sabato 1 settembre 2018

la beffa delle false statue di Modigliani


Livorno 1984.
Su pressione della conservatrice dei musei civici livornesi, Vera Durbè, fu dragato il canale dei pressi della zona di Piazza Cavour. Tale dispiego di uomini e mezzi aveva un solo scopo, quello di verificare una leggenda su Amedeo Modigliani risalente al 1909.
Chi era Amedeo Modigliani e quale diceria si cercò di verificare?
Amedeo nacque a Livorno il 12 luglio del 1884 da una famiglia ebraica, ultimo di 4 figli. Il padre, Flaminio, era discendente di una famiglia originaria di Roma, la madre, Eugénie Garsin, era di nazionalità francese, originaria di Marsiglia. Entrambi i genitori erano atei. Quando nacque Amedeo la situazione economica della famiglia era disastrata poiché le aziende del padre, società agricole e minerarie in Sardegna, erano sull'orlo della bancarotta. Fu l'intelligenza e l'intraprendenza della madre a salvare la famiglia dal collasso finanziario. I Modigliani riuscirono ad uscire dalla tempesta grazie ai ricavi provenienti dalla scuola materna ed elementare fondata da Eugénie Garsin e dalle lezioni private, che lei stessa impartiva, come traduttrice e critica letteraria. Sin dalla giovane età Amedeo fu afflitto da gravi problemi di salute: all'età di quattordici anni contrasse la febbre tifoide e a sedici anni fece il suo esordio la tubercolosi, in una forma talmente grave da impedirgli di seguire le lezioni scolastiche; dopo alcuni soggiorni a Capri la situazione migliorò sensibilmente. A causa della salute cagionevole, Amedeo fu spesso costretto a casa. In queste lunghe giornate mostrò passione per il disegno, riempiendo pagine di ritratti tra lo stupore della famiglia che non riuscì a concedergli la possibilità di frequentare corsi adatti alla sua bravura. La vita di Amedeo si modificò durante un violento attacco di polmonite, che poi si convertirà in tubercolosi, quando riuscì a strappare alla madre la promessa di poter lavorare nello studio di Guglielmo Micheli, uno degli allievi di Giovanni Fattori. 


Nel 1898, durante l'apprendimento presso Micheli, Modigliani conoscerà Fattori, rimanendo influenzato dalla sua persona e dalla sua arte. Nel 1902 s'iscrisse alla Scuola libera di Nudo di Firenze e l'anno successivo si spostò a Venezia per frequentare l'istituto delle Belle Arti. Nel 1906 emigrò in Francia, a Parigi, dove fu influenzato dal lavoro di Toulouse-Lautrec e Paul Cezanne. Nel 1912 alcune sculture di Modigliani furono esposte al Salone d'autunno. La tubercolosi di cui soffriva peggiorò sensibilmente a causa delle polveri generate dalle sculture. Abbandonò questa strada per concentrarsi unicamente sulla pittura, passando attraverso le sculture di pietra calcarea e di legno. Il 3 dicembre del 1917 si tenne alla Galleria Berthe Weill la prima mostra personale di Modigliani. Purtroppo il capo della polizia di Parigi rimase talmente scandalizzato dall'immoralità dei nudi di Modigliani esposti in vetrina da far chiudere la mostra poche ore dopo la sua apertura. Lo stesso anno, il 1917, Amedeo ricevette una lettera da una sua ex-amante di nome Simone che lo informò di essere tornata in Canada, sua nazione d'origine, e di aver dato alla luce un figlio. Simone sosteneva che il padre fosse Modigliani. Amedeo non riconobbe mai il bambino come proprio. L'anno successivo, il 1918, Modigliani si trasferì in Provenza insieme a Jeanne, una pittrice alle prime armi, dopo che la ragazza era rimasta incinta. Il 29 novembre del 1918 nacque la bimba a cui i genitori diedero lo stesso nome della madre: Jeanne. 


Durante la permanenza a Nizza, Modigliani riuscì a vendere pochi quadri con un misero ricavato. Malgrado questo inconveniente, il periodo in Provenza fu quello nel quale egli produsse la gran parte dei dipinti, che diventeranno i suoi quadri più popolari e di maggior valore. Purtroppo i pochi soldi che Modigliani riceveva svanivano rapidamente in droghe ed alcool. Un pittore italiano, Gino Severini, di quel periodo ricorderà: «Modigliani non era un vizioso, un ubriacone volgare, un decadente; l'assenzio, se lo prendeva talvolta in doppia dose, era malgrado tutto un “mezzo”, e non un “fine”». Lo stesso artista scrisse a proposito di Modigliani: «Dove sono quegli abusi di cui si è fatta tanta letteratura? E dopo tutto, che credono i borghesi, che si faccia un quadro nello stesso stato di spirito con cui s'infinocchia un cliente? Quanta gente è più volgare senza bere un dito di vino, che non lo fosse Modigliani dopo aver preso due o tre assenzi! Del resto non bisogna credere che Modigliani avesse bisogno di eccitanti per essere brillante, vivo, vivo e pieno d'interesse in qualunque momento della sua vita. Se a Montparnasse tutti gli volevano bene, non è mica per quello che lui era eccezionalmente, quando aveva bevuto, alla sera, qualche assenzio, ma per quel che lui dimostrava di essere usualmente nei suoi rapporti quotidiani coi camerati, e in ogni momento del giorno.»


