giovedì 10 agosto 2017

Costante Girardengo e Sante Pollastri, una storia di prima del motore


Costante Girardengo nacque, quinto di sette figli, a Novi Ligure il 18 marzo del 1893.
Novi Ligure, a dispetto del toponimo, si trova in provincia di Alessandria, Piemonte.
La città nella seconda metà dell'Ottocento vide una grande espansione, grazie all'arrivo della ferrovia Torino-Genova.
La posizione geografica, la manovalanza derivante dall'inurbamento degli abitanti dalle campagne e le nuove infrastrutture favorirono il rapido sviluppo di nuove industrie.
In questo contesto vide la prima luce il futuro campione delle due ruote. Il tempo ci ha insegnato una parola per definire la condizione sociale dei Girardengo: famiglia di umili origini, dove il padre curava con amore la terra e la madre i figli.
Costante appena terminati gli studi elementari iniziò a lavorare nella rivendita di sale e tabacchi acquistata dal padre. Annessa al negozio vi era l'osteria di famiglia.
Costante s'innamorò subito della bicicletta.
Il primo contatto con il pubblico avvenne nella sua città natale, Novi Ligure.
Correva il 1907, e nella città piemontese era giunto il famoso podista Dorando Pietri, lo sconfitto più famoso del Novecento. Pietri sfidò i presenti sulla piazza centrale del paese. Il podista mise in palio due lire per il ciclista che fosse riuscito a compiere in bicicletta due giri della piazza del Mercato prima che lui ne terminasse di corsa uno. La sfida si trasformò nel concedere un giro di vantaggio al podista. Dopo diversi inutili assalti a Pietri ecco che sulla piazza giunge un ragazzino sfrontato, con la bici rubata al padre e la foga dei vincenti. La sfida prese subito corpo e Girardengo sembrava saltare su quei pedali, come i nostri occhi s'abitueranno ad ammirare negli anni novanta del Novecento grazie a un ragazzino pelato e dalle orecchie a sventola.


Costante inseguì, raggiunse e infine staccò l'olimpionico emiliano.
Costante Girardengo vinse la prima gara della sua vita e guadagnò i primi soldi grazie alla bicicletta. Gli abitanti di Novi Ligure lo portano in trionfo per le vie della città.
Il padre vacillò, non poteva resistere oltre: Costante necessitava di una bicicletta nuova.
Sarà acquistata e pagata in sette rate mensili, 160 lire il costo.
Nacque così la leggenda dell'omino di Novi.
Il tempo corre, più veloce di una bicicletta.
Divenuto professionista nel 1912, ottenne un nono posto al Giro di Lombardia. L'anno seguente conquistò il primo di nove titoli italiani per professionisti su strada. Lo stesso anno vinse una tappa al Giro d'Italia, dove concluse sesto nella classifica finale. La vittoria del titolo italiano, giunta sulle strada di Alessandria, fu macchiata dalla prigione. Costante era uscito dalla caserma di Verona, dove svolgeva il servizio militare, senza permesso. Questo fatto gli costò 15 giorni di prigione di rigore e 30 giorni di prigione semplice.
Nel 1914 si aggiudicò la tappa più lunga mai disputata al giro d'Italia, La Lucca-Roma di 430 km.
Dovette interrompere la propria attività agonistica a causa dello scoppio del primo conflitto bellico. Nel 1917 tornò alle competizioni con un secondo posto alla Milano-Sanremo, gara che si aggiudicherà l'anno seguente.
Il 1919 vide Girardengo aggiudicarsi il terzo titolo italiano e il Giro d'Italia, manifestazione dove riuscì nell'incredibile impresa di mantenere la maglia rosa dalla prima all'ultima tappa e distanziare il secondo in classifica, Tano Belloni, di oltre 50 minuti. Nell'autunno di quell'anno conquistò il Giro di Lombardia.
Sino al 1925 riuscì a conservare il titolo italiano. Purtroppo il Giro d'Italia gli sfuggì per diversi anni, sempre a causa di ritiri. Nel 1921 conquistò tutte le prime quattro tappe della Corsa Rosa. Il 1923 fu un anno d'oro per il corridore piemontese: vinse la Milano-Sanremo e il Giro d'Italia, dove si aggiudicò otto tappe.
In seguito a questi successi fu coniato per lui il termine di campionissimo, poi legato a doppia mandata a Fausto Coppi.
Una nuova figura si affacciava nel ciclismo professionista, un corridore che lascerà il suo segno indelebile in questo magnifico sport: Alfredo Binda.
Il corridore lombardo, Binda nacque a Cittiglio, nel 1925 s' aggiudicò il Giro d'Italia precedendo Costante Girardengo.
La fortuna di Binda fu di trovare sulla propria strada un Girardengo nella fase di maturità, forse sarebbe meglio dire di iniziale declino della propria carriera. Tra i due vi erano nove anni di differenza, a favore del corridore lombardo.
Quando Binda vinse il Giro d'Italia del 1925, precedendo Girardengo, il ciclista piemontese aveva 32 anni. Malgrado l'età dimostrò di poter compiere ancora infinite imprese sportive.
Nel 1926 vinse ancora la Milano-Sanremo. In tutte le altre competizioni dovette cedere la ruota all'astro nascente Binda. L'anno seguente giunse secondo alla prima edizione dei campionati mondiali, preceduto dal ciclista lombardo.
Nel 1928, a 35 anni, riuscì nell'impresa di vincere per la sesta volta la Milano-Sanremo, battendo finalmente Binda in una volata lunghissima.
Si ritirò dalle competizioni nel 1936, dopo aver ottenuto 106 successi in strada e 965 nelle gare in pista.
La Gazzetta dello Sport nel 1935 scrisse che “Girardengo ha coperto in corsa 950.000 chilometri, quasi 25 volte il giro della Terra”. Il Corriere della Sera, a firma di Orio Vergani, scrisse: “ha corso. Non ha fatto altro. Cioè, ha fatto qualche altra cosa: ha vinto. Ha vinto in permanenza dal 1913 a oggi. Aveva tante corse da vincere, Girardengo, che non ha potuto permettersi nessuno spasso. Qualche lusso, si: le due ville, le campagne, l'automobile. Ma divertimenti mai”.


