mercoledì 29 maggio 2019

Nietzsche: un “cavallo pazzo”, o forse è il caso di dire di lui “l’uomo che sussurrava ai cavalli”


Che lui fosse fuor di melone, lo sappiamo un po’ tutti: a proposito, la Meloni, al plurale, non c’entra proprio nulla con lui, diciamolo in partenza! Ciò detto, non tanti sanno che avrebbe potuto avere una parte nel romanzo di Nicholas Evans, già! Il non plus ultra della tenerezza, potremmo aggiungere, nel leggere la sua storia! 
Oggi, restando tra i confini del lessico ippico, il cavallo di battaglia, invece, è quello di Troia: dire e disdire, cioè mentire, è piuttosto comune, infatti, per mandare in tilt il cervello dei cittadini, ormai decaduto a molecola bovina. Giacché siamo diventati popolo bue, meglio invocare, a questo punto, la lucida follia di chi, come lui, schiuse i suoi fragili sogni, sia pure nella nebulosa della sua non facile esistenza. Forse, la sua “firma” dovremmo imprimercela di più nella mente per dare “forma” ad una vita più autentica, chissà!

Incontestabile il suo carattere esuberante: 

«Ich bin kein Mensch, ich bin Dynamit» 

(Ecce Homo “Perché sono un destino”, 1) 

«Io non sono un uomo, sono dinamite»

Tuttavia, era insito in lui un disordine necessario per dare ordine al suo pensiero: un contrappasso, spesso sottile, ai limiti della ratio, e a tinte caravaggesche, bisognoso di luce.

«Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können» 

(Così parlò Zarathustra, Prefazione di Zarathustra, 5) 

ovvero: «Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante»
Veniamo ora ad un aneddoto che, a mio dire, nell’attraversare la sua persona, sa porgere bene la sua umanità. 
Friedrich Nietzsche, il filosofo tedesco del mito del Superuomo e di Così parlò Zarathustra, si trovava a Torino, in Piazza Carlo Alberto, una sera del gennaio 1889. Aveva quarantacinque anni, allora: i suoi occhi catturavano la bellezza del Piemonte nel cuore del suo capoluogo. “Su Torino non c’è niente da ridire: è una città magnifica e singolarmente benefica” e ancora “Torino non è un luogo che si abbandona”. C’era tutta la sua nostalgia messinese della terra sicula ad accompagnarlo: come non ricordare, in questa sede, i suoi Ditirambi di Dioniso ed Idilli di Messina! 


«Che io sia bandito da ogni verità! Soltanto pazzo! Soltanto poeta»: proprio da lì, dalla terra degli Dei, esplorò il mondo con le corde liriche di una nuova poesia.  Cosa capitò nella città sabauda, sorge spontaneo saperlo, a questo punto! Uscendo di casa, vide un cocchiere frustare violentemente e prendere a calci il suo cavallo. Sconvolto da questa immotivata ferocia, corse a fermare l’uomo e una volta arrivatogli vicino, con le lacrime agli occhi, iniziò ad abbracciare e baciare il corsiero. Il filosofo fu riaccompagnato a casa, stravolto, mentre urlava di essere “Dioniso” o “Gesù Crocifisso”. 
C’è da dire che lui stesso nel maggio precedente aveva scritto in una lettera ad un amico:

...... stanotte ho fatto un sogno strano. Abbracciavo il collo di un cavallo......

Certo, non siamo ai livelli di Caligola, come ben riporta sull’imperatore romano Cassio Dione Cocceiano nella sua Storia romana, ma in fatto di delirio, l’interlocutore sembra essere il medesimo: [Caligola] era solito portarsi a cena uno dei suoi cavalli, che aveva chiamato Incitatus, e gli offriva orzo e beveva vino alla sua salute da calici dorati; giurava sulla vita e il destino dell’animale e si ripromise anche di nominarlo console, una promessa che avrebbe sicuramente mantenuto se fosse vissuto più a lungo.
Furia, cavallo del west: forse, l’uno, e po’anche l’altro, fuor di battuta!


Comunque, tornando a noi, il 9 gennaio, l’amico Overbeckper, teologo protestante e suo ex insegnante, giunse a Torino per portare via Nietzsche e farlo curare in una clinica psichiatrica a Basilea. 
Per la cronaca, in via Carlo Alberto 6, nella dimora che lo ospitò, al quarto piano, prima del suo collasso mentale, si trova ancora adesso una effige con su scritto: “In questa casa Federico Nietzsche conobbe la pienezza dello spirito che tenta l’ignoto, la volontà di dominio che suscita l’eroe. Qui, ad attestare l’alto destino e il genio, scrisse Ecce Homo, libro della sua vita. A ricordo delle ore creatrici, primavera autunno 1888, nel primo centenario della nascita la città di Torino pose”. 
“Follie”, avrebbe chiosato Verdi in una celebre aria: necessari squilibri! Così è se vi pare!

Francesco Polopoli

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia 

Nietzsche, Poesie, Idilli di Messina / Ditirambi di Dioniso, a cura di Luca Crescenzi, Roma 1998 (per la parte biografica utile il profilo ivi contenuto pp.13-17, a cura di A. Venturelli). 

Sitografia 

http://www.ilsalottodinonnama.it/aneddoti/144-pazzia-di-un-filosofo-tedesco-nietzsche.html 


FRANCESCO POLOPOLI
Nato nel 1973, filologo, esperto di filologia neotestamentaria e divulgatore gioachimita. Ha partecipato a Convegni di italianistica, in qualità di relatore, sia in Europa (Budapest) che in Italia (Cattolica di Milano). Attualmente risiede a Lamezia Terme e da articolista si prende cura dell’antico non solo tramite le testate on line della propria cittadella natale ma anche attraverso Orizzonte Scuola e Tecnica della Scuola, diffondendo in comunità virtuali sempre più condivise i propri contributi. Attualmente è docente di latino e greco presso il Liceo Classico di San Giovanni in Fiore e Membro del Centro internazionale di studi gioachimiti. Ultimo è il volume Vitamina classica. Approccio semiserio alla cultura dell’antico.

sabato 25 maggio 2019

Arthur Schopenhauer: il suo cane, l'essere più fedele in assoluto


Un quattro zampe molto famoso fu Atma, il cane di uno dei maggiori pensatori del XIX secolo: Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 –Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860).
Il filosofo tedesco viveva con un barboncino, proprio come la nostra Ornella Vanoni con la sua Ondina, che ha rimpiazzato la mancanza di Why, stando agli attentissimi tabloid! Per il suo cagnolino, Schopenhauer applicò addirittura quello che comunemente è chiamato il velo di Maya, ritenendo, però, che Atma passasse oltre ogni velo, e che addirittura fosse vero e trasparente alla realtà, incredibile!
Una volta disse: “Ciò che mi rende così piacevole la compagnia del mio cane – e qui lo accarezzò e lo guardò amichevolmente negli occhi – è la trasparenza della sua natura. Il mio cane è trasparente come un vetro”.


Sempre di lui l’aforisma che recita: “Chi non ha mai posseduto un cane non sa cosa significa essere amato”.
Come dargli torto!!!
Insomma, amore a prima vista, potremmo dire! A tal riguardo, voglio ricordare le sue lunghe passeggiate lungo il fiume Meno con il dolce animale al guinzaglio, il cui nome, per inciso, in sanscrito, significa “Anima del mondo”: per la serie, Anima mia, come le dolci note della canzone cult dei Cugini di Campagna. 


