anche ciò cui tocca riflettere e affrontare al resto della società e delle sue istituzioni. Quando si guarda a un contesto nel quale si consumano informazioni in modi diversi, si formano opinioni in modi diversi, questo a me pare suggerire che dovremmo ripensare i meccanismi del giornalismo”.
“Come interagiamo con i nostri pubblici”, ha proseguito. “Come formuliamo il contenuto. I modelli di contenuto che usiamo. Persino i modelli aziendali che usiamo per arrivarci … Come devono cambiare queste altre istituzioni? Come devono cambiare i nostri approcci culturali fondamentali alla trasparenza e alla fiducia per aiutare la gente a capire perché vede quel che vede”.
Gingras non fa questo commento in un vuoto. Ha co-fondato un’iniziativa chiama il Trust Project, con sede presso la Scuola di Giornalismo dell’Università di Santa Clara, che sollecita le organizzazioni giornalistiche a etichettare meglio i loro contenuti in rete e a rivedere i loro siti in modo che gli algoritmi di ricerca possano dare spicco a contenuti più autorevoli. Ciò aiuterà i media a risaltare nell’economia dell’attenzione. Naturalmente aiuta anche Google a compiere ricerche migliori, perché la ricerca di Google, diversamente da Facebook, dirige gli utenti fuori dal suo sito e migliori risultati rafforzeranno il suo monopolio nella ricerca.
Mentre le sessioni pubbliche della Commissione Knight arrivavano al termine è stato sollevato il problema cui la Silicon Valley si oppone di più, secondo solo alla rivelazione della sua formula computazionale riservata. Quale sarebbe la conseguenza di una disciplina governativa, compresa la possibilità di iniziative antitrust che rompano i monopoli dell’economia dell’attenzione?
Tale domanda ha suscitato uno degli scambi più accesi e, anche se non risolta, suggerisce che Facebook e Google dovranno diventare più trasparenti o subire una reazione ancora maggiore.
Gina Bianchini: “Ho pochissima fiducia che le soluzioni arrivino dalle norme. Le soluzioni arriveranno dal fatto che stiamo costruendo una motivazione di massa di base ad aggirare la centralizzazione, il che sarà un discorso interamente diverso”.
Richard Gingras: “Trovo questo tema un po’ problematico. Se avessi ascoltato la discussione sulle possibili soluzioni al problema, in assenza di qualsiasi conoscenza del problema, avrei pensato che stavamo parlando del fatto che abbiamo in effetti un problema di informazioni monolitiche in una società che è eccessivamente diretta e controllata in una sola direzione. Giusto? Ma naturalmente non è questo il problema che abbiamo di fronte. In realtà il problema che abbiamo di fronte è del tutto l’opposto. Abbiamo diversità e punti di vista enormi, silos di pensiero, silos rinforzati di pensiero, da un estremo all’altro dello spetto e attorno a esso e di nuovo indietro. Così quando considero quel problema mi chiedo quale problema stiamo realmente cercando di risolvere, e come. Non riesco a vedere i puntini collegati su questo.”
