lunedì 2 agosto 2021

le grandi bugie dietro il green pass



In questo articolo scritto a due mani vi sveliamo tutte le falsità propinate al pubblico come verità
indiscutibili dai media e dal governo Draghi che vengono usate come giustificazioni
all’imposizione di fatto dell’obbligo vaccinale tramite green pass.

La prima menzogna:
“i vaccini (in realtà terapia antigeniche
in quanto non inoculano il virus covid19) proteggono dal contagio del virus e dalle conseguenze”.

Affermazione falsa andando a guardare i dati forniti dai due paesi con più alto tasso
di vaccinazione a doppia dose, Inghilterra ed Israele, ci si accorge che almeno per
quanto riguarda la letalità i dati clinici dicono che i vaccinati corrono un pericolo
di morte da coronavirus sei volte maggiore dei non vaccinati. In particolare dati che
vengono dagli ospedali inglesi ci dicono che su 4087 persone vaccinate a doppia dose,
e risultate positive nonostante questo alla variante delta , sono stati registrati 26 casi
di decessi con una letalità 6 volte maggiore dei 35521 casi positivi tra i non vaccinati e
che hanno registrato 34 morti.(1)

Sia ben chiaro parliamo di una letalità molto bassa ma d’altronde la variante delta pur
essendo molto contagiosa non è altrettanto pericolosa.

La seconda menzogna:
“i vaccini darebbero luogo ad una produzione di anticorpi maggiore e più duratura
rispetto agli anticorpi prodotti dopo una infezione da coronavirus in soggetti non vaccinati”.
Guardiamo i dati israeliani, paese con la più alta
percentuale al mondo di vaccinati;
osservando i dati da maggio in poi su 7700 casi di infettati da Covid 19 solo 72 avevano
già avuto il coronavirus ed avevano sviluppato anticorpi naturali quindi
parliamo di meno dell’1 % mentre circa 3000 casi (quasi il 40% )erano vaccinati a doppia dose.
Gli autori del rapporto affermano che chi era vaccinato
correva 6,7 volte il rischio di contrarre l’infezione rispetto a chi aveva contratto il coronavirus senza essere vaccinato.

Quindi emerge chiaramente che tutte le categorie non a rischio elevato (sotto i 60 anni) sarebbero più tutelate da un
incontro naturale con il virus che da un incontro post vaccino.

Dopo questi dati le autorità israeliane hanno abbassato l’efficacia del vaccino Pfizer dall’ottimistico 98% al 67%.(2)


La terza falsità:
“vaccinarsi impedisce la proliferazione delle varianti”
Grandi virologi come il Prof. Tarro hanno sempre detto il contrario. Vaccinarsi in piena pandemia e con un virus
mutevole per definizione essendo virus a RNA messaggero, significa implementare le variazioni del virus stesso.
Guarda caso che la variante Delta si à diffuso soprattutto in due paesi ad alto tasso di vaccinazione Israele e Inghilterra.

Quando in autunno si diffonderà la variante epsilon già presente in Sud America e che sembra resistente ai vaccini
cosa racconterà il governo Draghi? Che la colpa è dei non vaccinati?
Quando è l’esatto contrario?
Dare all’untore di manzoniana memoria a chi rifiuta una terapia sperimentale di cui il produttore non si assume la
responsabilità non aiuterà a tenere sotto controllo la pandemia.

Infine quarta falsità:
“i vaccini sono ben tollerati”.
Volevo rispondere con la pagina dell’AIFA che elencava il numero di segnalazioni avverse….

Vi allego il link sull’argomento che era presente sul sito dell’AIFA
ora rimosso per ovvi motivi di opportunità politica….(3)
Si parlava di oltre 66.000 casi di effetti indesiderati tra gravi e non.

Chiudo questa piccola carrellata con una nota di colore,
100 marinai dell’ammiraglia della flotta inglese la portaerei HMS Queen Elisabeth sono risultati positivi al covid….erano tutti vaccinati a due dosi.(4) e adesso passiamo ad una visione più strategica e d’insieme della emergenza Covid

Stiamo dunque seguendo un’agenda di interventi che si è resa inefficace sin dalla sua entrata in vigore.
Se è vero che la prima ondata di contagi colse di sorpresa il mondo intero e soprattutto l’Italia a causa non solo dell’avvento su larga scala di una nuova e forte manifestazione di un patogeno conosciuto e studiato, ma di una insufficiente catena di informazioni, quando non proprio deficitaria per omissioni e la cui responsabilità verrà acclarata nelle sedi opportune, le successive due ondate hanno visto una gestione inidonea alla salvaguardia della salute pubblica e dell’interesse nazionale.