Con le donne, invece? Beh, un disastro, liquidando la faccenda!
Sempre Schopenhauer scrive: “Poiché non esiste l’istituto della poligamia, gli uomini per metà della loro vita sono puttanieri e per l’altra metà cornuti; e le donne si dividono, di conseguenza, in tradite e traditrici”. 
Roba da far venire i bordoni, che ne dite!?
Ancora: “Ci sono stati non uno, bensì molti Petrarca che si son dovuti trascinar dietro per tutta la vita come una catena, come una palla di ferro al piede, la loro sete d’amore inappagata, affidando i loro sospiri alla solitudine dei boschi. Se la passione di Petrarca fosse stata soddisfatta, da quel momento in poi il suo canto sarebbe stato ammutolito, come quello degli uccelli non appena hanno deposto le uova”. 


In ultimo, per chiudere il cerchio… 
Quando morì la signora a cui Schopenhauer aveva dovuto pagare un vitalizio, avendola in passato malmenata, il filosofo pare abbia annotato sul diario: “Obit anus, abit onus”. 
Certo, in fatto di vitalizi, ha precorso il governo giallo-verde, per sdrammatizzare un po’, anche se la notizia mi fa venire la pelle d’oca! 
Quindi, di lui vale l’espressione: “solo come un cane”? 
Beh, con tutt'altra accezione, senza mai spregiarsi, lui lo avrebbe detto a cuor leggero. 
Anzi, visse felice e contento. 

Francesco Polopoli

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia 
Arthur Schopenhauer, L’arte di trattare le donne, Adelphi, Milano, 2013 

Sitografia 


FRANCESCO POLOPOLI
Nato nel 1973, filologo, esperto di filologia neotestamentaria e divulgatore gioachimita. Ha partecipato a Convegni di italianistica, in qualità di relatore, sia in Europa (Budapest) che in Italia (Cattolica di Milano). Attualmente risiede a Lamezia Terme e da articolista si prende cura dell’antico non solo tramite le testate on line della propria cittadella natale ma anche attraverso Orizzonte Scuola e Tecnica della Scuola, diffondendo in comunità virtuali sempre più condivise i propri contributi. Attualmente è docente di latino e greco presso il Liceo Classico di San Giovanni in Fiore e Membro del Centro internazionale di studi gioachimiti. Ultimo è il volume Vitamina classica. Approccio semiserio alla cultura dell’antico.

sabato 18 maggio 2019

incontri ravvicinati del terzo tipo: il mistero di Fatima in chiave ufologica


Moltissimi sanno come nel 1917 tre bambini pastorelli portoghesi Francisco e Giacinta Marto (9 e 7 anni) e la loro cugina Lucia dos Santos (10 anni), il 13 maggio 1917, mentre badavano al pascolo in località Cova da Iria (Conca di Iria), vicino alla cittadina portoghese di Fátima, riferirono di aver visto scendere una nube e, al suo diradarsi, apparire la figura di una donna vestita di bianco con in mano un rosario, che identificarono con la Madonna.

Dopo questa prima apparizione la donna avrebbe dato appuntamento ai bambini per il 13 del mese successivo, e così per altri 5 incontri, dal 13 maggio fino al 13 ottobre.

Le apparizioni continuarono per un po’ di tempo e furono accompagnate da rivelazioni su eventi futuri, in particolare: la fine della prima guerra mondiale a breve; il pericolo di una seconda guerra ancora più devastante se gli uomini non si fossero convertiti; la minaccia comunista proveniente dalla Russia, debellabile solo mediante la Consacrazione della nazione stessa al Cuore Immacolato di Maria.

Il 13 ottobre 1917 molte migliaia di persone, credenti e non credenti, riferirono di aver assistito ad un fenomeno che fu chiamato “miracolo del sole”. Molti dei presenti, anche a distanza di parecchi chilometri, raccontarono che mentre pioveva e spesse nubi ricoprivano il cielo, d’un tratto la pioggia cessò e le nuvole si diradarono: il sole, tornato visibile, avrebbe cominciato a roteare su se stesso, divenendo multicolore e ingrandendosi, come se stesse precipitando sulla terra ...


Occorre precisare, che già durante i due anni precedenti i tre fanciulli avevano assistito ad insoliti eventi, il primo nel 1915 quando, assorti nelle loro preghiere, videro sugli alberi della vallata una nuvola più bianca della neve, trasparente e dalle sembianze umane. L’anno seguente, mentre i bambini stavano per accingersi a pregare, videro improvvisamente giungere da Est, sopra il bosco, una luce splendente, bianca, che prese le sembianze di un ragazzo trasparente più brillante di un cristallo penetrato dai raggi del sole e di celestiale bellezza”... 

Quella figura di luce comparve numerose volte, durante i mesi estivi, sempre nella valle della Cova da Iria. E fu qui che quel fatidico 13 maggio ai tre testimoni riunitisi con un certo numero di fedeli, in quanto avvertiti precedentemente da un “angelo” annunciatore, comparve una giovane donna luminosa che ritennero essere la Vergine Maria (va ricordato che i ragazzi del tutto analfabeti praticavano solo la piccola chiesa locale).

I veri fenomeni “sconcertanti”, però, avvennero durante la quinta e sesta (l’ultima) apparizione. Nella prima occasione, dov’erano presenti circa 20.000, subito dopo il passaggio del solito globo luminoso si verificò una pioggia di corpuscoli di colore bianco simile a fiocchi di neve che si dissolsero nell’aria prima ancora di toccare il terreno. Un fenomeno che fu ritenuto misterioso o comunque di carattere divino, ma che oggi grazie allo studio del fenomeno UFO è stato classificato con il termine di capelli d’angelo o bambagia silicea spesso riscontrata al passaggio di UFO.

Il 13 Ottobre, invece, avvenne qualcosa di eclatante in quanto a testimonianza dell’incredibile evento furono presenti circa 60-70.000 persone. Quel giorno l’enorme folla ed alcune autorità ecclesiastiche nonché diversi giornalisti si era radunata per poter assistere al “miracolo” che era stato preannunciato, dalla signora di luce, il mese precedente. Ignara di cosa dovesse accadere, la folla fradicia a causa dell’incessante pioggia, guardava nel luogo dov’erano presenti i tre pastorelli. A mezzogiorno Lucia, dopo aver chiesto di chiudere gli ombrelli, invita tutti a guardare il “sole”, comparso dopo che le nubi si erano improvvisamente squarciate, che inizia a evoluire nel cielo.

La folla atterrita osserva l’astro mutare in una ruota di fuoco che invia i suoi raggi di diversi colori in ogni direzione per poi discendere a zig-zag sulle proprie teste fermarsi per alcuni istanti e ripartire con un movimento spiraliforme verso il cielo per poi arrestarsi e riprendere la sua attività. Ma lo stupore non finì lì, dato che non solo i vestiti degli astanti ma perfino la terra, anch’essa zuppa d’acqua, risultavano “inspiegabilmente” asciutti.
Questa non è solo una teoria o un racconto. Questo è un fatto!


