domenica 28 febbraio 2016

colonia Italia, i media pro-austerity controllati da Londra

Un bel libro di Fasanella e Cereghino, “Colonia  Italia” edito da Chiarelettere, offre uno squarcio decisivo per comprendere il rapporto che lega politica e informazione. Dietro il paravento di una libertà di stampa brandita a mo’ di slogan si cela sempre una realtà differente e puzzolente, fatta di corruzione, manipolazione e compromessi che nulla hanno a che vedere con l’informazione. Non si tratta, badate bene, di singole devianze ma di un sistema rodato e collaudato: solo chi è disposto a prostituirsi intellettualmente può sperare di entrare nell’empireo del giornalismo. Partendo dallo spaccato preciso e puntuale preparato da Fasanella, offrirò un affresco del panorama informativo italiano, dominato da dinastie di “venduti con la penna” che mentono di generazione in generazione per indole, sport, interesse, malvagità e pavidità. Ma, badate bene di nuovo, non si tratta di storie del passato raccontate solo ora a bocce ferme. Tutt’altro. I metodi svelati nel libro in argomento sono attualissimi e tutt’ora dominanti.
Ma per davvero c’è ancora in giro qualcuno che può credere alla buona fede di chi predica il “successo delle politiche di austerità” volute dalla Merkel? Fino a qualche anno fa, prima dello scempio assoluto che oggi è sotto gli occhi di tutti, qualche
Draghi e Montiallocco intimamente convinto del fatto che Monti e quelli come lui lavorassero al “risanamento dei conti nell’interesse dell’Italia e degli italiani” esisteva per davvero. Ora no. Nessuno è così stupido da non accorgersi che il fuoco brucia dopo avere visto per dieci volte di fila qualcuno ustionarsi maneggiando lo stesso braciere. I giornali italiani sono in malafede. Peggio: sono etero-diretti da centrali di intelligence occulte e deviate che tengono a libro paga la gran parte dei principali editorialisti nostrani, lautamente retribuiti in denaro o altre utilità in misura direttamente proporzionale alla mancanza di scrupoli, amore di verità e deontologia professionale ripetutamente dimostrata. I giornali italiani, da destra a sinistra, scrivono tutti le stesse cose.
Ricordate i fiumi di bava che accompagnarono nel 2011 l’ascesa al potere di Monti per volontà del divino Napolitano? Ci vuole molto a capire che il nostro sistema informativo, formalmente plurale, si abbevera in realtà nascostamente presso le stesse identiche e velenose fonti? Una volta sedimentata simile ovvietà sarà allora giusto e possibile riconoscere l’esistenza di due categorie principali che separano i maggiori “intellettuali” italiani. Da un lato esistono quelli che scrivono a pagamento sotto dettatura del sistema massonico dominante; dall’altro ci sono quelli che raccontano le stesse cose gratis, per mero servilismo o innata subalternità nei confronti del potere. Mi viene difficile capire quale delle due categorie faccia più schifo. E’ pur vero che è possibile manipolare solo gli ingenui e gli ignoranti. Un popolo colto e fiero non si farà facilmente impressionare dalle tante menzogne scritte solo perché ripetute all’infinito da un manipolo di giullari al servizio dell’oligarchia finanziaria di comando.
Paradossalmente, dopo avere aperto gli occhi ai troppi ciechi ancora in circolazione, le manipolazioni pacchiane cucinate nelle redazioni de “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, e “La Repubblica”– solo per citare i manganelli più grossi usati dai padroni – finiranno per agevolare il nostro compito. Quando tutti sapranno che simili quotidiani difendono costitutivamente interessi malvagi e privati, esperti nell’arte della bugia e del raggiro per meglio realizzare i sottesi obiettivi massonici perseguiti nell’ombra, la credibilità di ciascuno di loro finirà necessariamente sottoterra, rendendo automaticamente più forti e preganti le posizioni di tutti quelli che sostengono il contrario, divenuti adesso degni di attenzione e di rispetto per il solo fatto di non Napolitano con la regina Elisabettacondividere – neppure casualmente e sporadicamente – le linee di indirizzo sposate da note centrali di disinformazione finalmente smascherate e offerte al pubblico ludibrio e all’ignominia eterna.
La dittatura eurocratica imposta dai vari Merkel, Schaueble e Draghi – quest’ultimo così ridicolo da denunciare la presenza di complotti globali che ne ostacolerebbero l’operato – non potrebbe reggersi senza il sostegno indispensabile dell’informazione corrotta e prezzolata. Nulla viene lasciato al caso. E’ bello tuttavia constatare come oggettivamente aumenti il livello di consapevolezza di tanti cittadini non più disposti ad accettare acriticamente l’interessato punto di vista offerto dalle élite. Siamo dentro un passaggio storico decisivo. Troppi lestofanti cercano disperatamente di salvare uno schema che non regge più. E’ solo questione di tempo, ma la perfida piramide costruita dagli apprendisti stregoni che ancora (per poco) guidano l’Europa è destinata ad affondare. Ognuno di loro raccoglierà quanto seminato e a nulla varranno i cambi di casacca dell’ultima ora. I ripetuti attentati contro le democrazie dei diversi Stati europei  costituiscono una prassi pericolosissima da sanzionare con la massima severità a scopo paradigmatico. Cosicché nessuno, nel prossimo futuro, immagini di poter a cuor leggero rispolverare le gesta di Merkel, Schaueble e Draghi, tristi epigoni del reich autentico, finiti anch’essi nella polvere e nel disonore nonostante le maggiori cautele adottate rispetto ai più truci predecessori.
(Francesco Maria Toscano, “L’informazione putrida e corrotta tiene in piedi ancora per poco il tecnonazismo di Draghi e Schaeuble”, dal blog “Il Moralista” sel 6 gennaio 2016. Il libro: Mario Cereghino e Giovanni Fasanella, “Colonia Italia. Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra”, Chiarelettere, 483 pagine, euro 18,60).