Esibire il Green Pass come obbligo

Con la diffusione delle variante delta ci troviamo alle soglie di quella che viene già riconosciuta come la quarta ondata.
Ad oggi gli strumenti messi in campo dal governo e dai consulenti cui esso si rifà, si sviluppano secondo due filoni coercitivi: quello dei confinamenti a zone colorate e quello della campagna vaccinale e quindi della sua recente declinazione amministrativa: il lasciapassare verde. Queste, a distanza di diciassette mesi dall’inizio della crisi del Sars-CoV-2, sono le uniche due soluzioni individuate dal governo per la gestione della Nazione. Vi è di più: tali due strumenti coercitivi se dapprima venivano proposti come uniche due strade alternative a mutua esclusione, oggi si integrano laddove anche il conseguimento del lasciapassare verde non scongiura la possibilità di nuovi confinamenti dinnanzi ad una risalita dei contagi. Infatti la conclusione del ciclo vaccinale, mono o bidose, non è, come già esposto, garanzia di assenza di nuovi contagi tanto nella popolazione normale quanto in quella vaccinata che pertanto, di fronte a varianti sempre più infettive e sempre meno virulente, incrementeranno nuovamente con le stagioni autunnale ed invernale, come per ogni malattia infettiva respiratoria.

Il lasciapassare verde diviene inoltre strumento di esclusione di liberi cittadini da attività civili e dalla vita sociale sulla base di una presunta ed ipotetica infezione, peraltro sempre da dimostrare ma aprioristicamente attribuita. Viene invertito e sovvertito il principio di soggetto sano fino a prova contraria dacché la verginità dall’infezione è la condizione naturale e basilare, e non il contrario. Il lasciapassare verde si configura quindi quale strumento discriminatorio basato sull’attribuzione amministrativa, e non medica, di libertà di movimento e di partecipazione alla vita sociale e pubblica già costituzionalmente sancite.

Tale strumento ha inoltre ampie e nefaste declinazioni, come quella paventata da Confindustria di utilizzarlo come autorizzazione ad una sospensione di stipendio sino al licenziamento per il dipendente che non lo avesse conseguito. Inoltre, questi lasciapassare contengono informazioni di carattere sanitario che in alcun modo dovrebbero giungere in mano ai datori di lavoro per l’utilizzo discriminatorio degli stessi, in piena violazione della propria intimità.

In considerazione della prevedibile risalita dei contagi, i più avveduti hanno proposto una rimodulazione dell’attribuzione delle zone a libertà limitata non più in base al numero dei nuovi positivi o della percentuale degli stessi all’esecuzione dei tamponi, quanto ad un più saggio numero di ospedalizzazioni. Anche questa soluzione, seppur migliore della precedente, condanna regioni come la Valle d’Aosta ad una perenne zona gialla anche con due ricoveri per covid.
La crisi sanitaria ha messo in evidenza soprattutto l’insufficienza in cui versa il Sistema Sanitario Nazionale vittima dei drastici tagli di cui è stato oggetto negli ultimi 20 anni. Infatti, secondo un’inchiesta di Uninmpresa, partendo dai documenti della Corte dei Conti, dal 1998 al 2017 sono stati chiusi 381 ospedali, con una media di 20 all’anno. In associazione a tale dato va inoltre evidenziato come la distribuzione tra comparto pubblico e privato abbia subito un’inversione di rappresentanza dal 1998 in cui il Sistema Sanitario Nazionale deteneva il 61,3% delle strutture ospedaliere al 2017 in cui la presenza pubblica si è contratta sino al 48,2%. Il personale sanitario ha visto una riduzione di ben 45783 posti di lavoro negli ultimi dieci anni (5).
Cosa fare dunque?