La chiesa lo ha riconosciuto come evento soprannaturale. Progetto Atlanticus lo considera un “incontro ravvicinato del terzo tipo”, forse il più evidente e paradossalmente quello di cui abbiamo più prove e testimonianze considerando il pubblico presente in occasione del ‘miracolo del sole’.
Per utilizzare un termine che ci introduce al tema del presente testo, ovvero la rilettura in chiave ufologica dell’evento di Fatima, diciamo che l’avvistamento in questione pone diverse domande rimaste irrisolte, nonostante le pubblicazioni nel tempo dei segreti rivelati dall’entità a Suor Lucia.
- chi è veramente la Madonna di Fatima? La madre di Gesù Cristo? O un membro di una razza extraterrestre che ci osserva e tutela?
- quale significato hanno le sue profezie e per quale motivo sono state rivelate?
- perché a tre pastorelli?

Una possibile interpretazione vede in una razza extraterrestre, nota come ariano-nordici, i protagonisti della vicenda di Fatima. Essi sono responsabili anche di avvistamenti ufo contemporanei, e sono da diverso tempo residenti sul nostro pianeta presso basi sotterranee, retaggio della civiltà atlantidea, del cui impero facevano parte.
Come potrebbero essere anche le prime avanguardie degli Anunnaki, antichi creatori dell’umanità, che ritornano sulla terra e che avvisano l’umanità degli errori cui sta andando incontro scegliendo tre pastorelli per diffondere il messaggio a livello universale sfruttando la religiosità e la diffusione capillare del cristianesimo nel mondo occidentale.

Da qualunque lato si guardi la bella signora di Fatima sembra aver ricoperto il ruolo di ambasciatrice il cui intervento venne effettuato in vista della possibile e probabile distruzione che il genere umano stava compiendo ai suoi stessi danni.
Obiettivo forse solo in parte riuscito…

La lettura in chiave ufologica dell’evento è stato affrontata già nei decenni passati. Uno dei maggiori studi svolti al riguardo è riconducibile all’importante lavoro fatto da due studiosi portoghesi: il giornalista Joaquim Fernandes e la dottoressa in storia Fina D’Armada.

Nel loro libro del 1982, intitolato «Intervento Extraterrestre a Fatima», essi hanno esposto i risultati di sei anni di meticolose ricerche sull’argomento. L’interesse maggiore dell’opera risiede nel fatto che i due autori, oltre ad aver raccolto un centinaio di testimonianze dirette, hanno potuto anche consultare i documenti originali sulle apparizioni, in particolare i verbali dei primissimi interrogatori fatti ai tre veggenti in sede parrocchiale, allorché la memoria delle visioni e l’impressione ricevutane erano ancora, in loro, vive ed immediate.

Sono così emersi particolari inediti suscettibili non solo di colmare le lacune esistenti nella successione e nella descrizione degli eventi, ma anche di dare ulteriore e forse decisivo sostegno alla tesi che a Fatima si manifestarono fenomeni di apparenza ufologica. Alcuni aspetti del loro lavoro, segnalati da alcuni amici, hanno attirato la mia attenzione.
In primo luogo la descrizione dell’entità, così come compare appunto dai documenti originali dell’epoca.

«…Era una persona di apparenza femminile, molto bella, circonfusa di una luce abbagliante. Alta circa un metro e dieci, mostrava un’età compresa fra 12 e 15 anni. Indossava una gonna stretta, un corpetto e un manto o cappa. Le vesti erano bianche, ma la gonna ed il manto presentavano una variegatura di fili dorati che, intersecandosi, creavano una sorta di Reticolato’. Il corpetto aveva due o tre strisce ai polsi. Sul capo portava qualcosa che le nascondeva i capelli e gli orecchi. Gli occhi erano neri. Aveva dei cerchietti ai lati del collo e un globo luminoso nella mano sinistra tenuta all’altezza della vita. Arrivava dall’alto e scompariva poco a poco in senso inverso. Non mostrava alcuna motilità facciale. Parlava senza muovere le labbra e si spostava senza articolare le gambe. Muoveva soltanto, di quando in quando, le mani. Quando partiva, girava le spalle ai veggenti…».

Disegno della primissima descrizione della “Vergine”, fornita da Lucia, a confronto con una entità umanoide, vista in Argentina nel 1978.


Una proiezione olografica? Anche le modalità di arrivo e di partenza dell’entità risultano particolari.
I documenti esaminati, scrive J. Fernandes in un suo articolo apparso sulla «Flying Saucer Review», ci consentono di affermare che l’entità apparentemente femminile di Fatima veniva trasportata da un fascio di luce di forma tronco conica proiettato verso il basso e ritirato verso l’alto in modo graduale, e la cui fonte era probabilmente una «nube» dal comportamento anomalo visto che si spostava contro vento.

L’esistenza di questo fascio di luce non è soltanto una illazione dei due studiosi portoghesi. Abbiamo una testimonianza diretta: quella di un certo Gilberto dos Santos che vide, in due distinte occasioni (13 settembre e 13 ottobre), «un fascio di luce che, dall’alto, arrivava fino al leccio delle apparizioni ». Egli lo definisce proprio con il termine «strada».

«Mentre i tre pastorelli stavano inginocchiati con lo sguardo rivolto verso l’apparizione — racconta il testimone — mi accorsi che essi e il leccio si trovavano all’interno di un cerchio luminoso trasparente e iridato che costituiva il punto terminale di una strada di luce colorata proveniente dal cielo. Quando, alla fine dell’apparizione, i veggenti si alzavano, la strada di luce cominciava ad estinguersi poco a poco, dal basso verso l’alto, e scompariva completamente in pochi secondi».


I testimoni parlano di strada… Nella Bibbia Giacobbe potrebbe aver descritto analogo fenomeno utilizzando il termine più consono al suo contesto culturale di “scala”.

Nelle sue «Memorie», Lucia ha confermato questo fatto. Le caratteristiche del fascio di luce tronco conico, scrive Fernandes nell’articolo sopra citato, ricordano da vicino il fenomeno della «luce solida» più volte descritto nei rapporti-ufo. La casistica ufologica offre anche diversi esempi di «entità» che discendono dall’ufo e vi risalgono attraverso una «strada di luce », come nel caso di lmjàrvi, villaggio finlandese nei pressi della città di Heinola, del 7 gennaio 1970.

Ricostruzione della “Strada di luce” fornita da Carolina Carreira

In ultimo colpiscono i dettagli utilizzati nella descrizione del miracolo del sole. Nelle espressioni usate dai testimoni oculari per descrivere l’aspetto del «Sole» protagonista del «miracolo» del 13 ottobre 1917 si parla proprio di un «disco argenteo» che si sovrappone all’astro e poi se ne distacca per abbassarsi sulla folla.

Esso viene descritto come «Uno schermo argentato di forma rotonda»; «Il Sole pareva trasparente: dietro di esso si poteva infatti scorgere il cielo»; «Il Sole era come la Luna, ma molto più grande»; «Il Sole dava luce e calore e appariva nitido, a bordi netti»; «Vidi il Sole come un disco di argento opaco»; «Un disco molto luminoso, azzurro argenteo., che riprese il suo colore naturale quando cominciò a roteare»; «Il Sole argenteo si vide roteare e girare su se stesso»; «D’improvviso un disco luminoso che tutti potevano fissare…»; «Vidi il Sole come se fosse una palla di fuoco»; «Il globo solare sembrava un disco metallico, come d’argento».