fonte: www.libreidee.org

piano globale


Il Piano di Governance Globale del Council on Foreign Relations e il Nuovo Ordine Mondiale

“Alcuni credono persino che facciamo parte di una congiura segreta che lavora contro gli interessi degli Stati Uniti, caratterizzando la mia famiglia e me come ‘internazionalisti’ e che cospiriamo con altri in tutto il mondo per costruire una struttura politica ed economica globale integrata – un unico mondo, se volete. Se questa è l'accusa, mi dichiaro colpevole e sono fiero di esserlo.” 
David Rockefeller

In questo articolo  (2010. N.d.E.) presento e commento il documento ufficiale del Council on Foreign Relations (CFR) dal titolo "Istituzioni Internazionali e Programma di Global Governance, Ordine Mondiale nel 21esimo Secolo" pubblicato il primo maggio del 2008.
Questo documento è stato da me tradotto in italiano, vi prego di segnalarmi eventuali errori.
Il documento è a tutti gli effetti un Manifesto degli obiettivi del circolo elitario in questione.

Questo manifesto si contrappone al documento del settembre del 2000 dal titolo "Rebuilding America's Defenses", un altro manifesto elitario elaborato dal PNAC (Project For New American Century), un think tank neoconservatore con sede a Washington. Il piano che il PNAC delineava era quello di un dominio globale incontrastato degli Usa sul mondo intero per il secolo avvenire. Gli Usa avrebbero agito con la forza e unilateralmente per conseguire questo obiettivo e avrebbero scalzato qualsiasi potenza rivale. 
Tra i fondatori del PNAC ci sono Dick Cheney e Donald Rumsfeld. Questi personaggi poco dopo avrebbero preso il potere e avrebbero messo in pratica il progetto del PNAC.... 


Ma il PNAC era solo una strategia momentanea all'interno di un processo ben più lungo. 

