domenica 9 marzo 2014

le idee del 68




LE IDEE DEL 68

Giovanni De Sio Cesari

 La carica ideale

I contestatori del 68 furono mossi da una grande carica ideale, spinti da una granitica convinzione di lottare contro il male a favore del bene: non si voleva tanto cambiare questo o quell’aspetto particolare ma si voleva una palingenesi universale, un cambiamento totale: la contestazione era globale
Per questo quelli che hanno fatto il 68 resteranno sessantottini per sempre perché quella grande carica ideale (che poi si combina con i ricordi della  giovinezza), costituisce  un momento magico, irripetibile, un  ideale che mai si spegnerà nel profondo del loro animo: io c’ero
Al di la della  stima e ammirazione per le intenzioni  le cose del mondo si possono vedere anche in altro modo: non una lotta titanica del bene contro il male ma il bene il male non sono facilmente identificabili, anzi forse  non si può nemmeno parlare di bene e di male.  e comunque ogni bene comporta un suo male e viceversa
Si può esaminare ogni cosa  non per stabilire se appartenga al campo del bene o a quello del male ma per valutare attentamente i suoi aspetti positivi, quelli negativi, rispetto a determinati principi o criteri, soprattutto bisogna aver il senso della misura e dei fatti reali.

 Il nucleo politico

Le idee  del 68 furono  molto varie, spesso contrastanti per cui  le lotte interne erano più vivaci che quelle verso  i nemici esterni  del movimento le cui ragioni, d’altra parte, non venivano nemmeno prese in considerazione. Difficile quindi identificare quelle idee  se non si parte dal principio eminentemente politico intorno al quale si raccoglievano e trovavano giustificazione razionali tutte le altre e molte varie  istanze.
Tale principio può essere identificato con il fatto che  I contestatori si immaginarono che il capitalismo fosse il male radicale: abbattendo quello  si sarebbero affermati  la solidarietà, i diritti delle donne, dei bambini, la liberazione sessuale e tutti i beni  del mondo,  magari il buon funzionamento dei mezzi pubblici e i parcheggi.
Era un ritorno conclamato al “vero” Marx contrapposto al comunismo realizzato definito (giustamente) capitalismo di stato: il vero comunismo era una società nella quale, caduta la divisione in classe, sarebbero anche cadute le catene del’egoismo: ciascuno  avrebbe  dato per quanto poteva e ricevuto per quanto aveva bisogno: una specie di paradiso in terra
In realtà con il senno di poi ( ma pure con quello del  tempo) gli ideali  marxiani erano già tragicamente falliti in Occidente nelle purghe staliniane e stavano fallendo  in Oriente con il uno dei più grandi disastri della storia :la rivoluzione culturale in Cina e poi il genocidio  del Kmer rossi in Cambogia.
Restava invece due modelli possibili: il capitalismo di stato (URSS) e quello del capitalismo privato dell’Occidente. In seguito il capitalismo di stato si è dissolto  perche ha perso il confronto con quello privato. Gli ideali della contestazione erano pertanto fuori del tempo, guardavano un passato ormai superato: non erano il sole dell’avvenire ma un ritorno a un passato ormai definitivamente condannato dalla storia, un illusione possibile solo a chi all’analisi di ciò che era avvenuto e avveniva realmente nel mondo sostituiva  una carica ideale, un sogno bellissimo
Non ha certo visto  il futuro:proprio in quegli il  PCI che era retto da persone ben più consapevoli invece bussava alle porte della  DC con il compromesso storico anticipando quella trasformazione che poi sarà fatta 20 anni dopo con la svolta di Occhetto.
Però il 68, proprio per il suo carattere totalizzante, risucchiò in un vortice tante altre istanze e movimenti che si agitavano in quegli anni. Alcune di esse come il femminismo, la liberazione sessuale, il pacifismo, erano movimenti che poi ebbero successo e si affermarono nella società.  Per altre istanze invece si trattava  di  principi etici tradizionali sempre presenti nella storia: la ipocrisia, la corruzione, l’ingiustizia
In realtà i primi avevano un loro andamento, un loro sviluppo autonomo dalla contestazione e si affermarono anche nei contesti nei quali  la contestazione non avrebbe avuto  luogo o effetti:  per i secondi si tratta di istanze di sempre contro dei mali di sempre  presenti in ogni epoca e dei quali la stessa contestazione non può considerarsi esente.
Per esemplificare esaminiamo tra i  primi  la cosi detta “liberazione sessuale” e tra i  secondi  la polemica conto la ipocrisia .

