venerdì 4 maggio 2018

Discobolo di Mirone: amore folle ariano


400-450 a.C l’origine. 
Il bisogno umano di spezzare gli schemi rigidi dell’iconografia statica antica. 
L’esaltazione del corpo, connesso alla mente pensatrice. 
La scoperta ossessiva del vero ; l’anatomia umana. Il movimento. 
Il bello celato nel bisogno incomprensibile di equilibro, della sua ricerca. Della sua frenesia ottenuta nel brivido del vuoto. 
I muscoli tersi vibranti, il volto concentrato ma sereno. 
Un discobolo immortalato, fuso nel bronzo nell'atto di massima potenza nel prepararsi al lancio del disco.


Il bisogno di fermare l’istante. 
Paralizzarlo, contemplandone il senso, per restarci. Per renderlo eterno. Per una traccia. Un segno, del nostro passaggio. 
Un bisogno arcaico che sfociò secoli e secoli dopo nella FOTOGRAFIA. 
Una geometrica disposizione del corpo, che pone l’uomo; il suo mistero razionalizzabile alle leggi matematiche. 
Un uomo nuovo, libero e democratico. 
Un corpo sinuoso formato da una linea che crea un arco, congiungendo testa, disco e piede, ed una linea serpentina che sviscera lungo il corpo morendo nel disco.


Creata forse per la città e la gloria eterna di Sparta. 
Perduta per sempre nello scorrere del tempo. 
Immaginabile grazie alle numerose copie future realizzate in epoca Romana in pietra. 
La più famosa risale al II secolo d.C ; Discobolo Lancellotti conservata presso il Museo nazionale romano di Palazzo Massimo a Roma. 
Voluta durante la Germania nazista da Hitler che tanto la bramava per porla come simbolo di supremazia tedesca ariana sul resto del mondo, per indurre le masse a seguire i canoni di bellezza e prestanza fisica della statua (dell’arte classica) per una continuità di superiorità di razza che andava dal mondo greco alla follia nazista, che sosteneva, la discendenza germanica (razza ariana) con i popoli antichi classici della Grecia.


Il Discobolo fu acquistato dalla Germania per 5 milioni di lire, pagati in contanti alla famiglia Lancellotti caduta in disgrazia e Mussolini stesso, diede disposizioni affinché le richieste di Hitler fossero soddisfatte, e nulla valse l’impegno del ministro Bottai per dissuaderlo. 
Il Fuhrer colloco l’opera nella Glyptothek di Monaco di Baviera, e venne presentata al popolo il 9 giugno del 1938 come regalo alla nazione, invitando tutti i tedeschi a porle omaggio in quanto rappresentatrice del loro antico popolo. 
Il Discobolo fu oltraggiato ulteriormente, utilizzandolo come simbolo germanico durante le Olimpiadi a Berlino ed entrò nel film “Olimpia” di Leni Riefensthal , dove la statua prese vita divenendo un atleta dai tratti ariani. 


Cadde così nell'oblio, ogni contatto storico della realtà così usurpata e violata di quel bronzo (copia reale) che si affacciava nel Mar Egeo; accarezzata dalla salsedine dei venti Etesii, dal bacio luminoso di Apollo, dai tralci di vite fresca, che corrono sui muri in pietra, dagli ulivi in frutto, dalla terra argillosa, dai canti poetici, i suoni del mare, quei sapori. Le sirene. 
Dal blu più intenso che dimora soltanto nel cielo della Grecia. 
Io amo pensarla lì. 
Così da qualche parte. 

Simone De Bernardin

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/


Simone De Bernardin nasce a Verbania sul Lago Maggiore il due settembre 1989. Fin dalla tenera età, dimostra di essere un bambino molto introspettivo, riflessivo e creativo, passa le sue giornate a inventare, osservare, riflettere e a domandarsi i perché dell’esistenza e tutto ciò che riguarda la vita e la natura. Verso la fine delle scuole elementari, comincia a scrivere appunti, riflessioni e poesie su ciò che gli accade e su ciò che lo circonda raccogliendole tutte in un grosso raccoglitore dove continua tutt’oggi a scrivere. Il primo anno di scuola media riceve la sua prima macchina fotografica con la quale comincia a scattare e a sperimentare la fotografia e da subito s’innamora del bianco e nero per la sua capacità espressiva di cogliere l’essenza delle cose.Studia fotografia e comincia a realizzare immagini e poesie che toccano temi tipici del Romanticismo di cui egli si sente attratto e che ne condivide i principi quali, il tema dell’infinito, il sentimento, il mistero, l’inconscio, la natura e il rapporto tra vita e morte. Nel 2012, realizza la sua prima mostra fotografica, presso il Comune di Verbania, e successivamente partecipa al concorso Il Segno dove viene segnalato come giovane artista, esponendo le sue opere a Venezia presso Palazzo Zenobio e successivamente a Milano presso la Galleria Zamenhof. Nel 2013 raccoglie un'insieme di sue poesie in un libriccino dal titolo Animam Meam. Nel 2014 termina il suo primo romanzo Lettere.

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