Gli obbiettivi "collaterali" del PNAC erano quelli di dimostrare nella pratica i disastri provocati da un'unica Super Potenza Globale che si erge, sopra le altre, a paladina dell'Ordine Mondiale. Ed è proprio a questo punto che entra in scena il CFR con il suo Programma di Governance Globale del 2008. Nel programma del CFR leggiamo: "Questo scetticismo istintivo (degli Usa, ndr) verso la cooperazione multilaterale , che è stato particolarmente pronunciato al termine del primo mandato dell'amministrazione di George W. Bush, è improbabile che scompaia. Tuttavia, i primi anni del nuovo millennio hanno dimostrato i limiti dell'azione unilaterale degli Stati Uniti, militare o no, per mitigare le minacce e sfruttare le opportunità poste dalla globalizzazione. Indipendentemente dal fatto che l'amministrazione che entrerà in carica nel gennaio 2009 sia democratica o repubblicana, la direzione della politica estera statunitense è probabile che sia multilaterale in misura significativa." Questo non vuol dire che improvvisamente gli USA abbandoneranno le azioni unilaterali, anche perché, secondo il documento, questi "probabilmente resteranno l'attore più importante del mondo almeno fino al 2050", ma che nel complesso ci sarà uno spostamento verso azioni multilaterali. Il Programma ha come fondamento la costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale basato sul Multilateralismo con il contemporaneo ridimensionamento del potere degli Stati nazionali. L'esecutore materiale attuale di questo progetto di lungo corso è l'intera amministrazione di Barak Obama, di fatto un feudo del CFR, che sostituisce l'amministrazione PNAC-Bush alla presidenza degli Stati Uniti.

Prima di procedere nell'analisi facciamo una piccola introduzione al CFR.

Il CFR, è bene ricordarlo, non è parte del governo degli Stati Uniti, ma è un organismo privato non eletto, una specie di lobby superpotente che condiziona dall'alto tutte le politiche statunitensi e non solo. Il C.F.R. ( http://www.cfr.org/) fu fondato a Parigi nel 1921 da Edward Mandell House, consigliere del presidente Wilson alla Conferenza per la Pace, grazie al finanziamento della famiglia Rockefeller. 

All’atto di fondazione parteciparono 650 membri, il Gotha del mondo degli affari americano, e, negli anni, hanno finanziato il C.F.R. giganti economici del peso di AmericanExpress, American Security Bank, Archer Daniel Midland Foundation, Cargill Inc., Chase Manhattan Bank, Coca Cola C.,Coopers & Librand, Elf Aquitane, Exxon Corp., Finmeccanica S.p.a., General Electric Foundation, General Motors Corp., Hill & Knowlton, ITT Corp., Johnson & Johnson, Levi Strauss Fdt.,Manufacturers Honover Trust, McKinsey, Mobil, PepsiCo, RJR Nabisco, Salomon Inc., Shearson Lehman Brothers, Smithkline Beecham Corp., Volvo Usa, Young & Rubicam.

"…il CFR ha vigorosamente appoggiato al debutto con tutta la sua potenza economica e finanziaria la costituzione dell’ONU, considerata come una tappa maggiore verso la realizzazione del Governo mondiale…"( Carroll Quigley, “Tragedy and Hope”) 

Paul Scott, cronista del Washington Post, parlando dell’uomo politico più potente che il CFR abbia mai annoverato tra le sue fila disse: "Kissinger crede che controllando gli alimenti si può controllare il popolo e controllando l’energia, il petrolio, si possono controllare le nazioni e i loro sistemi finanziari. E’ convinto che mettendo il cibo e il petrolio sotto un controllo internazionale e istituendo un nuovo ordine monetario internazionale è possibile che un governo mondiale, almeno agli inizi sotto l’egida delle Nazioni Unite, diventi una realtà..." 

Il Programma di Governance Globale dice: 

"L' agenda globale di oggi è dominata da una serie di questioni, dal terrorismo ai cambiamenti climatici alla proliferazione delle armi di distruzione di massa che nessun singolo paese, non importa quanto potente, può affrontare da solo". 
Il senso del documento del CFR è che a fronte nuovi problemi e minacce globali, cioè di carattere sovranazionale, come il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, le malattie infettive, le crisi economiche e la distruzione dell'ambiente, dovranno esserci risposte globali, attraverso la riforma di istituzioni storiche mondiali e la riduzione del potere degli stati nazione. Il documento dice esplicitamente: " il programma potrebbe raccomandare riforme a una serie di "istituzioni " fondamentali" dell' Ordine Mondiale, tra cui le Nazioni Unite (in particolare la composizione del Consiglio di Sicurezza), il G-8, la NATO, e le istituzioni di Bretton Woods, così come alle principali organizzazioni regionali, come l'Unione europea (UE), l'Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), l'Unione africana (UA), e l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS). Dove appropriato, il Consiglio esaminerà anche la possibilità di meccanismi di governance globale, che siano meno stato-centrici". Cioè il CFR spinge per una riduzione di potere dello Stato nazione e un aumento di potere degli organismi transnazionali nella governance globale. Di fatto un Governo Mondiale.