Il «miracolo del Sole » fu osservato, oltre che dalla Cova da Iria, anche da diverse località più o meno distanti. I due autori ritengono che in cinque di queste località le osservazioni avvennero contemporaneamente a quella del luogo delle apparizioni, mentre in altre tre, più lontane, avvennero un poco prima o poco dopo.

Le località di osservazione simultanea sarebbero state:
Alburitel, a circa 13 chilometri in linea d’aria ad est di Fatima. Fra le testimonianze figura quella del rev. Ignazio Pereira.
Minde, villaggio a circa 12 chilometri a sud ovest di Fatima. Un pastore riferì di aver visto «il Sole che cadeva dal cielo».
Aljustrel, il paese dove abitavano i tre veggenti. Un testimone vide il Sole multicolorato e tanto «basso» che «arrivò quasi a terra».
Leiria, cittadina a circa 20 chilometri a nord ovest di Fatima. Fu visto un «gran fuoco di luce vermiglia ».
Torres Novas, a circa 18 chilometri a sud est di Fatima. In una lettera ad un’amica, una testimone oculare riferì di aver visto «qualcosa», ma senza precisare che cosa.

Alla luce di tutto ciò, fu Fatima davvero un incontro ravvicinato con una razza extraterrestre? Una possibile risposta può provenire dalla lontana India.

Nel libro “2000 a.C.: distruzione atomica” del 1979 Davenport e Vincenti, sostenendo ipotesi tipiche dell’archeologia misteriosa, ritengono che la civiltà indiana del tempo fosse molto avanzata, addirittura superiore a quella attuale, facendo molto riferimento alle descrizioni dei Vimana e alle applicazioni belliche degli stessi.
Nel libro gli autori hanno dato una personale interpretazioni dei 32 segreti degli antichi piloti dei Vimana, sulla base della traduzione fatta da Josyer, a loro dire “con il maggior spirito critico possibile”.

Vengono identificati in numero di tre i tipi principali di segreti:
1) quelli per difendersi dagli avversari con sistemi psicologici o elusivi
2) quelli per offendere il nemico con armi chimiche e fisiche
3) quelli dei sistemi d’indagine e raccolta dati.

I segreti sembrano essere interpretabili come un vero e proprio ‘manuale d’uso’ dei Vimana; informazioni fornite ai piloti un po’ come in un corso di addestramento militare attuale. Ma cosa c’entra tutto questo con Fatima?
Se leggiamo la traduzione del 14° e del 15° segreto, detti rispettivamente Suroopa e Jyotirbhaava:
Suroopa: «attraendo i 13 tipi della forza Karaka menzionati nel Karaka-Parakarana, applicando aria sovraccarica di neve e proiettandola attraverso il tubo convettore d’aria verso gli specchi pushpinee-pinjula nel lato anteriore destro del Vimana e focalizzandoli sopra il raggio Suragha, apparirà a chi guarda il Vimana una donzella celeste coperta di fiori e di gioielli».

Davenport in realtà non fornisce nessuna interpretazione; potremmo però pensare a un laser capace di disegnare una figura olografica che i pastorelli, ovviamente privi di cultura ufologica, e anzi molto devoti al cattolicesimo, potrebbero facilmente avere identificato con la Madonna.
Jyotirbhaava: «come affermato nel Amshubodhinee dal Samgnaa e altri 16 digitis dello splendore solare, attraendo il 12º e 16º digitis e focalizzandoli sulla forza dell’aria nella sezione Mayookha del quarto sentiero del cielo, e similmente, attraendo la forza dello splendore etereo e mescolandola con lo splendore del settimo strato della massa d’aria e poi proiettando queste forze attraverso i tubi del Vimana sulla sezione dello specchio ghuaa-garha, sarà prodotto un ricco splendore come quello del sole del mattino».

Davenport interpreta questo come la capacità del vimana di riflettere, a grandissima altezza, la luce solare. Ciò potrebbe spiegare il cosiddetto “miracolo del sole”.
A ulteriore supporto dell’ipotesi UFO Jacque Vallee, nel 1976, scrisse nel suo libro “The Invisible College” «Non si trattò solo di un disco o globo volante, ma il suo movimento, la sua traiettoria come di foglia che cade, i suoi effetti luminosi, i rombi di tuono, i ronzii, lo strano odore, la caduta di “capelli d’angelo” che si dissolvono al suolo, la vampata di calore associata all’avvicinamento del disco, tutti questi aspetti sono parametri costanti degli avvistamenti UFO di tutto il mondo. E tali sono anche le paralisi, le amnesie, le conversioni e le guarigioni».

Se fosse confermata l’ipotesi UFO rimarrebbe da capire chi/cosa pilotava il Vimana, da dove veniva e quale fosse il suo scopo. E per farlo dovremmo forse valutare l’influenza che il messaggio di Fatima ha avuto nel corso del ’900 e le sue conseguenze storiche.

L'inevitabile Santuario eretto a Fatima in onore della Madonna

Già, perché è indubbio che Fatima ha avuto una forte valenza politica oltre che spirituale. 

Nella interpretazione dei segreti di Fatima che segue rimarremo fedeli alla linea proposta dalla dottrina cattolica, consapevoli delle possibili strumentalizzazioni che questa potrebbe aver impiegato nella divulgazione del messaggio “celeste” pur provando a restare nel campo di un intervento extraterrestre volto a condizionare le azioni umane nel drammatico futuro che li attendeva.

Sul piano politico la richiesta è che la Russia venga consacrata al Cuore Immacolato di Maria da parte del Papa, insieme a tutti i Vescovi Cattolici del mondo. Se la consacrazione viene effettuata, come dice il messaggio, allora “un periodo di pace verrà garantito al mondo”. Ma se non viene compiuta come richiesto e la Russia avrà modo di spargere nel mondo i suoi errori, ci avverte, che “molte nazioni verranno annientate”. E ciò fu sostanzialmente quanto si realizzò durante gli anni della guerra fredda e la minaccia nucleare. Olocausto che però non si verificò mai (per nostra fortuna) facendo ritenere che quanto paventato dalla Madonna di Fatima fosse stato evitato, grazie alla conversione e alla preghiera.

Ma se sposiamo l’ipotesi ufologica come origine dell’evento di Fatima, confortati anche dalle analogie con le tecniche Vimana descritte nei testi sanscriti, in cosa consisteva “la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato”? Forse alla fine del comunismo sovietico?!
Ma sempre restando in ambito ufologico quale interesse avrebbero avuto gli extraterrestri a richiedere all’umanità la fine del comunismo in unione sovietica? Quali obiettivi si erano posti organizzando l’evento di Fatima?

E perché invocare preghiere, conversioni di anime, sacrifici mettendo in guardia l’umanità dagli errori del comunismo omettendo di citare l’avvento del nazismo?

Se Fatima fu sul piano politico una apparizione anticomunista non sembra aver avuto eguale capacità di avvisare l’umanità degli errori che il NWO massonico avrebbe diffuso nel mondo, oltre a quelli del comunismo.
D’altronde, se le conseguenze di un comunismo ateo di matrice dittatoriale sovietica si sono resi evidenti nel corso della storia passata, gli effetti delle strategie politiche del NWO si stanno manifestando concretamente solo ora. Forse per questo motivo ancora non abbiamo compreso pienamente il messaggio di Fatima sotto questo ulteriore aspetto.