Gina Bianchini: “Da una prospettiva monolitica, chi sta controllando quell’algoritmo?”
Richard Gingras: “Ma l’algoritmo…”
Gina Bianchini: “Si tratta di due società [Facebook e Google]”.
Richard Gingras: “Questo supposto controllo non sta controllando i punti di vista delle persone. Casomai sta raccomandando vari punti di vista oltre il loro stesso livello di comodità”.
Ethan Zuckerberg, direttore del Center for Civic Media al MIT e consulente della commissione: “E’ impossibile sapere ciò dal mondo esterno. E’ letteralmente impossibile.”
Richard Gingras: “Il mondo esterno. Non è difficile guardare oggi al nostro mondo per dire che abbiamo una società che meno unificata che mai prima”.
Ethan Zuckerberg: “E si può porre una domanda … su se questo contesto informatico, attorno a Facebook e Google, abbia assunto una parte molto estrema in ciò e lo abbia reso molto, molto più potente. Ma incontriamo difficoltà molto grosse nel verificarlo … Quello che sto cercando di dire e qualcosa di diverso dalla disciplina, e dal dividere di fatto queste entità, sarebbe identificare vie a una quantità molto maggiore di trasparenza, in modo che possiamo porre queste domande molto difficili riguardo a come queste piattaforme stanno plasmando le informazioni e il sapere che riceviamo”.
La Commissione Knight continuerà a riunirsi nel 2018 prima di diffondere un rapporto e raccomandazione l’autunno prossimo. Ma in numerose brevi ore al centro ex allievi della Stanford University ha esposto i problemi, le sfide e gli interessi in gioco in un’economia dell’attenzione nella quale la manipolazione psicologica e il micro-indirizzamento sono usati dai maggiori curatori delle informazioni.
In particolare venerdì scorso Mark Zuckerberg ha annunciato che Facebook presto chiederà ai suoi due miliardi di utenti di classificare l’affidabilità dei media nei loro flussi di notizie. Ciò può aiutare a identificare fonti di notizie più o meno degne di fiducia secondo i valori di ciascun utente. Ma non arriverà alle “invisibili influenze che sequestrano il pensiero umano”, come ha detto Tristan Harris. Né affronterà la segmentazione sociale accelerata dalla tecnologia degli annunci in rete riconosciuta da Gingras. Né si tratta di un’iniziativa che aggiungerà trasparenza agli algoritmi che alimentano questi monopoli dell’informazione come segnalato da Zuckerberg del MIT.
Di certo, come ha segnalato questa settimana il giornalista per la tecnologia del New York Times in un articolo che si chiedeva se Apple si sarebbe salvata aggiungendo eleganti caratteristiche di prodotto per smussare gli eccessi dell’attività della pubblicità digitale: “Sono scettico riguardo al fatto che loro [i leader dell’economia dell’attenzione] siano in grado di sopprimere i loro interessi economici”.