Liberazione sessuale

 In passato, in tutte le culture, la sessualità veniva ristretta nell’ambito del matrimonio per l’evidente esigenza che la nascita di un bambini avvenisse nell’ambito di una famiglia pronta ad accoglierlo. Quando pero si inventano e si diffondono  metodi efficaci di contraccezione, staccando  cosi  la sessualità dalla procreazione, il principio divenne  praticamene  impossibile da mantenere. Un mondo intero allora di antiche tradizioni e rigidi divieti cominciò a franare. Questo fenomeno  avvenne prima nei paesi nordici: negli anni 50 Sordi nel film “ il diavolo” rappresentava  lo stupore di un italiano  a vedere la disponibilità sessuale  delle ragazze svedesi. Negli anni 50 esiste anche tutta una letteratura di donne che descrivano le loro esperienze sessuali al di fuori del matrimonio, Già nel 1955 Eduardo DE Filippo in” la mia famiglia "rappresentava addirittura una ragazza che, per sembrare moderna, fingeva di avere avuto rapporti sessuali  che in realtà non aveva avuto Da noi tuttavia negli anni 60 la liberalizzazione  sessuale (chiamiamola cosi) si diffuse lentamente  e a macchie: più nella borghesia che nei ceti popolari, più nelle città che nelle campagne  Negli anni 60, benché resistesse il principio della verginità delle spose, tuttavia sempre  meno spose lo erano poi davvero: perché  dei fidanzati avrebbero dovuto aspettare per tanti anni “il grande giorno” per fare l’amore?  Molta ipocrisia  diciamo: in pratica pero si sapeva già.
In questo quadro irrompe il 68: allora la liberalizzazione strisciante divenne all’improvviso tumultuosa e aperta, una bandiera, quasi un dovere.
La si collegò fantasiosamente alla lotta  di classe, si proclamò che la repressione era di matrice borghese, senza comprenderne la causa  reale.
In realtà la liberalizzazione sessuale non c’entra  assolutamente niente con il comunismo o il capitalismo: comunque  era di matrice borghese, si è affermata in seguito in un società capitalistica: nell’ambito del comunismo cinese (allora molto in voga ) invece trionfava la morale tradizionale mentre ogni liberalizzazione veniva bollata come  decadenza borghese.
Il fatto era che ogni movimento nuovo veniva aspirato nel gorgo della contestazione con motivazioni fantasiose  e irrealistiche.
Nel  68 si diffuse idee estremistiche: si diceva che fare sesso doveva diventare facile come bere un bicchiere di acqua , si  formarono comuni nelle  quali il sesso era libero fra tutti i componenti senza limiti.
Questi posizioni estreme sono state poi in parte riassorbite:  certo un cosa è dire  che si può fare sesso con chiunque capiti e un’altra è che essa rimane comunque nell’ambito di un rapporto affettivo salvaguardando comunque la fedeltà.