Poiché in realtà, in taluni passaggi, flebili riferimenti al NWO, concetto ovviamente incomprensibile a quel tempo, possono essere riscontrati. Il 13 Ottobre 1917, dopo una serie di sei apparizioni, la Vergine Santissima appare per l’ultima volta ai bambini di Fatima: Lucia, Giacinta e Francesco. Dopo l’avvenimento del “miracolo del sole”, la Madre di Dio rivelò a Lucia un messaggio speciale che, fra l’altro, diceva:

«… Un grande castigo cadrà sull’intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del XX secolo. Lo avevo già rivelato a La Salette ai bambini Melania e Massimino ed oggi lo ripeto a te. L’umanità ha peccato e ha calpestato il dono che ha ricevuto.
In nessuna parte del mondo vi è ordine e Satana regna sui più alti posti determinando l’andamento delle cose. Egli riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa. Riuscirà a seminare confusione nello spirito dei grandi scienziati che inventano le armi, con le quali sarà possibile distruggere in pochi minuti la metà dell’umanità.
Avrà in potere i potenti che governano i popoli e li aizzerà a fabbricare enormi quantità di quelle armi.
Se l’umanità non dovesse opporsi, sarò obbligata a lasciar libero il braccio #8195;di mio Figlio. Se quelli che sono a capo del mondo e della Chiesa non s’opporranno a queste decisioni, sarò Io che lo farò e pregherò Dio Padre di far cadere sugli uomini la sua giustizia. Allora vedrai che Dio punirà gli uomini più duramente e con maggiore severità che non abbia fatto con il diluvio. I grandi e i potenti periranno tutti insieme ai piccoli e ai deboli…»

…Avrà in potere i potenti che governano i popoli…
Ecco l’avvertimento di Fatima riguardo il NWO. E “Satana”, ovvero l’entità avversaria, si è fatto ancora più subdolo di quanto la Madonna, l’entità ‘benefica’, aveva immaginato.

Non è più con la minaccia nucleare che tiene in scacco il mondo, ma attraverso le armi della finanza.

Riporto una frase, tratta da una canalizzazione avvenuta in tempi recenti:

«Altre volte venimmo sul pianeta, nelle forme che ciascuno di voi che incontrammo desiderava concretizzare. Parlarono di noi, e ad ognuno fu imposto il silenzio. Il segreto di Fatima, custodito gelosamente insieme ad altri dello stesso tipo, è quello della nostra esistenza. Non siete gli unici abitanti dell’universo, ed esistono infiniti universi. Una verità di questo genere avrebbe modificato l’assetto politico, sociale e religioso del vostro pianeta e per questo fu sepolta nella menzogna e nel mistero. Ora è finito il tempo dei segreti».

Nessuna Madonna quindi, quanto meno per come la tradizione culturale popolare la intende, ma entità extradimensionali o aliene che, sin dalla notte dei tempi, si sono manifestate sotto varie forme, per completare quel processo evolutivo complementare, ovvero spirituale, da loro stessi iniziato con la cosiddetta manipolazione genetica antidiluviana.

Tra l’altro, Se ci muoviamo nell’ambito del credo cattolico, possiamo facilmente accorgerci di alcune contraddizioni che a un approfondimento ulteriore risulterebbero insanabili con taluni presupposti presentati nella Bibbia.

Nel vecchio testamento, la Regina del Cielo era una divinità a cui venivano offerte focacce per ingraziarsela. Durante le cosiddette apparizioni mariane, l’entità si presenta come Regina del cielo. Come mai lo stesso nome?

Forse perché l’entità non è la madre di Gesù Cristo come comunemente creduto, ma un’entità già presente nella storia fin da prima della comparsa di Maria, una donna come molte altre, con una particolarità: l’essere stata scelta per mettere al mondo Gesù. Il motivo di questa scelta non è il tema di questo articolo, per cui rimando l’approfondimento di questo aspetto a lavori successivi.
Nei vangeli, Maria e` presentata come una donna normale, scelta da Dio e “riempita di grazia”, non preservata dal peccato originale prima dei tempi e, quindi, il dogma dell’immacolata concezione non risulta da nessuna parte, se non in qualche testo apocrifo.

Il dogma dell’Immacolata concezione viene sancito da Papa Pio IX l’8 Dicembre 1854 con la bolla Inefabbilis deus a conclusione di un lungo percorso di ‘rivalutazione’ e ‘enfasi’ della figura della Madonna vista come santissima tipicamente però medioevale. I presunti indizi ottenuti dal Vangelo appaiono più come forzature atte a giustificare la visione dogmatica sancita appunto da Papa Pio IX.

Il dogma non afferma solamente che Maria è l’unica creatura ad essere nata priva del peccato originale – e ciò fin da 40 settimane prima della sua nascita, e cioè dal momento del suo concepimento da parte dei genitori, Anna e Gioacchino – ma aggiunge altresì che Maria, in quanto ritenuta madre di Dio, per speciale privilegio non ha commesso nessun peccato, né mortale né veniale, in tutta la sua vita.

A Fatima sappiamo però che l’entità chiamiamola così per il momento si sia presentata come l’Immacolata Concezione, ma bensì come Regina del Cielo (ricordatevi questo epiteto). Fu in un altro caso che l’entità, ammesso fosse sempre la stessa, si presentò come l’Immacolata Concezione: Lourdes.

In ogni caso ciò potrebbe essere uno stratagemma voluto dall’entità stessa per poter fornire una certa autorità e confermare la straordinarietà dell’evento dinanzi all’umanità e alle istituzioni cattoliche, solitamente sempre scettici agli “avvistamenti”.
Oppure un mis-understanding da parte dei bambini veggenti.

Il discorso della verginità di Maria. Nel testo di Matteo si legge chiaramente che Maria non “conobbe” Giuseppe finché non nacque Gesù. Non c’era nessun motivo per cui Maria, regolarmente sposata con Giuseppe non avrebbe dovuto vivere un matrimonio normale. Inoltre, nei vangeli si parla di fratelli di Gesù. Qualcuno ha ipotizzato che fossero cugini, qualcun altro che fossero i figli di un precedente matrimonio di Giuseppe. Le risposte in questo caso possono essere ricercate nello studio dei vangeli gnostici.

Nelle lettere di Paolo è chiaramente detto che satana può vestirsi da angelo di luce e di non credere a un vangelo diverso. Uno dei cardini del vangelo e` che esiste un solo mediatore tra uomo e Dio ed è Gesù Cristo uomo: Paolo potrebbe essere stato strumentalizzato.

La buona novella è che attraverso Gesù riceviamo il perdono dei peccati e siamo figli di Dio, un Dio misericordioso che non ha esitato a sacrificare il Suo figlio per i peccatori. Durante i messaggi, spesso sembra che l’entità debba trattenere l’ira del figlio contro gli uomini

Forse la domanda più imbarazzante. Forse l’entità non si sta riferendo a Gesù, forse si sta riferendo a un altro soggetto da ricercare nel pantheon delle divinità antiche in una forma di sincretismo che il giudaismo prima e il cristianesimo poi hanno voluto cancellare rispettivamente enfatizzando la figura di YHWH i primi e la parte divina del Cristo risorto i secondi attraverso il concilio di Nicea che, come sappiamo, ha escluso tutta una serie di testi legati ad ambienti gnostico-esoterici.