Steven Rosenfeld si occupa di temi politici nazionali per AlterNet, compresa la democrazia e i diritti di voto negli Stati Uniti. E’ autore di numerosi libri sulle elezioni e co-autore diWho Controls OurSchools: How Billionaire-Sponsored Privatization Is DestroyingDemocracy and the Charter School Industry (AlterNet eBook 2016).  

Per concessione di Znet Italy
Fonte: https://www.alternet.org/media/what-can-be-done-about-attention-economys-dark-side
Data dell'articolo originale: 22/01/2018
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=22528 


http://www.vocidallastrada.org/2018/01/mettere-un-freno-facebook-e-google.html#more

fonte: http://alfredodecclesia.blogspot.it/

sabato 10 febbraio 2018

Kate Perry

“La carne umana è la carne più raffinata del mondo”

La carne umana è la carne più raffinata del mondo, secondo Katy Perry, che mette il ” sapore squisito ” della carne fino a ” la natura tabù del prodotto ” e il fatto che “i piaceri proibiti sono sempre i più deliziosi “.
Andando fino a sostenere che il cannibalismo è ” molto più popolare di quanto si possa pensare “, Katy Perry ha anche affermato che ” molte persone a Hollywood dicono che la carne umana è la migliore, la migliore in assoluto, la carne nel mondo “.Parlando alla radio francese, il cantante Bon Appetit ha anche affermato che il cannibalismo ha ” ottenuto un brutto colpo ” a causa di ” schizzinosi cristiani e le loro virtù e moralità ipocrite “, ma consumare la carne degli umani è in realtà ” super sano e buono per te “.
” Ci sono vitamine e minerali che migliorano la vita nella carne umana che non si può ottenere dalla carne animale ” , ha affermato Perry.Alla domanda su quali vitamine e minerali sono disponibili nella carne umana, ma non nella carne animale, il cantante ha esitato e poi ha detto: ” Te lo dico, queste persone vivono più a lungo della media, e anche la loro salute è decisamente migliore, credimi “, Ha detto Katy Perry.
” Te lo dico perché pensavo che voi ragazzi apprezzaste veramente il buon cibo, il miglior cibo. È nella tua cultura. Pensavo che voi ragazzi avreste capito. Mangiare carne umana non è poi così scioccante se superi il tuo codice morale borghese per un minuto. ”
La cantante ha anche descritto la sua prima esperienza con il cannibalismo a Hollywood.” C’è un gruppo di vecchi ragazzi di Hollywood che organizzano una cena annuale in cui il piatto principale è umano. Ogni ospite è autorizzato a portare un plus. Alcuni anni fa, quando ero nuovo in città, sono stato invitato da un buon amico, non dovrei dire il suo nome, immagino ” , ha detto Perry, che ha anche spiegato che” ogni anno viene selezionato un nuovo ospite per l’anno successivo disegnando cannucce, sai? È responsabilità del nuovo ospitante fornire il corso principale e deve essere umano. Se non riesce a trovare una persona adatta a servire da pasto … beh, lo scherzo, penso che sia uno scherzo, è che l’ospite verrà mangiato invece! “” Ero un po ‘schizzinoso riguardo l’idea di andare a questa cena, ma quando ho saputo chi altro stava andando ho colto al volo l’occasione. Ero come, ‘Le persone muoiono tutto il tempo ei loro corpi vanno semplicemente sprecati. Se possiamo usare i loro organi per scopi medici perché non dovremmo mangiare la loro carne? ‘”
Alla domanda su cosa è successo alla cena, Perry ha spiegato: ” E ‘stata una grande festa sontuosa. Dio mio. Il piatto principale era quello che chiamavano Foie Humaine. Voi ragazzi dovreste apprezzarlo, essendo francesi. È un gioco di parole per il foie gras, capito? Ma invece di nutrire forzatamente un’anatra e poi mangiare il fegato, questo era il fegato di un essere umano che si era alimentato forzatamente con il cibo spazzatura. “” Un fegato grasso adatto ai re di Hollywood .”
Descrivendosi come ” non molto appassionata di carne d’organo “, Perry passò sul piatto di fegato, ma si divertì a gustare carne umana durante la festa baccanale di più portate.
” Ha un sapore di maiale ” , ha spiegato il cantante della carne umana. ” Ma un po ‘amaro, più forte.”La confessione cannibalica di Katy Perry è solo l’ultima di una lunga serie di alleanze pubbliche che il cantante ha condiviso con il lato oscuro. Dopo aver iniziato la sua carriera come cantante country cristiana, ha reinventato la sua immagine di pop star sgargiante, gesticolando gesti satanici e promuovendo il simbolismo degli Illuminati mentre cavalcava in cima alle classifiche.
Da quando si è stabilita nella coscienza globale come intrattenitrice adorante del Diavolo, Katy Perry ha tentato di rivestire di zucchero la sua immagine, tuttavia l’inquietante conversazione che ha tenuto con la conduttrice radiofonica francese suggerisce che lei è lontana da un personaggio riformato e ha apertamente abbracciato il forze più oscure nella nostra società.
L’incidente ha anche suscitato timori in tutto il mondo che gli Illuminati sono passati alla fase successiva del masterplan e hanno iniziato a promuovere apertamente la spiritualità oscura come una scelta religiosa praticabile per coloro che cercano una guida.

