martedì 25 settembre 2018

Messalina, la star della cronaca "rosa antico"


E’ la Cicciolina del mondo antico, o forse è il caso di chiamarla la Moana Pozzi del potere imperiale, volendo preservare, ma solo per delicatezza, Ilona Staller, visto che, negli ultimissimi tempi, dalla manna è passata alla mannaia governativa gialloverde, mannaggia! Magari è il caso di spogliare la metafora hot e di presentarla solo nel suo nome, forse è meglio! Giovane e dal cor inquietum, Messalina non amava molto la vita di corte, preferendo, piuttosto, un’esistenza eterodossa, se non anticonformista. Di lei si si narrano tuttora le storie più pruriginose: che avesse raggirato il marito con storie clandestine, che avesse avuto relazioni incestuose con i fratelli, che si prostituisse nottetempo nei postriboli sotto il falso nome di Licisca, dove pare si offrisse facilmente a marinai o gladiatori con tutta tranquillità. Di lei si diceva che, mascherata da meretrix, si concedesse addirittura nell’infimo quartiere della Suburra, uno dei più malfamati dell’Urbe, su luridi pagliericci rivestiti di rozze coperte, che sicuramente non avevano nulla da spartire con le alcove patrizie cui era, del resto, abituata tra le mani di buoni fattori, senza ombra di dubbio! Secondo il racconto di Plinio il Vecchio (10,172), una volta sfidò in gara la più celebre prostituta dell’epoca, una tal Lupa, forse, aggiudicandosi un guinness da primati, 25 concubitus (rapporti) in 24 ore, perbacco! Invicta, nei gossip di allora, mentre i paparazzi di quei tempi (sicuramente c’erano!), facevano passaparola del suo nome in lungo ed in largo. Tutta questa emancipazione andava a nozze con un’astuzia di fondo: quando Caligola salì al trono, era già la Sophia Loren della Roma bene. 



Per la cronaca, comunque, sarà Claudio, un uomo, tra l’altro, più anziano di lei di trent’anni, a subire il suo fascino, degno dell’incanto di una famelica Circe; lei, la gran dama del sex appeal non ebbe difficoltà ad averlo ai suoi piedi. Altro che velina! Sciolse i veli del potere finché poté. Ancora: lei aveva ogni cosa al posto giusto, lui, al contrario, lo zimbello di ogni letteratura domestica: balbuziente, zoppo, e per giunta, minorato, stando alle notizie senecane. Nelle questioni di governo ebbe parola su tutto: insieme al marito fece uccidere gli assassini di Caligola, esiliò Seneca in Corsica, bandì Giulia Livilla (sorella minore di Caligola nonché amante di Seneca) a Ventotene, dove fu uccisa, e fece rimpatriare Agrippina minore, sua zia. Maria la sanguinaria le avrebbe fatto un baffo, pardon, un baffetto, perché era già usa alla depilazione! Insomma, un’incarnazione dell’ira giunonica nei panni di una Venere umana, ad esaminare attentamente questo singolare personaggio. Una precisazione: se sapeva essere molto generosa e munificente con gli uomini che accondiscendevano ai suoi capricci, era anche pronta a far fuori con facilità quanti non vi si prestavano. Non fu il caso dell’attore Mnestere, che cedette alle richieste della satanassa, pur di salvare la pelle: così non fu, invece, per Appio Silano, scaraventato dalla Rupe Tarpea per averla rifiutata. La fedifraga passò, per concludere, a Gaio Silio, marito di Giulia Silana: questa volta, però, qualcosa andò storto. Informato senza indugio dal liberto Narciso, Claudio statuì all’istante la morte dei due amanti. Due statue di pietra, entrambi, di fronte al verdetto di morte: c’era da immaginarselo! Mentre l’amante non oppose resistenza (se mai richiese una morte subitanea per potersi sollevare), Messalina si rifugiò negli “Horti Lucullani”, dove fu uccisa da un tribuno inviato, per l’appunto, da un liberto. 



Ecco un reporter di allora, Tacito, che negli Annales XI, 37-38, ne traccia minuto per minuto la sua inesorabile fine: “Il liberto Evodo ebbe l’incarico di vigilare. Costui, precipitatosi negli orti, la trovò stesa a terra, con accanto la madre Lepida che, in disaccordo con la figlia quand’era al colmo della fortuna, si era lasciata vincere dalla compassione per le sue estreme difficoltà, e cercava di persuaderla a non aspettare il carnefice. La vita era passata e non le restava altro che cercare una morte dignitosa. Ma nessun senso dell’onore c’era più in quell’animo corrotto dai piaceri: portava in lungo inutili pianti e lamenti, quando le porte vennero spalancate di colpo dai sopravvenuti e nel silenzio apparve il tribuno, mentre il liberto inveiva con molte ingiurie volgari. Allora per la prima volta Messalina intravvide la sua sorte; prese la spada e la avvicinò invano, tremando, alla gola e al petto, finché fu trafitta dal colpo del tribuno. Il corpo fu concesso alla madre. A Claudio mentre banchettava fu annunciato che Messalina era morta, senza precisare se di mano propria o altrui. Claudio non fece domande, chiese una coppa e continuò il banchetto come di consueto”. L’episodio si chiude, prosasticamente, con l’immobile indifferenza dell’imperatore di fronte alla notizia, un atteggiamento sottolineato in modo da render palese l’idiosincrasia del cronista per il primo cittadino di Roma: liricamente, per fare un confronto poetico, mi sovviene Montale con i suoi Ossi di Seppia, benché qui chi ci abbia rimesso l’osso del collo sia stata una Perla di ostrica e non una cozza qualunque. Roba da umorismo nero tacitiano, così mi immagino la sua reazione e non credo di essere fuori pista! Chi avrebbe detto, infine, che soppressa una Star come lei, proprio lui finì ucciso da un bel brodo di funghi velenosi, apparecchiato dall’ultima delle sue mogli, Agrippina, l’unica che, sfregiando la vita del consorte, si fregiò, da sola, del titolo di Augusta nella storia al femminile. 


Francesco Polopoli

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/


Bibliografia


Fabrizio Dentice, Messalina, Milano, 1991

Marisa Ranieri Panetta, Messalina e la Roma imperiale dei suoi tempi, Milano, 2016

Nunzio Casanova, Messalina: romanzo dell’epoca imperiale, Firenze, 1902

Fonti
Tacito, Annales XI, 37-38 

Giovenale, Satire, VI, vv.114-132 

Letture romanzate
Marcello Camici, Messalina puttana imperiale. La figlia di Iside. S.l., Edizioni Book Sprint, 2018.

Sitografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Valeria_Messalina

FRANCESCO POLOPOLI
Nato nel 1973, filologo, esperto di filologia neotestamentaria e divulgatore gioachimita. Ha partecipato a Convegni di italianistica, in qualità di relatore, sia in Europa (Budapest) che in Italia (Cattolica di Milano). Attualmente risiede a Lamezia Terme e da articolista si prende cura dell’antico non solo tramite le testate on line della propria cittadella natale ma anche attraverso Orizzonte Scuola e Tecnica della Scuola, diffondendo in comunità virtuali sempre più condivise i propri contributi. Attualmente è docente di latino e greco presso il Liceo Classico di San Giovanni in Fiore e Membro del Centro internazionale di studi gioachimiti. Ultimo è il volume Vitamina classica. Approccio semiserio alla cultura dell’antico.

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