La gestione dell’emergenza non può affidarsi univocamente alla vaccinazione come panacea del male corrente. La vaccinazione, è un’arma fondamentale a disposizione dello Stato il quale si deve prendere carico non solo degli oneri di somministrazione ma anche essere investito e rispondere direttamente quale responsabile delle conseguenze inerenti allo stesso. La macchina commerciale internazionale ha messo in evidenza come la cooperazione e la correttezza è venuta meno quando si è trattato di accaparrarsi le mascherine ed i vaccini sul mercato globale.


Quanto su esposto pone in evidenza la necessità di una nuova fase per la nazione italiana che deve vedere investimenti statali senza precedenti per adeguare la proposta e la garanzia sanitaria alle sfide del nuovo millennio, incrementando quindi le strutture ospedaliere, il personale sanitario, i posti di terapia intensiva ma anche investendo in ricerca ed innovazione nello sviluppo di tecnologia, di vaccini e strumentazione medica che permetteranno all’Italia non solo di essere meno soggetta ai ricatti del mercato globale ma di fungere da formidabile volano economico per la Nazione arrestando, inoltre l’emorragia di ricercatori e lavoratori che a migliaia ogni anno lasciano il Paese.

Max Bonelli, Farmacista Ospedaliero

Gilles Galluzzi, Medico Chirurgo ospedaliero

(1)

https://www.lifesitenews.com/news/death-rate-from-variant-covid-virus-six-times-higher-for-vaccinated-than-unvaccinated-uk-health-data-show

(2)
https://www.youtube.com/watch?v=4yFUFFi43Hg&t=521s

(3)
https://www.aifa.gov.it/content/segnalazionireazio
ni-avverse

(4)
https://www.bbc.com/news/uk-57830617

https://www.controinformazione.info/le-grandi-bugie-dietro-il-green-pass/

fonte: ALTRA INFORMAZIONE

 

smascherate le mascherine: diffondono il virus non lo fermano



Adesso che il dotto Fauci è diventato una sorte di totem politico è tornato a parlare di mascherine, questo insolubile problema che ha origine non nella scienza, ma esclusivamente nella speculazione economica e in quella politica che è poi il vero terreno nel quale ha sempre agito questo dottor Caligari dei virus. Basta misurare i coronavirus e il filtro di qualsiasi mascherina per accorgersi che essi passano agevolmente le barriere, tuttavia non è tanto agevole liberarsi dei lobbisti che fanno pressione per la vendita di mascherine e men che meno di quei politici da quattro soldi che vedono in queste museruole un segno di obbedienza e di sudditanza, oltre che un’occasione imperdibile per bustarelle. Ad ogni buon conto esistono studi che attestano il potere delle mascherine nel ridurre la pressione parziale dell’ossigeno nel sangue o di aumentare  la percentuale di Co2.

In conclusione: le mascherine non offrono alcuna protezione, ma sono dannose per la salute. Una conseguenza di ciò sono, ad esempio, i casi sempre più  diffusi di infezioni da Il virus respiratorio sinciziale, ad esempio nei Paesi Bassi , in Australia, Israele, Svizzera e altri paesi, che colpiscono principalmente i bambini. I letti della terapia intensiva per i bambini sono già sovraffollati. Adesso però cominciano ad arrivare dati presi sul campo, ovvero nelle scuole i quali danno un risultato assolutamente paradossale: portare mascherine  invece di diminuire i contagi li aumenta. Ecco due tabelle una dedicata agli studenti e l’altra al personale scolastico che condensano i risultati di uno studio condotto dalla Brown University su una serie di scuole americane (cliccare sulle immagini per ingrandirle).

 

 

 

 

Come si vede sono state esaminate scuole in cui c’era l’obbligo delle mascherine (in blu)  e scuole dove invece non si portavano (in rosso): bene il rateo di infezioni è molto minore in queste ultime sia per gli alunni che il personale.

Questo risultato potrebbe parere sorprendente perché anche se  sono inutili le mascherine non dovrebbero aumentare il rischio e invece accade proprio questo perché la riduzione della pressione parziale di ossigeno e il notevole aumento della concentrazione di CO2 portano non soltanto ad una riduzione delle capacità cognitive, ma anche ad una minore efficienza del sistema immunitario per cui alla fine si finisce per essere più sensibile alle infezioni. Oltre a questo c’è da dire che batteri, virus e funghi si moltiplicano a dismisura fra le trame della mascherine favorendo dunque le infezioni. Di certo il covid non è un pericolo per i bambini e per gli adolescenti, ma il pericolo può venire invece proprio dai sistemi usati per ridurre le infezioni: le mascherine possono infatti provocare l’interruzione dello sviluppo del sistema enzimatico con danni a lunghissimo termine.

