sabato 20 maggio 2017

il sesso nascosto sotto la cenere di Pompei


Facendone un peccato il Cristianesimo ha fatto molto per il sesso.
[Anatole France, Il giardino di Epicuro, 1894]
Partiamo da lontano, dal giorno in cui tutto si fermò. 
Nel 79 si assiste al principale evento eruttivo, d’ogni epoca, del Vesuvio. La forza del vulcano ha modificato il paesaggio e provocato la distruzione d’Ercolano, Pompei, Stabia ed Oplontis.
La vita di queste città è rimasta sepolta sotto strati di ceneri, pomici e lava sino al XVIII secolo.
Per quanto concerne la data, ci si affida ad una lettera di Plinio il Giovane, indirizzata a Tacito, nella quale fa riferimento al “nonum kal spetembres” ossia nove giorni prima delle Calende di settembre.[1] Corrisponde al 24 d’agosto.  In quanto testimonianza più rilevante riporto un brano della lettera: “si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna, si seppe poi che era il Vesuvio: nessun’altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la forma. Infatti slanciatosi in su in modo da suggerire l’idea di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami”.[2]


I ritrovamenti avvenuti durante recenti scavi archeologici potrebbero spostare la data di qualche mese, verso l’autunno, per diversi motivi: tra questi una moneta raffigurante la quindicesima acclamazione di Tito, avvenuta nei giorni seguenti l’otto di settembre del 79.
Gli abitanti del mondo moderno hanno una grande possibilità: entrare nella vita dell’antica civiltà romana all’improvviso. Recarsi a Pompei è felicità, è godere di quello che possiamo solo leggere nei libri di storia. Tutti noi possiamo effettuare uno scarto temporale ed indossare i panni degli antichi abitanti la terra martoriata dal vulcano.


Il proibire una moltitudine di azioni indifferenti non è prevenire i delitti che ne possono nascere, ma egli è crearne dei nuovi.
[Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, 1763]
I resti sono a disposizione di tutti, sino a quando l’uomo non deciderà di distruggere l’enorme lascito. La politica non ha saputo mantenere e sfruttare questo meraviglioso dono.
Un percorso, tra i tanti, desta curiosità al visitatore attento.
Il sesso praticato nell’antica Roma.
Nella città di Pompei sono stati identificati circa 25 lupanari.
Le prostitute erano chiamate lupae, da cui il termine lupanar per identificare i bordelli.
I lupanari erano spesso collocati nei pressi di incroci di strade secondarie. [3]
Uno di questi luoghi era composto da 10 ambienti con letti in muratura che venivano ricoperti di materassi. All’ingresso delle stanze sono state rinvenute decorazioni murali erotiche, il cui scopo, si presume, fosse quello di spiegare le specialità delle ragazze.
Le prostitute erano generalmente schiave, il ricavato del loro lavoro andava direttamente al proprietario del luogo.
Da quello che si può comprendere il prezzo medio per usufruire dei servizi della prostituta era pari ad una bevuta di vino.
Schiavitù, basso costo e luoghi minuscoli.
Niente di nuovo sotto il sole.
Le ragazze per attirare la clientela, con molta probabilità, vantavano la propria merce in strada, davanti al bordello, oppure si offrivano nude da una finestra.
Il termine prostituta deriva da prostare, stare davanti e prostituere, mettersi in mostra.
Un passaggio di Lucio Anneo Seneca ritengo possa risultare utile: "Nuda si trovava sulla riva, a piacere dell'acquirente; ogni parte del suo corpo è stato esaminato e soppesato. Vuoi ascoltare il risultato della vendita? Il pirata ha venduto; il protettore acquistato, che lui la possa utilizzare come una prostituta."[4]
Anche Decimo Giunio Giovenale parlò di queste donne: “la prostituta stava ritta in piedi e nuda con capezzoli dorati all’ingresso della sua camera.”[5] 
Il proprietario ricavava reddito dal locale non solo sfruttando le ragazze-schiave, ma affittando la stanza a donne libere che svolgevano le loro attività lontano da occhi indiscreti.
Il cliente della prostituta era di ceto basso e comprendeva, tra gli altri, marinai di passaggio nella città ai piedi del vulcano.
In determinati momenti il bordello doveva essere molto utilizzato poiché fuori delle stanze sono state rinvenute molte scritte, riportate sui muri dai clienti durante l’attesa del proprio turno.
Tra questi graffiti possiamo ritrovare: Hic ego puellas multas futui (qui ho sfottuto molte fanciulle), Hic ego, cum veni, futui, deinde redei domum (qui io, dopo il mio arrivo, ho sfottuto; dopo sono ritornato a casa) e molte altre.

Togli le prostitute dalla società e ogni cosa verrà sconvolta dalla libidine.
[Sant’Agostino, De ordine II]
Torniamo al lupanare, di recente ristrutturazione, dell’antica Pompei.
Luogo di perdizione.
Luogo prestato al piacere erotico trasgressivo.
Di quel periodo rimangono le pitture erotiche che raffigurano uomini e donne in diverse posizioni sessuali.
Le interpretazioni fanno riferimento ad una sorta di catalogo, un insieme di prestazioni che le donne, schiave, erano in grado di fornire.
Non solo.
L’egocentrismo era molto presente anche all’epoca dei fatti narrati.
Le donne volevano vantarsi delle prestazioni che erano in grado di offrire?
Gli uomini si beavano delle loro capacità amatoriali?
Ragazzi ed uomini, come novelli Priapo, attraversavano le strade di Pompei alla ricerca della soddisfazione sessuale. [6]


I bordelli e la prostituzione in genere hanno interessato i più grandi pensatori della nascente religione Cristiana.
Secondo Sant’Agostino senza le prostitute la società sarebbe sconvolta dalla libidine. Al vescovo di Ippona si rifà Tommaso d’Aquino: “La donna pubblica è nella società ciò che la cloaca è nel palazzo: togli la cloaca e l’intero palazzo ne sarà infettato. Dove Agostino dice che la meretrice fa nel mondo ciò che la sentina della nave fa nel mare o la cloaca nell’edificio. E similmente ad una sentina: leva la sentina dal mondo e la vedrai pullulare in esso la sodomia. Per la quale ragione al tredicesimo capitolo de La Città di Dio lo stesso Agostino dice che la terrena rese turpitudine lecita il fruire delle prostitute”. [7]
Forse a Pompei avevano compreso qualcosa che al moderno abitante le stesse terre sfugge:
Per abolire la prostituzione bisognerebbe abolire gli uomini. [Maria Teresa d’Asburgo]

Fabio Casalini

Per le fotografie si ringrazia Fabio Comella di Visitare Napoli (cliccando il seguente link conoscerete la sua pagina facebook: Pagina Facebook Visitare Napoli)

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/



[1] Plinio il giovane: Epistulae,
[2] Plinio il giovane: Epistulae.
[3] Eva Cantarella e Luciana Jacobelli, Pompei è viva. Feltrinelli editore.
[4] Lucio Anneo Seneca, Satire I.
[5] Decimo Giunio Giovenale, Satire.
[6] Priapo: è un dio della greca e romana, noto per le dimensioni del pene. Figlio di Afrodite. Priapo dominava l’istinto e la forza sessuale maschile nonché la fertilità della natura.
[7] Tommaso d’Aquino: De Regimine Principum, IV.

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