martedì 10 aprile 2018

lui è tornato... cit. parte 2°


La serata era andata bene, LUI aveva riscosso successo, 3 ore a braccio facendo saluti romani, proclami e promesse. Fuori c'era stata la guerra civile, feriti da entrambe le fazioni, detriti e sanpietrini come non ci fosse un domani, come stelle filanti in una discarica (cit.).
LUI era rimasto tutta la notte a gridare, fiero, orgoglioso di essere un vero italiano, però...
Quando tutti gli ospiti se ne erano andati, dopo aver fatto mille e più selfi con donne e bambini, dopo aver firmato autografi a passatisti in erba, si ritrovò improvvisamente solo come un cane.
LUI era stato un grande mattatore quella sera, ma aveva capito di essere rimasto solo con se stesso.
Senza più nessuno davanti che stimolasse il suo ego, senza più nessuna maschera, quale uomo era, chi era diventato?
Cadde in una pesante depressione, mentre saliva nella sua camera da letto. Aveva scelto la stanza imperiale, gli piaceva tutto ciò che gli ricordava l'Impero. Iniziò a spogliarsi davanti allo specchio.
Si guardò per un'ora completamente nudo, senza filtri, senza più barriere e si chiese: "ma io chi cazzo sono???". Non sapeva più chi fosse, non si riconosceva più allo specchio, non capiva il mondo che lo circondava, iniziò ad andare a ritroso nel tempo, quando era ancora socialista, prima di tradire le sue origini ed iniziò a capire gli errori, i crimini, il passato, il presente e finalmente vide la luce.

LUI VIDE LA LUCE!!!
"Dux mea Lux", esclamò a voce alta come un mantra per ben 12 volte, ma nulla da fare, non riusciva più a caricarsi, ed allora iniziò a piangere, triste ed affranto iniziò ad adagiarsi sul letto stremato e disperato.
"Che dormita...", erano già le 14, fuori il sole sembrava aver cancellato la buia giornata bellicosa, sembrava quasi un pomeriggio di primavera.
Era come morto e rinato, qualcosa era cambiato, cosa era successo durante la notte?
Aveva fatto un sogno strano, uno di quei sogni lucidi e vividi da far spavento per realismo.
Aveva sognato un carro funebre che portava una salma senza volto, un ometto indefinito di mezza età accompagnato da persone vestite di nero che lo seguivano bendate. Poi un temporale, la pioggia sembrava vera, la sentiva nelle ossa mentre camminava lungo quella strada che portava verso un fiume verde. Il corpo venne adagiato sul letto del fiume e rimase a galla fino a quando sparì come un puntino all'orizzonte.
LUI nel sogno era spettatore e si ricordò di quel gatto, grosso, rosso e sornione che lo puntava e gli parlava senza parlare, come se comunicasse telepaticamente.
Fu quello il momento di rottura con il passato, in pochi secondi si rese conto di essere morto e rinato, di non essere più LUI, ma di essere un altro, di essere cambiato, di essersi guardato dentro e di aver riscoperto la sua anima socialista più pura. Non riusciva a capire cosa fosse successo nel sogno, ma al suo risveglio tutto gli sembrò chiaro, come lo avesse sempre saputo... Era confuso, felice e un po' disperato.
Il gatto rosso era seduto ai piedi del letto al suo risveglio, lo guardava e sbadigliava, forse aveva fame, forse voleva solo del latte, ma ad un certo punto salì sulla finestra e se ne andò via.


LUI era cambiato, decise di non presentarsi per l'adunata che aveva organizzato per il pomeriggio, voleva travestirsi per sfuggire ad un destino che non gli apparteneva più.
Nell'armadio aveva trovato una vecchia parrucca bionda dimenticata, la indossò e si truccò per passare inosservato in mezzo alla folla che lo aspettava sotto il balcone e fuori dall'albergo.
Rubò dalla stireria vestiti da donna, si cambiò fino a sembrare un vecchio laido travestito, era quasi pronto per affrontare una nuova vita.
"DUSCE... DUSCEEE...", la piazza era gremita, la gente spingeva, l'aria si faceva pesante, nessuno si presentava, aveva paura di non riuscire a sfuggire alla massa che trepidava per LUI, ma lui non era più LUI, lui era cambiato e girava pure vestito da donna.
Poi uscì fuori e qualcuno lo vide arrivare barcollando sui tacchi.
"FROSCIO... FROSCIOOO...", senza riconoscerlo la gente iniziò ad inveire verso questo ometto vestito da donna che si presentò fuori dal portone dell'Hotel.
"E chi è sto finocchio? Ma guardatelo, se lo vedesse il DUSCE sai che gli farebbe?".
"Pervertito, non ti vergogni a passeggiare vestito così in mezzo a noi che aspettiamo LUI???"
"Meniamolo, anvedi sto froscione, vecchio, laido e puzzone"...
"Muori zecca comunista, muoriii"...

Fu così che LUI, vestito da donna, prese un sacco di botte dai suoi più accaniti fan che lo aspettavano ansimanti, ma in fondo gli era pure andata bene, sarebbe potuto morire e nessuno lo avrebbe riconosciuto. E' proprio il caso di dire che, talvolta, l'abito fa il monaco.
Tutto indolenzito, con un occhio nero e l'altro rosso, con i vestiti stracciati e pieno di lividi e tumefazioni su tutto il corpo, si mise sul ciglio della strada per fare l'autostop, tanto oramai non aveva nulla da perdere e non aveva più nessuna meta.
Fu raccattato da una famiglia di etiopi che gentilmente gli diede un passaggio lontano, lontano nel tempo...
Nessuno lo rivide più, solo il gatto rosso sornione lo salutò a modo suo guardando la macchina allontanarsi.

fonte: http://maestrodidietrologia.blogspot.it/

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