E' interessante analizzare i problemi e le minacce sovranazionali che il CFR propone; tra queste troviamo:

- Il terrorismo di matrice salafita-islamico, al-Qaeda e le organizzazioni affiliate.
- La proliferazione delle armi di distruzione di massa.
- La diffusione delle tecnologie catastrofiche.
- L'aumento di reti terroristiche transnazionali
- L'emergere di più di trenta agenti patogeni sconosciuti, compreso l'HIV / AIDS, Ebola, SARS e l'influenza aviaria, per i quali non sono ancora disponibili cure, come pure il riemergere e la diffusione di più di venti malattie conosciute, tra cui la tubercolosi, la malaria e il colera, spesso in modo più virulento e resistenti ai farmaci.
- I cambiamenti climatici, l'esaurimento delle risorse marine come le scorte di pesce e le barriere coralline, la deforestazione e la desertificazione, la perdita di biodiversità e la minaccia di estinzione delle specie , l'inquinamento atmosferico, l'esaurimento dello strato di ozono.
- L'Insicurezza Energetica; l'aumento drammatico dei prezzi del petrolio a livello mondiale, l'esaurimento di molte riserve petrolifere accertate, l'insaziabile appetito cinese per i combustibili fossili, l'instabilità politica in regioni produttrici di petrolio come Nigeria e Iraq, e l'ascesa delle " petro-autocrazie" come Russia e Venezuela.
- Il sistema finanziario internazionale.




Molti seri ricercatori indipendenti, studiosi di questi problemi e minacce, sono arrivati, dopo un attento studio, alla conclusione che si tratta di minacce controverse se non letteralmente costruite. 

Il terrorismo di Al-Qaeda, secondo Chossudovsky, è stato letteralmente creato e finanziato dalla Cia per interessi Statunitensi fin dall'epoca della guerra in Afghanistan contro l'URSS nel 1979. Ci sono prove schiaccianti che l'attentato dell'11 settembre, addebitato al terrorismo internazionale di matrice islamica, sia stato in realtà un lavoro interno dell'elite Occidentale. Interessante poi la citazione di agenti patogeni sconosciuti un anno prima della dichiarazione di Pandemia da parte dell'OMS a causa del virus H1N1, pandemia letteralmente inventata dalle case farmaceutiche al fine di imporre a tutto il pianeta i loro costosi, inutili e dannosi vaccini. Questo allarme pandemico è anche un perfetto esempio di gestione centralizzata delle emergenze, avente come centro operativo l'OMS (che ha dichiarato la Pandemia cambiando la definizione della stessa) e non più gli USA. Per quanto riguarda infine il cambiamento climatico, la sua natura antropica sembra ormai confutata, soprattutto dopo lo scandalo suscitato dalla pubblicazione delle email private dell'IPCC rubate da hacker che si sono infiltrati nel sistema di questa organizzazione. Nei blog AliceOltreloSpecchioLuogocomune, e Nuovo Ordine Mondiale, potrete approfondire tutte queste presunte minacce.

Adottando la più classica delle strategie per manipolare l'opinione pubblica, cioè quella del Problema-Reazione-Soluzione, si può senz'altro proporre che la creazione di questi "presunti" problemi Globali abbia il fine di suscitare un allarme internazionale con una conseguente richiesta da parte dell'opinione pubblica mondiale di interventi globali. Ed è a questo punto che il CFR arriva con la sua soluzione, che è quella di "Riformare le Istituzioni Fondamentali dell'Ordine Mondiale". In ogni settore il CFR non dice di avere delle soluzioni già definite ma dice che sono stati creati gruppi di studio appositi; tutti i gruppi di studio però sono indirizzati verso unOrdine Mondiale Multilaterale. Per quanto riguarda Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad esempio: "il programma (del CFR, ndr) esaminerà le prospettive e le condizioni per un rinnovato sforzo di riforma che possa rispondere alle aspirazioni di giocatori critici (tra cui Giappone, India, Germania e Brasile), mentre estenderebbe la rappresentanza del Consiglio di Sicurezza all'Africa e al Medio Oriente." 

