mercoledì 31 gennaio 2018

"all'uomo che vuole votare" - Albert Libertad


"La definizione di “anarchico” ha assunto nel tempo un significato negativo.
La gente è stata ammaestrata affinché leggesse in quel termine qualcosa di malvagio.

Usciamo dalle definizioni, guardiamo i contenuti, comprendiamo il senso delle parole anziché strumentalizzarle e consentire a chi ci tratta come animali da circo di farne l’uso che più gli conviene.
Il senso profondo del testo che segue è meraviglioso.
Parla di Libertà, di Autodeterminazione, di Senso Critico. Concetti pericolosissimi per chi ci vuole sottomessi e ancora più pericolosi per chi ha paura di essere Libero e non saprebbe nemmeno di esistere se non legasse la sua esistenza ad una qualche corrente che gli tolga ogni responsabilità.

Vi ricordo che allo schifo in cui ci troviamo ci siamo arrivati votando..."
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"L'ora di scegliere i tuoi pastori è suonata di nuovo. Essa riecheggia gravemente alla campana di tutte le politiche, affinché tu non lo scordi: tutti alle urne, nessuna astensione. 

Ecco il ritornello finale delle diverse suonerie. Non votare è un peccato, dice il cattolico. Non votare è da cattivi cittadini, dice il repubblicano. Non votare è tradire i propri fratelli, dice il socialista. 

Cos'è dunque votare? È scegliere da sé il padrone che vi prenderà a frustate, che vi deruberà . L'operaio forgia le catene che lo legano, costruisce le prigioni che lo rinchiudono, fabbrica i fucili che lo uccidono. Impasta la brioche che non mangerà , tesse i vestiti che non indosserà ...


Ma questo non gli sembra sufficiente. Vuole sembrare il padrone, il POPOLO SOVRANO, e sceglie lui stesso coloro che gli toseranno la lana sul dorso. È il bestiame, il gregge che nomina i suoi pastori. Crede che sia impossibile non essere guidati, tanto vale allora prendersi lo sfizio di scegliere i pastori che colpiranno la sua schiena e i cani che morderanno i suoi talloni. UOMO CHE VUOI VOTARE, RIFLETTI. Rifletti bene...

I ricchi sono potenti solo grazie ai loro pastori e ai loro cani. Ma la forza dei pastori e dei cani deriva solo dalla tua accettazione, dalla tua obbedienza, dal tuo voto. Non mettere più la scheda nell'urna. Restatene a casa o vai a zonzo. Fregatene del voto. La tua forza non è in un pezzo di carta. È nel tuo cervello, nel tuo braccio, nella tua volontà , quando saprai impiegarli a fare gli affari tuoi e non quelli degli altri."
(  Albert Libertad - «All'Uomo che vuole votare», 1908)


Manifesto antielettorale, 1 marzo 1906
Pubblicato da l’Anarchie n. 47, a firma di Albert Libertad

Traduzione di Giuliano Corà, gennaio 2018

“ È l’elettore, il criminale!
Tu ti lamenti: ma sei tu che vuoi la conservazione del sistema in cui vegeti. Di tanto in tanto ti ribelli, ma per ricominciare ogni volta da capo. Sei tu che produci tutto, che ari e semini, che martelli e tessi, che impasti e trasformi, che costruisci e fabbrichi, che alimenti e fecondi!

Perché dunque non mangi a sazietà? Perché sei tu lo straccione, l’affamato, il vagabondo? Sì: perché sei tu a non avere pane, scarpe e dimora? Perché non sei il padrone di te stesso? Perché ti pieghi, obbedisci e servi? Perché sei tu l’inferiore, l’umiliato, l’offeso, il servo, lo schiavo?
Tu produci tutto e non possiedi niente? Tutto viene da te e tu non sei nulla.

Ma io mi sbaglio. Tu sei l’elettore, il votard (termine intraducibile, appartenente al lessico anarchico del primo Novecento. E' composto dal sostantivo 'vote' (voto) più il suffisso -ard, che ha una connotazione peggiorativa e spregiativa), colui che accetta ciò che è; colui che, per mezzo della scheda elettorale, sanziona tutte le proprie miserie; colui che, votando, consacra tutte le sue servitù. 

Tu sei il servo volenteroso, il domestico servizievole, il lacchè, il tirapiedi, il cane che lecca il bastone che lo colpisce, e striscia di fonte alla mano del padrone. Tu sei sbirro, carceriere e spia. Tu sei il buon soldato, il portiere modello, l’inquilino accondiscendente. Sei l’impiegato fedele, il servo devoto, il contadino morigerato, l’autore rassegnato della tua medesima schiavitù.

Sei tu stesso il tuo boia. Di che ti lamenti?

Tu sei un pericolo per noi uomini liberi, per noi anarchici. Sei un pericolo tanto quanto i tiranni, tanto quanto i padroni che tu stesso ti scegli, a cui dai un nome, che sostieni e nutri, che proteggi con le tue baionette, che difendi con la tua forza di bruto, che esalti con la tua ignoranza, che legalizzi con le tue schede elettorali, e che ci imponi con la tua imbecillità.
E allora avanti, va’ a votare! Abbi fiducia nei tuoi mandatari, credi nei tuoi eletti.
Ma smettila di lamentarti. Il giogo che subisci, te lo sei imposto da solo. 

I crimini di cui soffri, sei tu che li commetti. Tu sei il padrone, tu il criminale e – ironia della sorte – tu sei lo schiavo, e sei la vittima.

Ma noi, stanchi dell’oppressione dei padroni che tu stesso ci imponi, stanchi di sopportare la loro arroganza, stanchi di sopportare la tua passività, noi siamo qui a chiamarti alla riflessione, e all’azione.
Avanti, datti da fare. Abbandona gli stretti legacci delle Leggi, ripulisci con rudezza il tuo corpo, per sterminare i parassiti e la canaglia che ti divorano.
Solo allora potrai vivere pienamente.”

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fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/

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