Simplicissimus

https://ilsimplicissimus2.com/2021/07/26/smascherate-le-mascherine-153458/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=smascherate-le-mascherine-153458

fonte: ALTRA INFORMAZIONE

sono i vaccini a produrre le varianti più pericolose

 

Media e politici mantengono continuamente il focus sulle nuove varianti. Da un lato l’allarmismo spinge sempre più persone a vaccinarsi, dall’altro monta l’odio verso coloro che, per vari motivi, hanno deciso di non procedere in tal senso. Eppure, sulla base di prove scientifiche, la narrativa secondo cui le persone non vaccinate sono causa delle varianti più pericolose è falsa, oltre che seriamente preoccupante. Ad esempio uno studio apparso lo scorso 29 aprile sulla prestigiosa rivista ‘Cell’ propone l’ipotesi che, invece, siano proprio i vaccini mRNA a provocare nuove varianti che si differenziano, e sono più temibili e insidiose, di quelle naturali.
Ne parla il dottor Paolo Gulisano, medico epidemiologo e saggista, in questo articolo pubblicato dal quotidiano online ‘La Nuova BQ’ che proponiamo ai nostri lettori. “Più vacciniamo la popolazione, più rapidamente creiamo vaccino-resistenza” – scrive Gulisano – “Si tratta inoltre di varianti artificiali, ben diverse da quelle che si sviluppano in modo naturale. Le varianti naturali sono meno aggressive e pericolose, contagiano ma non fanno ammalare, consentendo, in altre parole, l’endemizzazione ossia la fine della fase acuta dell’epidemia. Il virus, che è un parassita, muta opportunamente adattandosi all’ospite (suo habitat naturale) con cui convive senza più danneggiarlo. Non così nel caso in cui le varianti virali siano state selezionate per vaccino-resistenza”.
Non sarebbero dunque le persone non vaccinate a rappresentare un pericolo per gli altri, ma piuttosto sono i vaccinati che diventano ‘terreno fertile’ per mutazioni potenzialmente sempre più aggressive di SARS-CoV-2. Il che significa che la vaccinazione di massa (spinta a livello planetario con vaccini che, come ammesso dalle stesse case produttrici, non sono progettati per bloccare l’infezione, ma tutt’al più per ridurne i sintomi), ci sta mettendo tutti in una situazione più grave del necessario.
Senza dimenticare che la malattia ormai la conosciamo e che esistono cure domiciliari efficaci.

* * *

 

di Paolo Gulisano
lanuovabq.it

Giorno dopo giorno l’allarmismo rispetto alla pandemia sta crescendo. La strategia è sempre la stessa, da più di un anno: quando i casi, i ricoveri, i decessi diminuiscono, si rilancia il tema delle varianti, di nuovi “nemici” che arrivano, ondata dopo ondata, sempre più minacciosi e pericolosi. Rispetto alla variante Delta, sempre presentata come “nuova” ma che in realtà non lo è più da un pezzo, superata da nuove mutazioni, ci sono due narrazioni esattamente contrapposte.

Di fronte all’aumento dei numeri, il Governo e il CTS hanno una sola risposta: aumentare il numero dei vaccinati, procedere con rastrellamenti e controlli per scovare chi ancora – soprattutto tra gli over 60 – non si è sottoposto alla vaccinazione. È la narrazione che potremmo definire extra vaccinum nulla salus.

Dall’altra parte invece c’è chi sostiene che sono proprio i vaccini a causare una selezione di nuovi ceppi virali. Una tesi che ovviamente il pensiero dominante respinge. Ma ci sono delle prove scientifiche a sostegno di questa tesi? Ci sono eccome. Su Cell del 29 aprile scorso è uscito un articolo molto interessante. Cell è una rivista di scienze della vita per la pubblicazione di articoli scientifici a revisione paritaria, nata nel 1974 dallo scienziato Benjamin Lewin.

