martedì 7 maggio 2019

Maria I di Tudor e il sangue dei protestanti


La storia ci insegna che ciò che non si può ottenere con le buone, lo si ottiene con le cattive. E fu così che Maria I di Tudor condusse la sua politica verso gli oppositori protestanti. 
Maria nacque il 16 febbraio 1516 dall'Unione all'inizio felice fra Enrico VIII, re d'Inghilterra e signore d’Irlanda, e Caterina d’Aragona, prima delle sue sei mogli. Vide la luce nel palazzo di Greenwich. I suoi genitori erano sposati già da 7 anni ed avevano avuto altri figli, ma nessuno era sopravvissuto. I primi anni di vita della piccola furono molto felici; era circondata da servi e balie che non la lasciavano mai e dall'amore di suo padre che la chiamava “la Perla più grande di tutto il mio regno”. All'età di 2 anni fu promessa in sposa al Delfino di Francia. Probabilmente il re auspicava, con quell’unione, di attenuare l’antica rivalità che anteponeva Inghilterra e Francia. Per meglio tutelare questo accordo, il sovrano inserì una clausola nel testamento con la quale si confermava che in caso di sua prematura dipartita, se non fossero nati e sopravvissuti eredi maschi, Maria sarebbe stata incoronata regina d’Inghilterra. Come mai un azzardo simile? Mai una donna aveva ricoperto carica così importante prima, ma la sua decisione fu dettata dalla speranza di avere quell'erede maschio che tanto desiderava. 

Il seguito della vita di Maria fu diverso da quello degli altri bambini della sua età. Il destino condizionò tutta la sua crescita. Non furono più i genitori a starle accanto bensì tutori, insegnanti, consiglieri e preti, che avevano il compito di prepararla al matrimonio, non ad essere regina. Dai 9 agli 11 anni visse nel castello di Ludlow, dove prese coscienza che la sua condizione privilegiata comportava mancanza di affetto e solitudine. La situazione cambiò drasticamente nel 1527, quando rientrò a vivere alla corte del padre. Il re nel frattempo si era innamorato di una nobildonna di nome Anna Bolena, giovane, bella, bruna, dalla carnagione chiara e dal fascino ammaliatore. Enrico VIII perse la testa per lei, voleva farla sua ad ogni costo, quella reticenza che gli dimostrava lo attraeva ancor di più, tanto che pensò a come potersi sbarazzare della moglie Caterina, a cui peraltro era legato da 18 anni. In un primo momento la regina venne allontanata da palazzo e costretta a vivere lontano dal marito e dalla figlia. Ma questo non era sufficiente per poter dare campo libero al sovrano. Sarebbe stato necessario ottenere una dispensa papale. Nella Bibbia trovò la scusa che gli serviva. Nel libro del Levitico, è riportato un passo che recita: “.... se un uomo prende la moglie di suo fratello, commette un atto impuro…. essi non avranno figli.” Prendendo spunto da questa frase, Enrico convinse tutti che la loro unione fosse maledetta, dato che Caterina era la vedova di suo fratello maggiore Arturo, morto dopo solo un anno di matrimonio. Decise così di insistere con il Papa  per avere la dispensa. Non si preoccupò della sorte di Maria che sarebbe automaticamente diventata una bastarda. La regina si trovò ad affrontare una situazione per lei imbarazzante. Il loro matrimonio farsa continuò fino al 1531 quando il re trasferì arbitrariamente la Corte a Woodstock, abbandonando moglie e figlia a Windsor. Il legame tra Caterina e Maria si rinsaldò, trovando un punto di incontro nella fede Cattolica. Da quel giorno il re e la regina non si videro più. Anche le due donne furono separate. Si videro ancora solo una volta nel 1532, poi fu loro consentito di mantenere solo un legame epistolare. 

Nel Natale dello stesso anno Anna Bolena comunicò al re di essere incinta. Enrico la sposò nel gennaio del 1533. Il 23 maggio l'arcivescovo di Canterbury dichiarò ufficialmente nullo il matrimonio con Caterina. Il 7 settembre nacque Elisabetta. Maria perse il titolo di principessa del Galles, che passo' di diritto alla sorellastra. La giovane non accettò passivamente quella nuova condizione; scrisse al padre una lettera asserendo che il suo comportamento verso di lei e verso la madre era offesa a Dio. In tutta risposta, con un preavviso di soli 30 minuti, fu cacciata dal Windsor e costretta a trasferirsi ad Hatfield, dove sarebbe diventata una delle damigelle di Elisabetta. 