Fonte tratta dal sito .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.it/

Giovanni XXIII, l'antipapa che fu giudicato simoniaco e pedofilo

Il concilio di Costanza, 1411-18, illustrazione Chronicle of Ulrich von Richenthal 

Il 28 ottobre del 1958, con grande sorpresa da parte dei fedeli, Angelo Giuseppe Roncalli fu eletto papa e il 4 novembre dello stesso anno fu incoronato, divenendo il 261° sommo pontefice. Fin dal momento della scelta del nome, molti cardinali si accorsero che Roncalli non era ciò che loro si aspettavano poiché Giovanni era un nome che nessun papa adottava da secoli, esattamente dal 1410, data nella quale fu eletto l'antipapa Giovanni XXIII. La scelta del nome, ma soprattutto del numero, fu oggetto di una piccola controversia che lo stesso Roncalli chiuse dichiarando che il nome pontificale era Giovanni XXIII. La scelta di estromettere il precedente Giovanni fu una conferma dell'allontanamento della chiesa cattolica dal personaggio che divenne Antipapa nel corso del XV secolo. Il caso volle che qualche settimana prima dell'elezione a papa, Roncalli si recò in visita a Lodi come legato pontificio per le celebrazioni del centenario della rifondazione della città. 

Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli

All'interno della Sala Gialla del palazzo vescovile di Lodi trovò un quadro raffigurante Giovanni XXIII, l'antipapa. Prontamente si rivolse al vescovo, Benedetti, facendo notare che non era conveniente tenere in un palazzo vescovile il quadro di quel personaggio. Roncalli non poteva sapere che da li a poche settimane lui stesso sarebbe divenuto papa.
Ma chi era Giovanni XXIII, nato Baldassarre Cossa?
Apparteneva alla famiglia dei Cossa o Coscia, signori di Procida e Ischia, legata alla dinastia angioina. Frequentò l'università a Bologna dove si laureò in diritto e in seguito prese l'ordinazione, probabilmente per seguire il volere della famiglia. Chiaramente la sua carriera ecclesiastica fu rapida grazie agli appoggi di cui potevano godere i suoi più stretti familiari. Indro Montanelli di lui scrisse: «Cossa aveva tutte le qualità che un sacerdote non dovrebbe avere: era un politicante ambizioso e accorto, un amministratore abile e rapace, un generale sagace e spietato. Perché avesse fatto il prete invece che il condottiero, non si sa. Ancora meno si sa perché lo elessero Papa, e in un momento come quello. Stando al suo segretario, egli aveva sedotto duecento fra ragazze, spose, vedove e suore. Né intendeva abbandonare questa piacevole attività, ora che aveva indossato la tiara»Prima di approfondire i gusti sessuali del futuro Antipapa Giovanni XXIII, ripercorriamo la sua scalata nella gerarchia ecclesiastica. Nel 1402 fu nominato cardinale da Papa Bonifacio IX, l'anno successivo fu nominato legato pontificio per Bologna e la Romagna. Cossa entrò da trionfatore a Bologna creando, nei mesi successivi, una forte alleanza con la città di Firenze. Negli anni successivi si adoperò per ricomporre lo Scisma d'Occidente, cercando di fare da intermediario tra il papa romano, Gregorio XII, e quello avignonese, Benedetto XIII. Le sue trattative fallirono.