Ipocrisia

I giovani del 68 erano pieni di ansia di autenticità, come si diceva allora,  e si dichiararono in particolari nemici irriducibili della ipocrisia che avrebbe invece caratterizzata la società borghese contro cui combattevano. L' ipocrisia  era interpretata come una espressione del capitalismo, abbattuto il quale sarebbe sparita  anche la ipocrisia come tutti gli altri mali (veri o supposti).
Ma  consideriamo la questione.
L'ipocrisia non è un fenomeno solo degli anni 60, certamente: è presente nell’antichità come nel medioevo come nel 700, in Europa come in India come in Cina e dovunque e cosi ugualmente è presente anche la sincerità : e come sono presenti l’odio e l’amore, l’egoismo e l’altruismo, la fedeltà e il tradimento. Questo perché l’uomo per propria natura è ANCHE ipocrita, perché la società nelle sue strutture comporta ANCHE  l'ipocrisia (cosi come tutto il resto che ricordavo ).
Ora pensare che dei giovani  scendendo in piazza, urlando slogan, cantando qualche canzone possano estirpare  dal mondo l'ipocrisia è ingenuità spiegabile solo con il semplicismo con cui si affrontavano i problemi del mondo  senza alcuna comprensione dei fatti e delle cause dei fatti.
In realtà non solo la ipocrisia non è stata estirpata nel mondo ma sostanzialmente è stata presente anche nei 68 come dovunque;a questo proposito  forse è bene chiarire cosa sia.
 L’ipocrisia consiste nel fatto che si finge di avere opinioni che sono considerate positivamente dalla società: ovviamente se quelle opinioni  perdono il loro prestigio  sociale allora non c’è più ragione di essere ipocriti per quelle idee: ma ovviamente questo non significa che ci sia meno ipocrisia: si è semplicemente spostata altrove.
Se  predomina la religione o l’ateismo, il nazionalismo o il cosmopolitismo, la democrazia o il fascismo  le persone saranno ipocrite a misura in cui   fingeranno di aderire  a quelle idee predominati senza pensarlo effettivamente.
Cosi se un tempo era disdicevole per una ragazza parlare di sesso, molte (o tutte, forse) che ci pensavano assai, fingevano disinteresse.
Ma quando questo tabù è caduto, con il 68 è e invece era considerato moderno ed emancipato parlare di sesso le ragazze ne cominciarono a parlare.
Tutto ciò può dare l’impressione che si sia meno ipocriti.
Ma sarebbe  del tutto errato pensare che questo mutamento significhi una minore ipocrisia. Cosi divenne alla moda essere “contro” come mentre prima era  apprezzato essere “ a favore”. Ma nulla ci fa credere che in effetti tutti i giovani e non più giovani che dicevano di aderire  alle nuove idee vi aderissero veramente e fossero meno ipocriti dei loro  padri che mostravano di aderire ad altre idee prima apprezzate.
Esaminiamo per esempio il conformismo degli abiti.
Essi considerarono giacca e cravatta come  espressione di ipocrito conformismo e indossarono maglioni e jeans considerati più autentici. In realtà si può essere anticonformista o conformista  sia indossando giacche che maglioni.
Noi viviamo in un mondo di segni, nei quali  comunichiamo agli altri quello che vogliamo essere considerati secondo il linguaggio proprio del momento storico.
Per  questo i sessantottini  dismisero le giacche  e indossarono maglioni: se avessero considerato indifferente l’abito avrebbero  continuato a portare giacche: il conformismo dei vestiti tocco allora punte veramente altissime.

Conclusione

Gli anni 50 e 60 sono stati gli anni del miracolo economico:della speranza del progresso democratico: una età veramente eccezionale, l’età dell’oro, come la definì Hobsbawn, nella quale i lavoratori avevano raggiunto livelli di vita prima del tutto impensabili.
I  più anziani vedevano stupefatti i cambiamenti, e non riuscivano a capacitarsene: in effetti nella storia non c’era mai stato un periodo tanto breve nel quale ci fossero stati progressi  tanto grandi. L’Italia agricola e affamata di sempre era sparita per dar posto all’Italia dell’abbondanza e delle file sull’autostrade per le vacanze: del consumismo, come si disse.
Con gli anni 70 è iniziato il declino della nostra civiltà: qua e la siamo riusciti a resistere ma si  teme assai e con angoscia che il primato economico e civile dell’Europa durato più di due secoli sia ormai alla fine: la Cina presumibilmente ci  sostituirà a breve.
 In questa prospettiva allora come collocare il 68: potremmo discutere se sia una delle cause  della decadenza o solo un sintomo della decadenza o magari pensare che la decadenza sia dovuta proprio al suo fallimento.
In ogni caso è ben difficile considerarlo un momento glorioso che ha creato la nostra realtà. Se infatti ha inciso profondamente sulla nostra società vuol dire che ha pure inciso sula  decadenza, se invece pensiamo che la decadenza non c’entra con il 68 vuol dire allora che esso non ha inciso molto.
Comunque nel valutare vedere le cose teniamo presente che sono passati 40 anni che il l’orizzonte sociale e psicologico attuale è lontanissimo da quelle di quei  tempi.

fonte: www.giovannidesio.it

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