Bene, a partire da questa premessa, siamo certi che l’entità apparsa fosse davvero la madre di Gesù Cristo? Ha parlato di un figlio, adirato nei confronti degli uomini per i loro comportamenti… sembrerebbe essere Enlil, oppure Enki, deluso dal mancato raggiungimento del suo progetto di sviluppo della civiltà umana, iniziato subito dopo il Diluvio.

E se la Madonna di Fatima fosse invece Ishtar? Inanna? O addiritura Nammu, che nei miti sumeri si rivolge al figlio Enki dicendo:
«… O figlio mio, svegliati dal mio letto, dal mio sonno, fai ciò che è saggio, modella i servi per gli Dei, affinché possano produrne il loro pane…»
ricevendo da lui la seguente risposta?

«… O madre, le creature il cui nome tu hai pronunciato, esistono, legati agli dei essi saranno; miscuglio dal cuore di argilla che proviene da oltre gli Abissi (Il tempio di Enki, E’Abzu), i buoni e principeschi modellatori addenseranno l’argilla. Tu, porterai i loro arti nell’esistenza; Ninmah (la Dea Madre della terra) (Ninhursag, sua moglie e consorte) lavorerà su di te. (Nintu?) (divinità della nascita) staranno con i loro modellatori;
O madre mia, sarai tu a decretarne il fato…»

Gesù promise lo Spirito Santo quale dono del Padre, chiamato anche Paraclito (difensore), consolatore, ecc. Che avrebbe reso più forti i seguaci di Gesù. Non ha mai parlato del ruolo di sua madre e il versetto di Giovanni alla croce sembra troppo scarno per far derivare tutto quello che e` stato “costruito” intorno a Maria, anzi alla Madonna.

Perché infatti il compito di Gesù fu quello di insegnare agli uomini come raggiungere la salvezza… e fu molto chiaro in questo. Poi millenni di mistificazioni da parte della chiesa cattolica hanno confuso e intorbidito le acque. Salvezza da cosa? Dal rischio di rimanere ‘incatenati’ a questo corpo senza comprendere la grandezza e la potenzialità della nostra anima. Ovvero passare da “… a immagine e somiglianza…” a “…esattamente come…”.

Non essendoci riusciti l’entità, chiunque essa fosse, ci avvisa di “ravvederci” – ovvero tornare sul cammino che tentarono di tracciare i grandi “saggi” dell’antichità di cui Gesù fu forse il massimo esponente, quantomeno nel mondo occidentale.

Tornando alle divinità mesopotamiche una affascinante ipotesi dell’identità della Madonna di Fatima è l’analogia dell’epiteto visto in precedenza con il riferimento associato alla dea Lilith.
Lilith è una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica, che potrebbe averla appresa dai babilonesi assieme ad altri culti e miti (come il Diluvio universale) durante la prigionia di Babilonia.
L’accadico Lil-itu (“signora dell’aria”) potrebbe riferirsi alla divinità femminile sumerica Ninlil (del pari “signora dell’aria”), dea del vento meridionale e moglie di Enlil, dove l’epiteto “signora dell’aria” può essere associato al “Regina del Cielo” con cui l’entità di Fatima si manifesta.

Adamo ed Eva nel dipinto di Michelangelo

Per gli antichi ebrei Lilith era la prima moglie di Adamo (quindi precedente ad Eva), che fu ripudiata e cacciata via perché si rifiutò di obbedire al marito. Chi aveva autorità nel giardino dell’Eden a prendere questa decisione? Non certo Adamo, non certo l’uomo…

Forse fu Enlil a ridimensionare il suo ruolo all’interno della sfera di comando e a quel punto Lilith potrebbe avere deciso di entrare a far parte della fazione Enkilita.

E se fosse stata lei, su input di Enki, a tornare e ‘donare’ all’uomo il frutto della conoscenza?

Nell’opera di Michelangelo è infatti una donna, con le fattezze di serpente (identificativo degli Enkiliti) a fornire alla coppia umana dell’eden il “frutto proibito”.

Fonte: pianetablunews.wordpress.com

fonte: LA CREPA NEL MURO

Per approfondire:
- La signora discesa dal cielo 
(Il racconto della quarta veggente, Carolina Carreira. Una testimonianza fondamentale, ma occultata.)

martedì 7 maggio 2019

Maria I di Tudor e il sangue dei protestanti


La storia ci insegna che ciò che non si può ottenere con le buone, lo si ottiene con le cattive. E fu così che Maria I di Tudor condusse la sua politica verso gli oppositori protestanti. 
Maria nacque il 16 febbraio 1516 dall'Unione all'inizio felice fra Enrico VIII, re d'Inghilterra e signore d’Irlanda, e Caterina d’Aragona, prima delle sue sei mogli. Vide la luce nel palazzo di Greenwich. I suoi genitori erano sposati già da 7 anni ed avevano avuto altri figli, ma nessuno era sopravvissuto. I primi anni di vita della piccola furono molto felici; era circondata da servi e balie che non la lasciavano mai e dall'amore di suo padre che la chiamava “la Perla più grande di tutto il mio regno”. All'età di 2 anni fu promessa in sposa al Delfino di Francia. Probabilmente il re auspicava, con quell’unione, di attenuare l’antica rivalità che anteponeva Inghilterra e Francia. Per meglio tutelare questo accordo, il sovrano inserì una clausola nel testamento con la quale si confermava che in caso di sua prematura dipartita, se non fossero nati e sopravvissuti eredi maschi, Maria sarebbe stata incoronata regina d’Inghilterra. Come mai un azzardo simile? Mai una donna aveva ricoperto carica così importante prima, ma la sua decisione fu dettata dalla speranza di avere quell'erede maschio che tanto desiderava. 

Il seguito della vita di Maria fu diverso da quello degli altri bambini della sua età. Il destino condizionò tutta la sua crescita. Non furono più i genitori a starle accanto bensì tutori, insegnanti, consiglieri e preti, che avevano il compito di prepararla al matrimonio, non ad essere regina. Dai 9 agli 11 anni visse nel castello di Ludlow, dove prese coscienza che la sua condizione privilegiata comportava mancanza di affetto e solitudine. La situazione cambiò drasticamente nel 1527, quando rientrò a vivere alla corte del padre. Il re nel frattempo si era innamorato di una nobildonna di nome Anna Bolena, giovane, bella, bruna, dalla carnagione chiara e dal fascino ammaliatore. Enrico VIII perse la testa per lei, voleva farla sua ad ogni costo, quella reticenza che gli dimostrava lo attraeva ancor di più, tanto che pensò a come potersi sbarazzare della moglie Caterina, a cui peraltro era legato da 18 anni. In un primo momento la regina venne allontanata da palazzo e costretta a vivere lontano dal marito e dalla figlia. Ma questo non era sufficiente per poter dare campo libero al sovrano. Sarebbe stato necessario ottenere una dispensa papale. Nella Bibbia trovò la scusa che gli serviva. Nel libro del Levitico, è riportato un passo che recita: “.... se un uomo prende la moglie di suo fratello, commette un atto impuro…. essi non avranno figli.” Prendendo spunto da questa frase, Enrico convinse tutti che la loro unione fosse maledetta, dato che Caterina era la vedova di suo fratello maggiore Arturo, morto dopo solo un anno di matrimonio. Decise così di insistere con il Papa  per avere la dispensa. Non si preoccupò della sorte di Maria che sarebbe automaticamente diventata una bastarda. La regina si trovò ad affrontare una situazione per lei imbarazzante. Il loro matrimonio farsa continuò fino al 1531 quando il re trasferì arbitrariamente la Corte a Woodstock, abbandonando moglie e figlia a Windsor. Il legame tra Caterina e Maria si rinsaldò, trovando un punto di incontro nella fede Cattolica. Da quel giorno il re e la regina non si videro più. Anche le due donne furono separate. Si videro ancora solo una volta nel 1532, poi fu loro consentito di mantenere solo un legame epistolare. 