Già il titolo non lascia spazio a dubbi: “Molteplici varianti di SC2 sfuggono alla neutralizzazione da parte dell’immunità umorale indotta dal vaccino“. Nell’articolo si scrive tra l’altro che «la sorveglianza in corso ha rivelato l’emergere di varianti che ospitano mutazioni nella spike, il principale obiettivo degli anticorpi neutralizzanti». Per comprendere l’impatto di queste varianti, è stata valutata la capacità di neutralizzazione di  individui che hanno ricevuto una o due dosi di vaccini mRNA273 contro ben 10 ceppi di SARS-CoV-2 circolanti a livello globale. La metà erano altamente resistenti alla neutralizzazione. Ciò significa che un numero relativamente piccolo di mutazioni può mediare una potente fuga dalle risposte vaccinali. Sebbene l’impatto clinico della resistenza alla neutralizzazione rimanga incerto, questi risultati evidenziano il potenziale per le varianti di sfuggire alla neutralizzazione dell’immunità umorale.

A questo punto si fa strada l’ipotesi che possa essere  il vaccino a indurre una selezione di mutanti più contagiosi e più pericolosi.

Dobbiamo tener conto che i virus a RNA, a singolo filamento come questi, non solo formano rapidamente mutanti, soprattutto nella parte della Spike che è quella immunogenica, riuscendo così a sfuggire rapidamente a quello che è l’attacco del sistema immunitario. C’è, infatti, un RNA polimerasi RNA dipendente che introduce molti errori nella sua replicazione, formando, quindi, molto rapidamente mutanti con mutazioni che sono presenti in tutti i virus del nuovo mutante.

Quando ci si vaccina si producono degli anticorpi specifici per l’antigene vaccinale ma questi anticorpi prodotti attraverso il vaccino non sono in grado di legarsi a tutti i mutanti minori, quindi i mutanti minori che sfuggono dal legame con l’anticorpo vaccinale sono propriamente quelli che si replicano e determinano la resistenza perché godono di un vantaggio selettivo. Essi vengono quindi selezionati proprio dalla vaccinazione.

Più vacciniamo la popolazione, più rapidamente creiamo vaccino-resistenza. Si tratta inoltre di varianti “artificiali”, ben diverse da quelle che si sviluppano in modo naturale. Le varianti naturali sono meno aggressive e pericolose, contagiano ma non fanno ammalare, consentendo, in altre parole, l’endemizzazione ossia la fine della fase acuta dell’epidemia. Il virus, che è un parassita, muta opportunamente adattandosi all’ospite (suo habitat naturale) con cui convive senza più danneggiarlo. Non così nel caso in cui le varianti virali siano state selezionate per vaccino-resistenza.

La prova di questo, la vera e propria “pistola fumante”, potrebbe essere data dal sequenziamento di queste varianti, come ha recentemente dichiarato la dottoressa Loretta Bolgan. Si potrebbero distinguere le varianti naturali da quelle indotte da vaccino, attraverso lo studio della Spike.
Stanno uscendo i primi studi che dimostrano che, utilizzando tecniche di spettrometria di massa (Proteomica), è possibile discriminare la spike da vaccino da quella naturale.

Questi risultati suggeriscono che i vaccini mRNA potrebbero dover essere aggiornati periodicamente per evitare una potenziale perdita di efficacia clinica. Di qui la ventilata necessità di una terza dose, che prelude poi ad infinite dosi, ogni anno. Ma vaccini che forniscono una protezione insufficiente verso l’infezione non sono in grado di impedire la trasmissione del virus, con conseguente irraggiungibilità dell’agognata immunità di gregge. L’emergere anzi di questi nuovi ceppi varianti minaccia di vanificare quanto finora compiuto con le cure nell’arrestare la diffusione del Covid.

Paolo Gulisano
lanuovabq.it
FONTE: https://lanuovabq.it/it/sono-i-vaccini-a-produrre-le-varianti-piu-pericolose

Scelto e pubblicato da Valentina Bennati – ComeDonChisciotte.org

https://comedonchisciotte.org/sono-i-vaccini-a-produrre-le-varianti-piu-pericolose/

fonte: ALTRA INFORMAZIONE