L'antipapa Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Cossa

Nel marzo del 1409 si svolse il Concilio di Pisa, di cui Cossa divenne capo. Lo stesso concilio decise di deporre i due pontefici e nominò papa Alessandro V, che morì nel 1410. Alla morte del vecchio pontefice, divenne papa Baldassarre Cossa, che scelse il nome di suo padre e divenne Giovanni XXIII. L'obiettivo principale del Cossa fu la riconquista di Roma, occupata dalle truppe di Ladislao. Luigi II riuscì nell'intento di scacciare gli occupanti, allontanandosi però dalle posizioni del papa che cercò appoggio nel nuovo imperatore Sigismondo di Lussemburgo. Cossa cercò altresì di ottenere favori dai vari Re cristiani d'Europa, nominando cardinali per ciascuno dei regnanti. Giovanni XXIII partecipò al concilio di Roma, previsto dal precedente di Pisa, nel febbraio del 1413. La pace, traballante, ebbe breve durata e Giovanni XXIII chiuse il concilio dopo un mese cercando riparo a Bologna poiché Roma era sotto l'assedio delle truppe di Ladislao. Fu scelta una nuova sede per il concilio, Costanza, sotto la giurisdizione di Sigismondo di Lussemburgo. Nel 1414 si svolse il nuovo concilio. Giovanni XXIII fu spinto all'abdicazione. Abbandonò Costanza chiedendo la protezione del Duca d'Austria Federico IV d'Asburgo. La fuga contrariò l'imperatore, che si fece consegnare Baldassarre Cossa e lo fece imprigionare vicino a Costanza. Nella stessa città fu processato davanti al concilio e deposto il 29 maggio 1415. Ognuno deve pagare per i reati che ha commesso, non davanti a Dio ma davanti al popolo. Giovanni XXIII fu processato per svariati reati, tra i quali la pedofilia. 

 Monumento funebre a Giovanni XXIII, l'antipapa, nel battistero di Firenze
Non è agevole rintracciare e documentare nella storia del clero cattolico attività riconducibili alla pedofilia. Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Cossa, fu giudicato simoniaco e pedofilo nell'assemblea del Concilio di Costanza del 29 maggio del 1415. Il termine Simonia è utilizzato per indicare l'acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro o prestazioni sessuali e deriva dal nome di Simon Mago, taumaturgo convertito al cristianesimo, il quale, volendo aumentare i suoi poteri, offrì a Pietro Apostolo del denaro chiedendo di ricevere in cambio le facoltà concesse dallo spirito santo. Purtroppo la storia della cristianità abbonda di casi di Simonia. La parola pedofilia indica la perversione sessuale caratterizzata dall'attrazione sessuale nei confronti di bambini e neonati. Per individui adolescenti si utilizza il termine pederastia. Giovanni XXIII fu accusato d'aver abusato di bambini che gli erano stati procurati da un certo Angelotto di Roma, chierico della Camera apostolica e canonico di San Giovanni in Laterano. Baldassarre Cossa, in seguito al concilio di Costanza, passò nelle mani del conte palatino del Reno e fu rinchiuso nel castello di Hausen presso Mannheim. 

Monumento funebre a Giovanni XXIII, l'antipapa, nel battistero di Firenze
Il giorno 11 di novembre del 1417 fu eletto papa Martino V, che prontamente iniziò le trattative per la liberazione del simoniaco e pedofilo Baldassare Cossa. L'antipapa deposto fu liberato in seguito al pagamento di una cifra notevolissima per i tempi, 30.000 fiorini, che furono sborsati da Giovanni Bicci de' Medici. Per i suoi meriti, non sappiamo esattamente quali dato che fu accusato di simonia e pedofilia, Martino V concesse al Cossa di rientrare nel Sacro Collegio come vescovo del Tuscolo. Morì il 22 dicembre del 1419 a Firenze e fu sepolto, come da lui richiesto, nel Battistero di Firenze, al quale aveva donato un dito di San Giovanni Battista. Alla sua sepoltura lavorarono il celebre Donatello e Michelozzo.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Io GIOVANNI XXIII. La vita e i miracoli di Papa Roncalli narrati da lui stesso, Alberto Peruzzo editore, 1988

L. F. Capovilla, I miei anni con Papa Giovanni. Conversazione con Ezio Bolis, Rizzoli 2013

Indro Montanelli, Storie d'Italia, volume 2 dal 1250 al 1600

Claudio Rendina, La santa casta della Chiesa, i peccati del Vaticano e l'oro del Vaticano, Newton compton, 2013

Valerio Bartolucci, I peccati del Vaticano, preti e pedofilia, Roma, Malatempora, 2005

Vania Lucia Gatto, Viaggio nel silenzio: i preti pedofili e le colpe della Chiesa, Milano, Chiarelettere, 2008


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.