Maria mantenne la sua posizione a caro prezzo. Le furono tolti i gioielli, i servitori, qualsiasi tipo di privilegio e perfino i vestiti. Cresceva in lei l’astio verso il comportamento “intrigante” della Bolena. Per contrarre matrimonio con Anna, Enrico VIII aveva chiesto l'annullamento della sua precedente unione al papa. Quando il sovrano si rese conto che la sua richiesta non avrebbe avuto seguito, nel 1534 si autonominò capo della chiesa inglese, disconoscendo l'autorità del pontefice e dei suoi emissari. A Maria fu imposto di firmare un atto di sottomissione al padre. Ne scaturì un braccio di ferro lungo 6 mesi, durante i quali Caterina e Maria ebbero modo di temere più volte per la loro vita. In primavera arrivarono le prime condanne a morte verso chi non aveva accettato la nuova religione: sbudellamenti, decapitazioni, impiccagioni erano compiuti in pubblica piazza, per fungere da monito e da minaccia a tutti gli oppositori. 

Maria fu definita da suo padre come la più acerrima nemica della corona. A minare la stabilità fisica ed emotiva della ragazza si aggiunse la morte della madre il 7 gennaio 1536. Fu avvisata con freddezza solo dopo alcuni giorni. Come mai? Poteva forse essere stata avvelenata? Enrico al contrario accolse la notizia della prematura e repentina morte di Caterina con gioia. Ma la serenità a corte era ben lontana dall’arrivare. 

Il re aveva messo gli occhi su un'altra donna. Anna Bolena era diventata per lui un ostacolo, una moglie scomoda che non gli dava l’erede maschio. Se ne doveva sbarazzare. La fece arrestare e processare per adulterio. La condanna fu esemplare: venne decapitata il 19 maggio. La notizia fece sperare a Maria in un riavvicinamento al padre, ma ciò non avvenne. La sua fedeltà al papa e alla fede cattolica era irrinunciabile e questa sua posizione non le permise di fare la pace con il re. Nonostante temesse per la sua vita e pendesse sulla sua testa la costante minaccia di essere processata come traditrice e istigatrice degli oppositori, non firmò ancora una volta l'atto di sottomissione al padre. Ma questa volta chiese aiuto e consiglio all'ambasciatore di Spagna, col quale, grazie alla madre, aveva ottimi rapporti. Alla fine decise di cedere, ma lo fece solo in apparenza, ottenendo dal padre in cambio un po' più di libertà e una corte degna del suo rango nobiliare. Nel cuore della gente, del popolo, quella giovane Cattolica era ancora presente e amata e questo al re non piaceva. Divenne un simbolo per tutta l’Inghilterra cattolica. 


