martedì 12 dicembre 2017

perché il Movimento 5 Stelle non ha i requisiti per far cambiare rotta al paese

LA LEZIONE DI KIERKEGAARD




In una recente intervista rilasciata alla trasmissione radiofonica Border Nights, invitata dal conduttore ad esprimere un’opinione sul M5S, ho nuovamente bocciato tale movimento (e nella mia valutazione tranciante includo movimenti affini, sia parlamentari che extraparlamentari) perché incapace di fatto di imprimere una svolta al nostro sciagurato paese. Il perché ce lo spiega Kierkegaard. Come noto ai cultori della materia, il filosofo danese fondava tutto l’impianto del suo pensiero filosofico sulla concezione della vita come esistenza e sull’esistenza come una scelta continua o aut aut. Chi non sceglie non esiste concretamente, e chi non esiste è un morto che cammina e che respira. Ma in che cosa consiste l’imperativo categorico dell’aut aut? Esso consiste nella scelta tra alternative inconciliabili e irriducibili, cioè nella possibilità di scegliere ma anche di non scegliere. Dunque per Kierkegaard l’esistenza scorre tra la scelta e la non scelta o il nulla, e in ciò consiste la tragicità della vita umana. Queste due alternative, scegliere da che parte stare o non scegliere, Kiergegaard le simbolizza in due modelli di vita antitetici: la vita estetica e la vita etica. Figura emblematica della vita estetica è il don Giovanni di Mozart, l’inquieto seduttore che passa da una conquista all’altra senza mai scegliere, trascinato drammaticamente dai suoi istinti e dal piacere. Che lo sappia o no, l’esteta è un disperato, crede di essere libero ma in realtà è schiavo di se stesso, della sua incapacità di scegliere. Figura emblematica della vita etica è invece il giudice Wilhelm, che ha scelto un lavoro, una donna e i rischi connessi. La vita etica è dunque scelta ma anche rischio: essa comporta sempre dei rischi: delusione, tradimento, sofferenza, ma porta in nuce la libertà, ciò che rende veramente umana una persona e quindi ne racchiude anche la dignità e la bellezza, anche quando le scelte, pur essendo votate al bene, si rivelano tragicamente sbagliate. Kierkegaard analizza poi un ulteriore stadio, la vita religiosa, che tralascio perché non rientra nella trattazione del tema proposto.

Ora, qualcuno si chiederà: cosa centra il pensiero di Kierkegaard con la politica, con il M5S e con la salvezza del Paese? Apparentemente nulla, ma se andiamo oltre una visione superficiale è proprio il principio dell’aut aut di Kierkegaard che getta luce sull’incapacità del M5S di cambiare l’Italia e sulla sua pretesa di essere il nuovo che stravolgerà tutto. Se la vita etica, come abbiamo visto, è essenzialmente scelta, il M5S non può definirsi un movimento etico (“etico” inteso come la possibilità di compiere il bene per la collettività), cioè non può liberare il Paese dai poteri forti che  da decenni lo stritolano in una morsa mortale. Infatti il M5S è il movimento della non scelta per antonomasia, non avendo mai espresso posizioni nette e inequivocabili tra nodi che ormai sono urgentissimi da sciogliere. Se andiamo a scorrere velocemente il programma del M5S non può sfuggire ai più acuti che esso è un non programma, privo com’è di scelte chiare e forti. In Occidente da tempo alla politica si pongono alternative improcrastinabili: restare o uscire dall’Europa? Restare dentro la NATO o abbandonarla? Avanzare proposte di politica sociale ed economica che diano concretezza ai principi della Costituzione o ridurli solo a una vuota retorica? Uscire dal Parlamento come segno di protesta per l’incostituzionalità di governi illegittimi imposti dai poteri forti o continuare a occuparne gli scranni? Queste sono le scelte alternative che il M5S dovrebbe fare e che invece non fa per puro calcolo. Come si fa a dare credito a un movimento che, solo per fare un esempio tra i tanti, non mette in discussione la politica economica liberticida ispirata ai paramentri di Maastricht? E’ evidente a menti intelligenti che da parte del M5S c’è una precisa scelta (o piuttosto non scelta) a restare nel limbo della neutralità, a non schierarsi su questioni scottanti ed impellenti, forse – ma la mia è solo una supposizione dettata dalla mia natura diffidente – per non scontentare i piani alti. Ecco perché i sostenitori del M5S sono sostanzialmente degli illusi che stanno ponendo la loro incondizionata fiducia in un movimento equivoco. Purtroppo quando apriranno gli occhi sarà già troppo tardi.

Per concludere, che cosa la filosofia di KierkegaArd può insegnare ai nostri pavidi politici e a quanti vogliono lottare o lottano già per cambiare il Paese? Essa ci insegna che non si può essere gettati nella vita, come il vento con le foglie, ma bisogna gettarsi, ovvero avere il coraggio di schierarsi, di prendere posizione, di correre dei rischi assumendosene la responsabilità. Quando ci si getta nella vita si rischia sempre di fallire. La vita è sempre una scommessa, ma vale la pena fallire anche solo per conservare la libertà e, con essa, la dignità. 

                                        Salvador Dalì, "L'uomo invisibile

fonte: http://federicafrancesconi.blogspot.it/

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