Nel 1919, in primavera, fece ritorno a Parigi. Nella capitale francese, insieme a Jeanne ed alla figlia, affittò un appartamento in rue de la Grande Cahumière. In quel periodo il suo stile di vita giunse a richiedere il conto e la salute si deteriorò rapidamente. La vita di Amedeo Modigliani precipitò nella tragedia. Una mattina del gennaio del 1920, l'inquilino del piano sottostante controllò l'abitazione e trovò Modigliani delirante nel letto mentre si aggrappava a Jeanne, che era al nono mese della seconda gravidanza. Fu convocato un medico. Purtroppo Amedeo era in preda ad una meningite tubercolare. Ricoverato all'ospedale, circondata dagli amici più stretti e da Jeanne, morì all'alba del 24 gennaio del 1920. Alcuni giorni dopo un grande funerale attraversò le vie di Parigi cui parteciparono tutti i membri delle comunità artistiche.
Torniamo al 1984, centenario della sua nascita.
Perché la conservatrice dei musei civici livornesi spinse per dragare il canale nei pressi della zona di Piazza Cavour a Livorno?
Esisteva una leggenda, poco più che una diceria, secondo la quale nel 1909 Modigliani, tornato temporaneamente a Livorno, aveva scolpito delle sculture che mostrò al Caffè Bardi e ad alcuni amici artisti. Ricevendo derisione per le sue opere ed il consiglio di gettarle in un fosso, Modigliani, in uno scatto d'ira, decise di seguire le indicazioni degli amici, che forse tanto non lo erano, e lanciò le sculture nel canale.


Nel 1984, dragando il canale nei pressi del Caffè Bardi, furono effettivamente rinvenute tre teste, scolpite in uno stile che richiamava quello di Modigliani del 1909. La critica si divise: da una parte Federico Zeri che negò immediatamente l'attribuzione, dall'altra i fratelli Durbè, Vera e Dario, Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi che attribuirono con certezza le teste a Modigliani.
Un mese dopo il ritrovamento, tre studenti universitari livornesi si presentarono al settimanale Panorama dichiarando la beffa. I tre presentarono, come prova della falsificazione delle sculture, una fotografia che li ritraeva nell'atto di scolpire una delle teste. I ragazzi ricevettero 10 milioni di lire per la loro dichiarazione. Dopo diversi appelli anche l'autore delle altre due teste si palesò: si trattava di Angelo Froglia, pittore livornese e lavoratore portuale per necessità. Froglia dichiarò che la sua operazione non voleva essere una burla ma «un'operazione estetico-artistica - per verificare - fino a che punto la gente, i critici, i mass-media creano dei miti».


Nel frattempo i tre ragazzi furono invitati in diretta a realizzare un nuovo falso durante uno speciale del TG1: riescono nell'impresa, tra lo sbigottimento di mezza città e la delusione di una parte del mondo della cultura. I tre universitari e Froglia non avevano preso accordi, e realizzarono l'operazione gli uni all'insaputa dell'altro. Casualità. Ad avvalorare la posizione di Froglia esiste un filmato durante il quale scolpiva le 2 teste. Inoltre, lo stesso artista, realizzò un film mentre scolpiva le pietre che suscitò molto interesse al Torino Film Festival del 1984. Ancora oggi il catalogo pubblicato poche ore dopo la scoperta delle teste, e presentato in esclusiva durante la mostra dedicata ad Amedeo Modigliani a Livorno, è in vendita come rarità. Il catalogo, ribattezzato della beffa di Modi, testimonia come il giudizio degli esperti può essere piegato al sensazionalismo della scoperta inaspettata.

Fabio Casalini 

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia 

Modigliani. Livorno-Parigi ultima bohème, Biografia Aldo Santini, giugno 1987

Modigliani. L'ultimo romantico, Biografia Corrado Augias, ottobre 1999

Amedeo Modigliani. Le pietre d'inciampo, la storia delle vere teste di Modigliani, Maurizio Bellandi, 2016

Il viaggiatore alato. Vita breve e ribelle di Amedeo Modigliani, Biografia Corrado Augias, 1998

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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