lunedì 17 febbraio 2014

improvvisazione



esternazioni, domande, risposte, possono essere più volgari delle verità nascoste.
Il critico d'arte, critico di parte, da principio era uno spasso, ora ha rotto il cazzo. Da irascibile consumata diva alla deriva, urla e sbraita nella faida televisiva. Attacca con la solfa del saccente. Fa lo splendido pedante, convinto di avere dinnanzi una massa di cretini. Ogni tre per due s'incazza come un bue tirando in ballo Pasolini. Sciorina comportamenti antropologici sessuali come se fosse stato presente e avesse captato  segnali al di sopra delle versioni ufficiali. Lui indagato che ha frodato lo Stato, gli sta sul culo il magistrato, si permette d'insultare quelli che non hanno studiato, dando della capra all'infinito. Pasolini se lo vedesse proverebbe orrore. Non v'è traccia di grazia ne pudore. E' solo il pacchetto confezionato di un prodotto da consumare che il poeta regista ha sempre odiato.

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