mercoledì 21 maggio 2014

donne, sesso, potere e neo-puttanesimo

Il mondo mediatico si infiamma per un libro che rivendica la libertà di essere, tutte e tutti, puttane, a pochi giorni di distanza da quando una donna ha potuto pienamente godere della libertà di essere legata a una sbarra, crocifissa e sfondata a morte con un manico di scopa. È impressionante che tra le due cose non si faccia un collegamento.
È impressionante come dal discorso di quello che Marina Terragni chiama il neo-puttanesimo sia completamente tagliato fuori, escisso, clitoridectomizzato, il principio del piacere femminile. E con esso anche il discorso sul potere.
Perché c'è una bella differenza tra il fare con il proprio corpo tutto quello che, con le proprie emozioni, si desidera fare; oppure scegliere, con la propria ragione non con le emozioni, di fare quel che non si vorrebbe fare, e che magari ci disgusta. Una cosa è se ci piace farlo, un'altra se ci piace quel che, in seconda battuta, il denaro ci consentirà di procurarci: e in quest'ultimo caso pervertire il senso ultimo del desiderio femminile.
E che si vada, a vanvera, a dare delle moraliste a quelle di noi che rivendicano e rivendicheranno sempre la libertà del proprio piacere, e non la sottometteranno alla sovranità del denaro: grazie al fatto che, per fortuna nostra, a differenza di altre, ce lo possiamo permettere vendendo altre abilità, e altre reti di relazioni. Tutte vendiamo, ma non per questo siamo tutte puttane.
Il libero mercato è il più grande meccanismo di creazione di ricchezza conosciuto nella storia. Alla sua base c'è il lavoro salariato, in cui esseri umani vendono il loro tempo, e lo devono perciò utilizzare eseguendo ordini del padrone, lavorando duramente. Non come piacerebbe a loro, sdraiati al sole. In cambio ottengono però i mezzi di sussistenza. Questo sistema è molto superiore alla schiavitù o alla servitù della gleba: il lavoratore non è libero, ma ha un ambito di scelta in più dello schiavo. È quindi assolutamente necessario che vi sia la libertà di vendere e comprare il lavoro, entro alcuni vincoli, (il lavoro minorile giacché il minore non può scegliere, può solo essere sfruttato). Vendere liberamente prestazioni in cambio di denaro è il miglior sistema di soddisfazione dei bisogni materiali che si sia inventato, ma attenzione, non è la libertà. La prostituzione può essere un lavoro come un altro, ma non è la libertà. La libertà è quella di stare al sole e far quel che si vuole del proprio tempo, e di fare sesso solo con chi ci piace.
La libertà di vendere sesso non è la libertà sessuale, quella per cui donne e uomini della mia generazione si sono spesi e che hanno ottenuto. La libertà delle donne di scegliere il proprio partner in ragione esclusivamente del proprio desiderio è una forza temibile, una forza che dà forma, attraverso i processi di selezione, alla società e alla specie, una forza che i maschi tengono nel debito conto. Gli uomini sanno benissimo che è il desiderio e l'ammirazione degli altri uomini, ma soprattutto, delle donne, che li fa potenti, che li fa salire nella scala sociale, che li rende capi. È un alfabeto elementare della specie. Chapeau a Matteo Renzi che lo ha capito, e che col 50 e 50 ha insieme valorizzato donne belle e competenti e messo se stesso al centro di una squadra di uomini e donne che lo hanno scelto come capo. Un meccanismo di rispecchiamento per cui è il femminile a costruire il potere maschile, descritto fra gli altri da Virginia Woolf.
La libera scelta delle donne di firmare il contratto di matrimonio e rinunciare alla propria libertà è alla base della cittadinanza maschile e quindi della politica. Un'altra grande teorica del femminismo, Carole Pateman, ha messo questa scelta alla base della sua analisi della cittadinanza nei contrattualisti classici, Hobbes Locke e Rousseau. Fanno parte della polis e del patto sociale solo quegli uomini cui una donna liberamente consente di assoggettarsi. Di cosa sia la cittadinanza femminile stiamo iniziando appena a parlarne.
Questa potenza nascosta del femminile, ripeto, gli uomini la rispettano, la temono, e cercano di contrastarla e di aggirarla come possono: mostrarsi nudi per essere scelti fa paura. È più facile comprare, oppure obbligare, forzare, predare. Non c'è una donna che il cui desiderio corrisponda al mio, cosa posso fare?
Sfruttare la sua soddisfazione in seconda battuta: fare sesso con me non ti piace, ma ti piacerà quel che ti potrai comprare. Ti pago. Oppure legarla, picchiarla, obbligarla. O, tutt'e due, come ha fatto quell'essere umano privo di alcun valore, prima comprarla e poi legarla, e poi ucciderla, perché? Perché lui era, si sentiva, e rimaneva nonostante tutto, e resterà per sempre, un uomo indegno di essere amato per se stesso, un puttaniere. Anche di questo deve parlare il discorso sulla prostituzione. E il neo-puttanesimo ignorante e confusionario neanche se lo sogna.
ELISABETTA ADDIS
fonte: www.huffingtonpost.com

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