Nel Natale dello stesso anno Anna Bolena comunicò al re di essere incinta. Enrico la sposò nel gennaio del 1533. Il 23 maggio l'arcivescovo di Canterbury dichiarò ufficialmente nullo il matrimonio con Caterina. Il 7 settembre nacque Elisabetta. Maria perse il titolo di principessa del Galles, che passo' di diritto alla sorellastra. La giovane non accettò passivamente quella nuova condizione; scrisse al padre una lettera asserendo che il suo comportamento verso di lei e verso la madre era offesa a Dio. In tutta risposta, con un preavviso di soli 30 minuti, fu cacciata dal Windsor e costretta a trasferirsi ad Hatfield, dove sarebbe diventata una delle damigelle di Elisabetta. 


Maria mantenne la sua posizione a caro prezzo. Le furono tolti i gioielli, i servitori, qualsiasi tipo di privilegio e perfino i vestiti. Cresceva in lei l’astio verso il comportamento “intrigante” della Bolena. Per contrarre matrimonio con Anna, Enrico VIII aveva chiesto l'annullamento della sua precedente unione al papa. Quando il sovrano si rese conto che la sua richiesta non avrebbe avuto seguito, nel 1534 si autonominò capo della chiesa inglese, disconoscendo l'autorità del pontefice e dei suoi emissari. A Maria fu imposto di firmare un atto di sottomissione al padre. Ne scaturì un braccio di ferro lungo 6 mesi, durante i quali Caterina e Maria ebbero modo di temere più volte per la loro vita. In primavera arrivarono le prime condanne a morte verso chi non aveva accettato la nuova religione: sbudellamenti, decapitazioni, impiccagioni erano compiuti in pubblica piazza, per fungere da monito e da minaccia a tutti gli oppositori. 

Maria fu definita da suo padre come la più acerrima nemica della corona. A minare la stabilità fisica ed emotiva della ragazza si aggiunse la morte della madre il 7 gennaio 1536. Fu avvisata con freddezza solo dopo alcuni giorni. Come mai? Poteva forse essere stata avvelenata? Enrico al contrario accolse la notizia della prematura e repentina morte di Caterina con gioia. Ma la serenità a corte era ben lontana dall’arrivare. 

Il re aveva messo gli occhi su un'altra donna. Anna Bolena era diventata per lui un ostacolo, una moglie scomoda che non gli dava l’erede maschio. Se ne doveva sbarazzare. La fece arrestare e processare per adulterio. La condanna fu esemplare: venne decapitata il 19 maggio. La notizia fece sperare a Maria in un riavvicinamento al padre, ma ciò non avvenne. La sua fedeltà al papa e alla fede cattolica era irrinunciabile e questa sua posizione non le permise di fare la pace con il re. Nonostante temesse per la sua vita e pendesse sulla sua testa la costante minaccia di essere processata come traditrice e istigatrice degli oppositori, non firmò ancora una volta l'atto di sottomissione al padre. Ma questa volta chiese aiuto e consiglio all'ambasciatore di Spagna, col quale, grazie alla madre, aveva ottimi rapporti. Alla fine decise di cedere, ma lo fece solo in apparenza, ottenendo dal padre in cambio un po' più di libertà e una corte degna del suo rango nobiliare. Nel cuore della gente, del popolo, quella giovane Cattolica era ancora presente e amata e questo al re non piaceva. Divenne un simbolo per tutta l’Inghilterra cattolica. 