 Per G8 il CFR dice: "L'obsolescenza degli attuali meccanismi di governance globale è sempre più evidente nella gestione dell'economia mondiale, visibile durante l'ultimo summit annuale del G-8. E' semplicemente un non senso escludere da questo Direttorato globale le più grandi economie emergenti del mondo, tra cui Cina, India e Brasile, nonché molteplici altre medie potenze. Il programma dovrà esaminare la fondatezza delle recenti proposte per ampliare la composizione del G-8 (come la proposta di un " L 20" sostenuta dall'ex primo ministro canadese Paul Martin), nonché la creazione di gruppi discrezionali su questioni politiche, economiche o funzionali (ad esempio, l'energia o la migrazione )."

E' anche molto interessante valutare la strategia che il CFR ha adottato riguardo alla guerra.
Dove il PNAC proponeva una decisa azione unilaterale degli USA, il CFR sottolinea i limiti e le critiche alle azioni unilaterali: "..i primi anni del nuovo millennio hanno dimostrato i limiti dell' azione unilaterale degli Stati Uniti, militare o no, per mitigare le minacce e sfruttare le opportunità poste dalla globalizzazione" e "La situazione di stallo diplomatico null'Iraq nel 2002-2003 - come la crisi del Kosovo precedente del 1999 - hanno sollevato questioni fondamentali per il ricorso all'uso della forza da parte degli Stati Uniti, dopo il disaccordo tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza.

A seguito di entrambi gli episodi, alcuni osservatori hanno suggerito la necessità di alternative (o surrogati) alle fonti per la legittimazione della forza armata, mentre altri hanno messo in guardia contro un precedente pericoloso." E' anche interessante notare la similitudine tra il PNAC e CFR riguardo all'identificazione delle minacce derivanti da stati "violenti" e all'elaborazione di una dottrina per contrastarle: " Allo stesso tempo, c'è stato un crescente sostegno internazionale, in particolare tra i governi occidentali, a una dottrina della sovranità contingente, in base alla quale i paesi colpevoli di genocidio, terrorismo, e di ricerca di armi di distruzione di massa, perderebbero la loro presunzione contro l'intervento esterno."

Ricordiamo tutti le storielle inventate a proposito delle armi di distruzione di massa irachene per giustificare la guerra preventiva. Il documento poi afferma: "Oggi, più di 100.000 caschi blu vengono distribuiti in una ventina di operazioni in tutto il mondo - più che in qualsiasi altro momento della storia delle Nazioni Unite. Tuttavia, la complessità e il ritmo di tali sforzi multidimensionali hanno esaurito le capacità modeste del Dipartimento dell'Onu per le Operazioni di Mantenimento della Pace". E poi: ""Fino ad oggi, tuttavia, la "guerra globale al terrorismo" ha spesso avuto un francobollo "made in USA", piuttosto che rappresentare un'impresa davvero multilaterale"". A questo punto possiamo delineare i contorni del Nuovo Ordine Mondiale della Guerra, secondo il CFR. Esso dovrà comprendere, ad esempio, azioni di un'ONU riformata, più potente e decisa, e una diminuzione di influenza delle decisioni dei singoli stati nazionali. E' possibile quindi che a qualsiasi stato o regione "disobbediente" all' Ordine Mondiale per qualsiasi ragione, verrà affibbiata l'etichetta di "stato violento" attraverso l'invenzione o la manipolazione di storie sulla condotta di questo stato o regione; queste storie giustificheranno l'uso della forza multilaterale da parte del Nuovo Ordine Mondiale, che, attraverso una polizia internazionale o un unico esercito mondiale, ristabilirà l'Ordine nella regione "violenta".

Dopo questa ultima considerazione vi propongo la lettura del documento. 

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Istituzioni Internazionali e Programma di Governance Globale
Ordine Mondiale nel 21esimo Secolo
Una nuova iniziativa del Council on Foreign Relations

1 maggio 2008

Il Council on Foreign Relations (CFR) ha avviato un ampio programma di cinque anni sulle istituzioni internazionali e la governance globale. Lo scopo di questa iniziativa trasversale è quella di esplorare le esigenze istituzionali per l'ordine mondiale nel XXI secolo. L'impresa riconosce che l'architettura della governance globale, riflettendo in larga misura il mondo come era nel 1945, non ha tenuto il passo con i cambiamenti fondamentali nel sistema internazionale, incluso ma non limitato alla globalizzazione. Gli accordi multilaterali esistenti in tal modo forniscono una base inadeguata per affrontare le più pressanti minacce e opportunità di oggi e per promuovere l'interesse nazionale degli Stati Uniti e più ampi interessi globali. Il programma mira ad individuare i punti deboli critici nei quadri attuali per la cooperazione multilaterale; propone riforme specifiche, adeguate alla nuova situazione mondiale, e promuove una leadership Statunitense costruttiva nella costruzione delle capacità delle organizzazioni esistenti e nella sponsorizzazione di nuove e più efficaci istituzioni regionali e globali e di partnerships . Questo programma è reso possibile da una generosa donazione della Fondazione Robina.