Il re si risposò presto. La nuova moglie, Jane Seymour, nutriva un sincero sentimento di stima nei confronti di Maria, non la considerava una minaccia. La fece riaccogliere a corte, chiedendole di starle vicino durante il periodo della gravidanza. La giovane ne fu ben felice ed instaurò con la matrigna un rapporto affettuoso. Purtroppo, poco tempo dopo, dando alla luce il piccolo Edoardo, Jane morì, gettando nello sconforto sia Enrico che Maria, nuovamente sola. Nel frattempo in tutto il regno ripresero omicidi brutali e minacce ai danni dei cattolici; chi non si fosse sottomesso alla nuova religione sarebbe stato passato a fil di spada. I beni di conventi e monasteri, che negli anni avevano accumulato ingenti ricchezze, furono sequestrati dal re e consegnati nelle mani dei nobili a lui fedeli, per rimpinguare le loro casse. Nel 1544 il sovrano decise di reinserire nella linea di successione le due figlie femmine. Alla fine del 1546 Enrico VIII si ammalò gravemente. Accanto aveva solo la figlia maggiore. Morì il 28 gennaio 1547, lasciando come legittimo erede al trono il figlio Edoardo VI, di soli 9 anni. Il nuovo re era di fede protestante come tutta la sua corte e intendeva, opportunamente consigliato, portare avanti la politica del padre. In Inghilterra e Galles furono introdotte immediatamente nuove riforme ecclesiastiche: furono distrutte le immagini dei santi, si iniziò a studiare una nuova funzione religiosa alternativa alla messa, gli interni delle chiese furono tutti dipinti di bianco per cancellare gli affreschi sacri che le decoravano. Nonostante la repressione la fede cattolica nelle campagne e fra la gente faticava a sparire. La resistenza era alimentata dalla speranza che prima o poi Maria, simbolo del cattolicesimo e della fedeltà al Papa li avrebbe liberati. Nel 1549, con l'Atto di Uniformità, fu vietato in tutto il regno l'uso del Vangelo e della Bibbia. Conseguentemente scoppiarono una serie di rivolte nelle terre del Sud. La repressione fu brutale. Molti corpi penzolarono dalle forche. Nel frattempo Maria, a rischio della propria vita, cominciò a girare per il regno con i propri cappellani e a seguire 4 messe al giorno, a cui invitava tutti coloro che avessero voluto partecipare. Questa tattica le consentì di raccogliere sempre maggiori consensi. Dalla politica di corte a quella internazionale il passo fu breve: Edoardo e i protestanti, con il nuovo alleato Duca Dudley, da una parte, Maria e Carlo V dall'altra. Il re era di salute cagionevole; quando si ammalò gravemente, tosse, piaghe e perdite di sangue squassavano il suo giovane corpo. Il duca Dudley riuscì a convincere il morente sovrano a nominare come sua legittima erede Jane Grey, nipote della sorella più giovane di Enrico VIII. Il 6 luglio 1553 Edoardo spirò fra atroci sofferenze, mentre la nuova erede andava in sposa al figlio di Dudley, che si assicurò in questo modo il controllo della Corona. Il 10 luglio Jane fu proclamata regina d’Inghilterra, mentre Dudley si preparava alla rappresaglia contro i seguaci di Maria, riuniti a Framlingham, nel Suffolk. 3000 uomini armati partirono per la battaglia contro i cattolici. Ma durante il tragitto molti dei sostenitori del duca decisero di abbandonarlo. Col favore del popolo, acclamata a gran voce, Maria fu proclamata regina d’Inghilterra il 19 luglio. Quando fu informata, Maria fece innalzare un crocifisso nella cappella di Framlingham, mentre i suoi servi intonavano il Te Deum. La folla festeggiava in tutto il regno. I cospiratori, compreso Dudley, furono giustiziati, mentre il resto della sua famiglia fu imprigionata. La nuova sovrana aveva 37 anni ed era nubile. Era mossa da una fede profonda ed ora doveva dimostrare da sola di essere una donna, la prima a salire legittimamente al trono d’Inghilterra, capace di governare senza l'appoggio di una figura maschile. Per il sovrano morto fece celebrare due funerali, uno protestante a Westminster e uno cattolico nella Torre di Londra. Dimostrò subito grande capacità di mediazione. In agosto dichiarò momentaneamente la libertà di scelta del culto da parte del popolo, fino a quando il Parlamento non si fosse espresso sull’argomento in modo definitivo. Il 1° ottobre 1553 fu incoronata regina. Si crearono due schieramenti opposti nel Consiglio di Corte: i protestanti capeggiati da William Page da una parte e i cattolici guidati dal vescovo Stephen Gardiner dall’altra. Poco dopo la sua incoronazione convocò il Parlamento per decidere sulla questione religiosa e ricevette da Carlo V la proposta di sposare suo figlio Filippo. Maria accettò, nonostante l'opposizione del popolo, che non voleva accanto a lei uno straniero. La donna si era innamorata perdutamente del ritratto di quello sconosciuto. Nel frattempo si decretò l'abolizione delle leggi protestanti, il matrimonio tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona fu dichiarato nuovamente legittimo e il libro di preghiere dei protestanti fu bandito definitivamente. Il 30 gennaio 1554 si sfiorò la crisi: un gruppo di protestanti decise di marciare su Londra per destituire la regina. Il complotto fu scongiurato e la sovrana dovette prendere la decisione di far punire i ribelli in modo esemplare. Cento furono impiccati, quattrocento perdonati. Il sospetto cadde anche su Elisabetta che fu imprigionata nelle Torre. il 25 luglio a Winchester, Maria e Filippo si sposarono. In settembre i dottori comunicarono alla sovrana che probabilmente era incinta. Ma non fu così. Il 20 settembre, su in vito esplicito della regina, sbarcò in Inghilterra il cardinale Reginald Pole, che ricevette la richiesta del Parlamento di riunificazione sotto l’autorità papale e del perdono per i fatti accaduti. Per dare un ulteriore segno della sua posizione ferma, Maria chiese che fosse ripristinato l’Atto di Eresia. Entrò in vigore in dicembre, mentre nel febbraio 1555 si accesero i primi roghi. In agosto, dopo solo un anno di matrimonio, la morte di Carlo V costrinse il figlio Filippo a lasciare l'Inghilterra per andare a governare le Fiandre. Maria nuovamente sola si trovò ad affrontare sia il malcontento del popolo per la situazione politica, sia una situazione di emergenza causata dalla scarsità delle scorte alimentari. A ciò si aggiunsero i roghi degli eretici che resero il clima generale molto teso. 
La lotta protestante continuò senza sosta. Finirono al rogo il vescovo di Londra, Nicholas Ridley, il vescovo di Worcester, Hugh Latimer, l’arcidiacono di Westminster, John Philpot, il vescovo di Gloucester, John Hooper e altre settantacinque persone. A rendere ancora più tragica la situazione fu l’incompetenza dei boia: la polvere da sparo messa nella cintola dell’eretico non esplodeva, la legna era troppo verde... momenti di agonia lunghi e lenti che fecero guadagnare a Maria l’appellativo di Sanguinaria. Nel marzo 1556, fra molti contadini inconsapevoli di ciò che sta accadendo, finì al rogo l’ex arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer. Fu condotto al patibolo nonostante avesse abiurato. Il giorno dell’esecuzione gettò tra le fiamme la sua abiura e gridò al cielo la sua fede protestante. Cresceva nel popolo il risentimento verso la regina e il governo. Nei primi mesi dell’anno fu scoperto un ennesimo complotto, che gettò il sospetto anche su alcuni membri del Consiglio. Maria si sentiva sempre più sola. I mesi successivi furono caratterizzati da una grave carestia, che rese la situazione nel paese insostenibile. 
Il matrimonio di Maria stava naufragando. Nelle Fiandre Filippo si dedicava alle conquiste femminili, mentre spendeva con generosità il denaro ricevuto in prestito. Alla richiesta dell’uomo di essere incoronato, la sovrana rispose bruscamente che non ci sarebbe stata nessuna incoronazione, anche perché il popolo mai avrebbe accettato uno straniero sul trono. Nonostante questo rimase una moglie fedele. 
Filippo tornò in Inghilterra nel 1557, portando guai. Il suo scontro con il nuovo papa, Paolo IV, alleatosi con la Francia, lo spinsero a chiedere l’appoggio della moglie, economico e politico. Il 7 giugno 1557, con l’appoggio del Consiglio, venne dichiarata guerra alla Francia. Il 6 luglio Filippo, con un esercito di 20.000 uomini, si diresse verso il nemico. Vinse una importante battaglia a St. Quentin, mentre in Italia le sue truppe scese a patti con il papa. La pace momentanea durò fino a quando Enrico II di Francia attaccò Calais, rimasta sguarnita. Il 7 gennaio Calais fu conquistata. Maria era furiosa. Il popolo la condannava per aver appoggiato il marito. Sprecando uomini e denaro. 
La grave crisi economica del 1558 misero in ginocchio il paese, già provato dalle ingenti spese della guerra. 
Maria nel frattempo credette ancora una volta di essere incinta, ma ancora una volta fu solo un falso allarme. L’anno che seguì la vide piegata dalle malattie e dalla depressione. Si convinse, su invito del marito, a fare testamento, ma non nominò Elisabetta sua erede. La giovane nel frattempo fu contattata in segreto da ambasciatori e cortigiani, che non vedevano più come una nemica. 
Il 6 novembre il Consiglio fece visita a Maria, cercando di convincerla a nominare la sorella come erede al trono. Acconsentì. Mandò ad Elisabetta dei doni e le chiese di prendersi cura dei suoi cortigiani e di mantenere la religione cattolica nel paese. Il 14 novembre la regina stava morendo. La mattina del 17 fece celebrare una messa nella sua stanza. Alla fine della funzione era morta. Le fu tolto l’anello di fidanzamento che venne consegnato alla sorella a dimostrazione della sua morte. Poche ore dopo anche il cardinale Pole morì, seguendo la sua amata regina, mentre il popolo tutto festeggiava l’incoronazione di Elisabetta.

Rosella Reali

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI


ROSELLA REALI
Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L'Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni '50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l'orto e alleverò animali. 
Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.
Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai...

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