Il re si risposò presto. La nuova moglie, Jane Seymour, nutriva un sincero sentimento di stima nei confronti di Maria, non la considerava una minaccia. La fece riaccogliere a corte, chiedendole di starle vicino durante il periodo della gravidanza. La giovane ne fu ben felice ed instaurò con la matrigna un rapporto affettuoso. Purtroppo, poco tempo dopo, dando alla luce il piccolo Edoardo, Jane morì, gettando nello sconforto sia Enrico che Maria, nuovamente sola. Nel frattempo in tutto il regno ripresero omicidi brutali e minacce ai danni dei cattolici; chi non si fosse sottomesso alla nuova religione sarebbe stato passato a fil di spada. I beni di conventi e monasteri, che negli anni avevano accumulato ingenti ricchezze, furono sequestrati dal re e consegnati nelle mani dei nobili a lui fedeli, per rimpinguare le loro casse. Nel 1544 il sovrano decise di reinserire nella linea di successione le due figlie femmine. Alla fine del 1546 Enrico VIII si ammalò gravemente. Accanto aveva solo la figlia maggiore. Morì il 28 gennaio 1547, lasciando come legittimo erede al trono il figlio Edoardo VI, di soli 9 anni. Il nuovo re era di fede protestante come tutta la sua corte e intendeva, opportunamente consigliato, portare avanti la politica del padre. In Inghilterra e Galles furono introdotte immediatamente nuove riforme ecclesiastiche: furono distrutte le immagini dei santi, si iniziò a studiare una nuova funzione religiosa alternativa alla messa, gli interni delle chiese furono tutti dipinti di bianco per cancellare gli affreschi sacri che le decoravano. Nonostante la repressione la fede cattolica nelle campagne e fra la gente faticava a sparire. La resistenza era alimentata dalla speranza che prima o poi Maria, simbolo del cattolicesimo e della fedeltà al Papa li avrebbe liberati. Nel 1549, con l'Atto di Uniformità, fu vietato in tutto il regno l'uso del Vangelo e della Bibbia. Conseguentemente scoppiarono una serie di rivolte nelle terre del Sud. La repressione fu brutale. Molti corpi penzolarono dalle forche. Nel frattempo Maria, a rischio della propria vita, cominciò a girare per il regno con i propri cappellani e a seguire 4 messe al giorno, a cui invitava tutti coloro che avessero voluto partecipare. Questa tattica le consentì di raccogliere sempre maggiori consensi. Dalla politica di corte a quella internazionale il passo fu breve: Edoardo e i protestanti, con il nuovo alleato Duca Dudley, da una parte, Maria e Carlo V dall'altra. Il re era di salute cagionevole; quando si ammalò gravemente, tosse, piaghe e perdite di sangue squassavano il suo giovane corpo. Il duca Dudley riuscì a convincere il morente sovrano a nominare come sua legittima erede Jane Grey, nipote della sorella più giovane di Enrico VIII. Il 6 luglio 1553 Edoardo spirò fra atroci sofferenze, mentre la nuova erede andava in sposa al figlio di Dudley, che si assicurò in questo modo il controllo della Corona. Il 10 luglio Jane fu proclamata regina d’Inghilterra, mentre Dudley si preparava alla rappresaglia contro i seguaci di Maria, riuniti a Framlingham, nel Suffolk. 3000 uomini armati partirono per la battaglia contro i cattolici. Ma durante il tragitto molti dei sostenitori del duca decisero di abbandonarlo. Col favore del popolo, acclamata a gran voce, Maria fu proclamata regina d’Inghilterra il 19 luglio. Quando fu informata, Maria fece innalzare un crocifisso nella cappella di Framlingham, mentre i suoi servi intonavano il Te Deum. La folla festeggiava in tutto il regno. I cospiratori, compreso Dudley, furono giustiziati, mentre il resto della sua famiglia fu imprigionata. La nuova sovrana aveva 37 anni ed era nubile. Era mossa da una fede profonda ed ora doveva dimostrare da sola di essere una donna, la prima a salire legittimamente al trono d’Inghilterra, capace di governare senza l'appoggio di una figura maschile. Per il sovrano morto fece celebrare due funerali, uno protestante a Westminster e uno cattolico nella Torre di Londra. Dimostrò subito grande capacità di mediazione. In agosto dichiarò momentaneamente la libertà di scelta del culto da parte del popolo, fino a quando il Parlamento non si fosse espresso sull’argomento in modo definitivo. Il 1° ottobre 1553 fu incoronata regina. Si crearono due schieramenti opposti nel Consiglio di Corte: i protestanti capeggiati da William Page da una parte e i cattolici guidati dal vescovo Stephen Gardiner dall’altra. Poco dopo la sua incoronazione convocò il Parlamento per decidere sulla questione religiosa e ricevette da Carlo V la proposta di sposare suo figlio Filippo. Maria accettò, nonostante l'opposizione del popolo, che non voleva accanto a lei uno straniero. La donna si era innamorata perdutamente del ritratto di quello sconosciuto. Nel frattempo si decretò l'abolizione delle leggi protestanti, il matrimonio tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona fu dichiarato nuovamente legittimo e il libro di preghiere dei protestanti fu bandito definitivamente. Il 30 gennaio 1554 si sfiorò la crisi: un gruppo di protestanti decise di marciare su Londra per destituire la regina. Il complotto fu scongiurato e la sovrana dovette prendere la decisione di far punire i ribelli in modo esemplare. Cento furono impiccati, quattrocento perdonati. Il sospetto cadde anche su Elisabetta che fu imprigionata nelle Torre. il 25 luglio a Winchester, Maria e Filippo si sposarono. In settembre i dottori comunicarono alla sovrana che probabilmente era incinta. Ma non fu così. Il 20 settembre, su in vito esplicito della regina, sbarcò in Inghilterra il cardinale Reginald Pole, che ricevette la richiesta del Parlamento di riunificazione sotto l’autorità papale e del perdono per i fatti accaduti. Per dare un ulteriore segno della sua posizione ferma, Maria chiese che fosse ripristinato l’Atto di Eresia. Entrò in vigore in dicembre, mentre nel febbraio 1555 si accesero i primi roghi. In agosto, dopo solo un anno di matrimonio, la morte di Carlo V costrinse il figlio Filippo a lasciare l'Inghilterra per andare a governare le Fiandre. Maria nuovamente sola si trovò ad affrontare sia il malcontento del popolo per la situazione politica, sia una situazione di emergenza causata dalla scarsità delle scorte alimentari. A ciò si aggiunsero i roghi degli eretici che resero il clima generale molto teso. 
La lotta protestante continuò senza sosta. Finirono al rogo il vescovo di Londra, Nicholas Ridley, il vescovo di Worcester, Hugh Latimer, l’arcidiacono di Westminster, John Philpot, il vescovo di Gloucester, John Hooper e altre settantacinque persone. A rendere ancora più tragica la situazione fu l’incompetenza dei boia: la polvere da sparo messa nella cintola dell’eretico non esplodeva, la legna era troppo verde... momenti di agonia lunghi e lenti che fecero guadagnare a Maria l’appellativo di Sanguinaria. Nel marzo 1556, fra molti contadini inconsapevoli di ciò che sta accadendo, finì al rogo l’ex arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer. Fu condotto al patibolo nonostante avesse abiurato. Il giorno dell’esecuzione gettò tra le fiamme la sua abiura e gridò al cielo la sua fede protestante. Cresceva nel popolo il risentimento verso la regina e il governo. Nei primi mesi dell’anno fu scoperto un ennesimo complotto, che gettò il sospetto anche su alcuni membri del Consiglio. Maria si sentiva sempre più sola. I mesi successivi furono caratterizzati da una grave carestia, che rese la situazione nel paese insostenibile. 
Il matrimonio di Maria stava naufragando. Nelle Fiandre Filippo si dedicava alle conquiste femminili, mentre spendeva con generosità il denaro ricevuto in prestito. Alla richiesta dell’uomo di essere incoronato, la sovrana rispose bruscamente che non ci sarebbe stata nessuna incoronazione, anche perché il popolo mai avrebbe accettato uno straniero sul trono. Nonostante questo rimase una moglie fedele. 
Filippo tornò in Inghilterra nel 1557, portando guai. Il suo scontro con il nuovo papa, Paolo IV, alleatosi con la Francia, lo spinsero a chiedere l’appoggio della moglie, economico e politico. Il 7 giugno 1557, con l’appoggio del Consiglio, venne dichiarata guerra alla Francia. Il 6 luglio Filippo, con un esercito di 20.000 uomini, si diresse verso il nemico. Vinse una importante battaglia a St. Quentin, mentre in Italia le sue truppe scese a patti con il papa. La pace momentanea durò fino a quando Enrico II di Francia attaccò Calais, rimasta sguarnita. Il 7 gennaio Calais fu conquistata. Maria era furiosa. Il popolo la condannava per aver appoggiato il marito. Sprecando uomini e denaro. 
La grave crisi economica del 1558 misero in ginocchio il paese, già provato dalle ingenti spese della guerra. 
Maria nel frattempo credette ancora una volta di essere incinta, ma ancora una volta fu solo un falso allarme. L’anno che seguì la vide piegata dalle malattie e dalla depressione. Si convinse, su invito del marito, a fare testamento, ma non nominò Elisabetta sua erede. La giovane nel frattempo fu contattata in segreto da ambasciatori e cortigiani, che non vedevano più come una nemica. 
Il 6 novembre il Consiglio fece visita a Maria, cercando di convincerla a nominare la sorella come erede al trono. Acconsentì. Mandò ad Elisabetta dei doni e le chiese di prendersi cura dei suoi cortigiani e di mantenere la religione cattolica nel paese. Il 14 novembre la regina stava morendo. La mattina del 17 fece celebrare una messa nella sua stanza. Alla fine della funzione era morta. Le fu tolto l’anello di fidanzamento che venne consegnato alla sorella a dimostrazione della sua morte. Poche ore dopo anche il cardinale Pole morì, seguendo la sua amata regina, mentre il popolo tutto festeggiava l’incoronazione di Elisabetta.

Rosella Reali

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI


ROSELLA REALI
Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L'Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni '50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l'orto e alleverò animali. 
Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.
Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai...