domenica 27 luglio 2014

histoire d'O (romanzo)



da Wikipedia:

titolo originale Histoire d'O è un romanzo erotico di sottogenere BDSM, pubblicato nel 1954 dall'autrice francese Dominique Aury sotto lo pseudonimo di Pauline Réage, con la prefazione dello scrittore e critico letterario nonché membro dell'Accademia di Francia Jean Paulhan.

La scrittrice confessò solamente 40 anni dopo d'aver effettivamente scritto lei la storia, su insistenza dello stesso Paulhan, allora suo amante e grande estimatore del Marchese de Sade, accompagnandola a lettere d'amore a lui indirizzate.

Trama

« "Prima di partire, vorrei farti frustare" disse "e te lo chiedo, non te l'ordino. Accetti?" Accettò. "Ti amo" ripeté lui »
La giovane "O" ama a tal punto il fidanzato René da accettare, come prova del suo amore, di essere portata in un castello a Roissy dove viene data in uso sessuale ad altri uomini e sperimenta pratiche erotiche di ogni tipo. Frustata, sodomizzata e sottoposta a rapporti di sesso orale e a scarificazione, è educata a comportarsi come una vera e propria schiava sessuale, ed "O" trova la sua felicità proprio in questo progressivo e totale annullamento della sua volontà individuale: essa rinuncia alla propria libertà lasciando che sia un uomo a detenerla al posto suo, come una sorta di vera e propria proprietà personale.

Tuttavia non sarà René a disporre per sempre di lei come padrone assoluto, ma sir Stephen, l'uomo che esercita una sorta di autorità morale anche su René, e che aveva imposto a quest'ultimo di rendere la sua donna una schiava perfetta, per poi infine consegnarla a lui definitivamente. "O" dovrà infine scegliere se accettare di farsi marchiare a fuoco sulle natiche, dopo che le sono già stati apposti dei piccoli anelli-piercing sulle grandi labbra.

Gli amanti di Roissy

Due giovani amanti, René e la sua ragazza, il cui nome lungo tutto il corso della storia rimarrà sempre e solamente l'iniziale maiuscola "O", passeggiano sottobraccio in un parco pubblico di Parigi: all'uscita chiamano un taxi. Lungo la strada il giovane uomo chiede ad "O" di togliersi la biancheria intima; messole a nudo così il seno le lega poi le mai dietro la schiena e le appone un collare al collo. Trasportata in un luogo sconosciuto, "O" durante tutto il tragitto non pensa ad altro che all'amore immenso che sente per René: viene fatta scendere, giunti a destinazione, premurosamente dall'amante.

Si trovano davanti ad un antico castello, ma perfettamente ristrutturato, a sudest della periferia della capitale francese; René l'accompagna all'interno, ove trovano ad attenderli un gruppetto di uomini: l'amante sussurra all'orecchio di "O" che, se lei lo ama veramente, dovrà accettare qualsiasi cosa questi estranei le impongano, dovrà sempre e comunque cercare di soddisfare al meglio ogni loro desiderio.

Ciascuno di questi uomini è il padrone di tutte le ragazze che vi si trovano ("O" non è la sola difatti): ora, le schiave non sono tenute soltanto a subire supinamente gli atti sessuali dei padroni,di qualunque tipo questi siano (compreso lo stupro), ma anche e soprattutto a ricevere con frequenza cadenzata pene corporali, spesso molto dure. René consegna nelle mani dei membri di questa comunità la sua ragazza.

La prima sera "O" partecipa al rigoroso e sofisticato rituale d'ingresso che la assoggetta, assieme alle altre schiave, ai padroni: quattro uomini mascherati si trovano di fronte a lei, uno dei quali sa essere il proprio amante. Dopo essere stata legata per i polsi ad una corda che pende dal soffitto comincia a subire una flagellazione con uno scudiscio di cuoio; la fustigazione prosegue fino a quando non strappano ad "O" alte grida di dolore. Questo, le spiega uno dei presenti, è solo l'inizio delle punizioni quotidiane a cui d'ora in avanti, fino a che si trovi entro le mura del castello, dovrà sottomettersi. Quindi viene slegata e, ancora gemente, posseduta con la forza.
Lo scopo principale della ripetuta fustigazione giornaliera è quello di costringerla a rinunciare poco alla volta al proprio 'Io', per divenire nient'altro che un muto ed accondiscendente oggetto sessuale nelle mani dei padroni, una schiava perfettamente obbediente. È costretta quindi a portare per tutto il giorno un butt plug.

Inizialmente O non riesce a trovare alcun senso in ciò che le sta accadendo; non riceve alcun piacere anzi, al contrario, tutto ciò la fa soffrire profondamente sia nel corpo che nell'anima. Ma la grande passione e la fiducia assoluta che sente fortissima nei confronti del suo amante, che le ha promesso di rimanerle accanto per tutto il tempo della loro permanenza al castello, le infondono un qual senso di pace gioiosa, anche dopo essere stata frustata fino alle lacrime e quindi subito violentata dai padroni.

L'alloggio che le è stato dato si trova nell'ala rossa del castello; le viene inoltre assegnato come valletto personale un uomo di nome Pierre. Questi ha il compito di incatenare "O" al letto la sera, di liberarla alla mattina e di frustarla abbondantemente quando lo reputi necessario; questo in aggiunta alle punizioni quotidiane rituali inferte dai padroni. Oltre a ciò è autorizzato anche ad avere rapporti sessuali con le ragazze schiave nelle camere incluse nella sezione sotto il proprio controllo, tra cui quindi anche la stessa "O".

Andre e Jeanne, altre due tra le giovani ospiti, l'aiutano ad ambientarsi presentandole la vita che d'ora in poi l'attende; la ragazza inizia così vagamente a capire che tutta la situazione in cui è stata gettata non consiste solo in dolore e sofferenza, ma anche nel piacere dato dalla gioia di assecondare gli ordini ricevuti. Qui le donne, le schiave, hanno la pura e semplice soddisfazione di svolger al meglio il proprio ruolo.
Formalmente il luogo non è affatto una prigione, "O" potrebbe liberamente decidere d'andarsene in qualsiasi momento e nessuno si sognerebbe mai di cercar di trattenerla: ma René le ha chiesto di rimanere, di farlo per lui, e lei è felice d'acconsentire. Le punizioni poi, nonostante la loro gravità, non arrivano mai a nuocere alla salute delle giovani donne: "O" rimane così - quasi senza accorgersene - presto affascinata da questo gioco erotico che a lei pare quasi mistico. La sua è divenuta così la storia di una ragazza che volontariamente si fa schiava ed oggetto inerme nelle mani di altri uomini; l'umiliazione si tramuterà presto in un forte senso d'orgoglio.

Ogni giorno che passa, sempre più profondamente, la ragazza s'immerge in tal clima da perenne orgia erotica. René le spiega che la concede agli altri uomini per sentire il potere che ha su di lei: la sua obbedienza cieca è la prova dell'amore che le porta. Donandola agli altri, sente veramente ch'ella le appartiene. Ed ecco che più il tempo passa - le settimane di soggiorno si accumulano - e più "O" prova un'intima esperienza di piacere nell'avere rapporti sessuali con altri uomini alla presenza del suo René. Si è poi talmente abituata alla frusta che se non venisse scudisciata ogni sera non riuscirebbe più a dormire bene.
Ma ad un certo punto "O" comincia a spaventarsi nel rendersi conto che non solo il suo amante René è in grado di farle provare un orgasmo durante l'amore, ma anche dei perfetti sconosciuti che non ha mai veduto in volto prima; questa presa di coscienza è un motivo di colpa per "O", le pare d'infrangere un tabù e di non essergli abbastanza fedele.

Mentre altre delle ragazze presenti non perdono occasione di violare le regole severe usando il loro fascino per sedurre i valletti ed ammorbidir così le punizioni per eventuali infrazioni, "O" no; per lei un tal comportamento è inaccettabile. Non protesta mai e continua a soddisfare tutti gli ordini. Ad un certo momento il soggiorno termina bruscamente; René, che s'era allontanato lasciandola sola, ritorna per riprendersela e portarla nuovamente a Parigi. Le viene consegnato inoltre un anello di ferro da portare al dito, che la identifica come una delle schiave di Roissy; segno di sottomissione alla comunità alla quale anche lei appartiene: d'ora in poi dovrà concedersi senza esitazione a chiunque dimostri di riconoscere il significato dell'anello.

Sir Stephen

Tornata nel mondo ordinario, riprende il suo impiego, lavora difatti in un'agenzia pubblicitaria ed è una fotografa di successo.

Anne-Marie e gli anelli

La civetta

Congetture sulla genesi dell'opera

Pubblicato in francese dall'editore Jean-Jacques Pauvert, il libro destò un certo scandalo. Si è molto discusso su chi si celasse dietro lo pseudonimo dell'autrice, e se si trattasse veramente di una donna. Pare infatti che questo romanzo sia stato scritto a quattro mani da Jean Paulhan e dalla sua amante Anne Descos (la cui prima opera fu un'antologia della poesia religiosa francese). Oltre ad aver probabilmente collaborato alla stesura del romanzo, Paulhan ne ha scritto la prefazione intitolata: "Le bonheur dans l'esclavage" ("La felicità nella schiavitù").

Nel febbraio del 1955 il libro vinse il premio letterario francese Prix des Deux Magots, anche se ciò non impedì alle autorità francesi di avanzare delle accuse per oscenità nei confronti dell'editore. Le accuse vennero respinte dai tribunali, ma venne imposto un divieto a pubblicizzare il libro per diversi anni.

Si ritiene che una fonte di ispirazione del personaggio di O fosse stata la scrittrice francese Janine Aeply, moglie del pittore Jean Fautrier.

Nel 1969 ne fu pubblicato il seguito, intitolato Ritorno a Roissy (Retour à Roissy).

Al cinema

Dal romanzo è stato tratto nel 1975 un film con Corinne Cléry nella parte della protagonista e con Udo Kier in quella di René. In seguito ne furono realizzati due seguiti e nel 2005 il film è stato riedito in edizione integrale.

L'elenco completo dei film è:

Histoire d'O (1975)
Histoire d'O, ritorno a Roissy (Histoire d'O - Chapitre II) (1984)
Histoire d'O 3 (The Story of O: Untold Pleasures) (2002)

2 commenti:

  1. E due... già la seconda persona che mi parla di questo film, alla fine mi toccherà guardarlo :)
    La cosa curiosa è che son sempre donne a "parlarmene" :)

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    1. ciao, benvenuto.
      Personalmente ed incredibilmente non ho letto il libro e tanto meno visionato il film.... A parte alcune scene... Dovrò provvedere

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