Se non fosse per una famosa canzone di Francesco De Gregori, questo dovremmo ricordare di Costante Girardengo. Il cantautore romano ha ricordato, nell'opera “Il bandito e il campione”, il rapporto tra il campione, Girardengo, e il bandito, Pollastri.
Chi era Sante Pollastri?
Il futuro bandito nacque a Novi Ligure nel 1899. Iniziò presto la propria carriera di ladro rubando carbone per proteggersi dal freddo.
Il periodo del passaggio da ladro a omicida è avvolto nelle nebbie della pianura padana.
La leggenda vuole che divenne nemico dell'arma dei carabinieri in seguito alla morte, uccisione usando parole che profumano d'anarchia, di un suo complice durante un tentativo di furto. Una seconda versione ricorda l'abuso subito dalla sorella da parte di un appartenente all'arma. Nel 1918, a 19 anni, avrebbe ucciso il colpevole e sarebbe fuggito.
Le nebbie non si diradano, ma avvolgono sempre più questa figura. Si giunse al 1922 quando, uscendo da un bar, avrebbe sputato una caramella, al rabarbaro riportano le cronache, vicino agli stivali di due fascisti, che interpretarono quel gesto come un atto di sfida e lo picchiarono a sangue.


Il 14 luglio del 1922, Pollastri e la sua banda, formata da ladri e anarchici in fuga, rapinarono un cassiere della Banca Agricola. Nella colluttazione che ne seguì, partì un colpo dalla pistola di uno dei banditi che, colpendo in pieno petto, provocò la morte del cassiere. Gli anni della latitanza furono funestati da molti delitti perpetrati dalla mano nefasta del Pollastri: molto scalpore destò l'uccisione di due carabinieri, nel 1926, a Mede in Lomellina. Tra Piemonte, Liguria e Lombardia, la banda di Pollastri fu responsabile della morte di 5 carabinieri e due poliziotti.
Sante Pollastri scappò.
Era un uomo in fuga.
Si rifugiò a Parigi, dove fu catturato il 10 agosto del 1927.
La cattura avvenne nei pressi della metropolitana grazie all'intervento del commissario Guillaume, uomo che Georges Simenon trasformerà nel commissario Maigret consegnandolo al mito.
Sante Pollastri fu tradito da una confidenza di un informatore della polizia.
Tra i nomi degli autori dell'informazione data alla polizia si ipotizzò quello di Costante Girardengo. 


Un ciclista famoso, definito il campionissimo, permise l'arresto di un pluriomicida?
Il tutto nella capitale francese?
Il rosa, colore della maglia del vincitore del Giro d'Italia, si tinge di giallo, colore che indossa il vincitore del Tour de France.
Le vite di Sante Pollastri e Costante Girardengo ebbero corsi paralleli, e non solo a causa della comune discendenza novese. I testimoni concordano sul fatto che i due si conoscessero, che fossero amici e, sempre secondo le voci, che continuassero a vedersi anche negli anni della latitanza. I due s'incontrarono sicuramente a Parigi, al termine di una gara al Velodromo, in una fredda sera dell'inverno del 1925. Quel colloquio fu oggetto di una testimonianza che Girardengo rilasciò al processo nei confronti di Sante Pollastri dopo la cattura e l'estradizione sul suolo italico.
Così si conclude la storia di un uomo divenuto campionissimo, di un amico trasformatosi nel più famoso ladro nell'Italia che si avviava al fascismo, della cattura da parte di un commissario francese divenuto leggendario grazie ad un immenso scrittore e di come la passione per la bicicletta fece cadere il castello di carta costruito da un uomo che non conosceva il significato della parola onestà.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia
Giovanni Luigi Brignoli - Le confessioni di Pollastro. L'ultimo bandito gentiluomo - Vulcano, 1995

Marco Ventura - Il campione e il bandito. La vera storia di Girardengo e Pollastro - Il Saggiatore 2006

Paolo Bottiroli - Girardengo, il campionissimo - Italica edizioni, 2013

Marco Pastonesi - Girardengo - Ediciclo editore, 2005

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