Il programma si basa su risorse del CFR David Rockefeller Studies Program per valutare gli attuali meccanismi di governance globale e regionale e offre raccomandazioni concrete ai responsabili politici degli Stati Uniti sia sulle riforme specifiche necessarie per migliorare le loro prestazioni, sia per promuovere gli interessi nazionali americani, che per garantire la fornitura di beni pubblici critici a livello mondiale. Il programma avrà un approccio settoriale, concentrandosi sugli accordi che regolano il comportamento dello Stato e la cooperazione internazionale e riunisce quattro set di sfide: (1) Lotta contro le minacce transnazionali, compreso il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, e le malattie infettive; (2) tutela dell'ambiente e promozione della sicurezza energetica; (3) gestione dell'economia globale, e (4) prevenzione e risposta a conflitti violenti. In ognuno di questi ambiti, il programma prenderà in considerazione se il quadro più promettente per la governance è un' organizzazione formale con l'adesione universale (per esempio, le Nazioni Unite), una regionale o sub-regionale, una più ristretta coalizione informale di paesi , o una combinazione di tutti e tre. Sulla base di queste indagini, il programma prenderà in esame anche la possibilità di adeguare le istituzioni fondamentali (ad esempio, l'ONU, il G8, NATO, FMI) per affrontare le sfide di oggi, così come la possibilità di creare nuovi quadri. Si affronterà anche la partecipazione di attori non statali.

Il programma rientra esattamente nella missione storica CFR come un'organizzazione indipendente nopartisan, think tank, editore impegnato ad essere una risorsa per i suoi membri, funzionari di governo, dirigenti d'azienda, giornalisti, educatori e studenti, leader civili e religiosi, e altri soggetti e cittadini interessati al fine di aiutarli a comprendere meglio il mondo e le scelte di politica estera negli Stati Uniti e in altri paesi. Nello svolgimento del suo mandato, il programma si basa su attributi unici del CFR come un think tank di primo piano su questioni di politica estera, come un forum importante per la convocazione di statisti americani e internazionali e di opinion leader, e come piattaforma per forgiare un consenso bipartisan sulle priorità, i termini e le condizioni di un impegno globale della nazione. Nel corso della sua attività, CFR impegnerà le parti interessate e collegi elettorali negli Stati Uniti e all'estero, compresi i governi, le organizzazioni non governative (ONG), i rappresentanti della società civile, e il settore privato, il cui ingresso e la specializzazione sono fondamentali per garantire l'appropriatezza e la fattibilità di eventuali riforme istituzionali. Il programma è condotto da Senior Fellow Patrick Stewart. La presente nota riassume le motivazioni del programma, descrive le potenziali aree di ricerca e di impegno politico, e delinea prodotti e attività. Noi crediamo che la ricerca e l'agenda politica descritta qui costituisca un contributo potenzialmente significativo per gli Stati Uniti e per le deliberazioni internazionali circa i requisiti per l'ordine mondiale nel XXI secolo.

Motivazione e contesto 

La rilevanza della questione

La creazione di nuovi quadri per la governance globale sarà una sfida determinante per il mondo del XXI secolo, e l'atteggiamento degli Stati Uniti sarà tra i fattori più importanti nel determinare la forma e la stabilità dell'ordine del mondo che risulta da questi sforzi. La necessità di una riforma, con un robusto sistema di cooperazione multilaterale non è mai stata più evidente. L' agenda globale di oggi è dominata da una serie di questioni, dal terrorismo ai cambiamenti climatici alla proliferazione delle armi di distruzione di massa che nessun singolo paese, non importa quanto potente, può affrontare da solo. Le sfide di domani e i programmi politici saranno sempre più di portata transnazionale.

Allo stesso tempo, le istituzioni multilaterali esistenti sono sempre più separate dalla realtà globale, e ostacolano la loro capacità di fornire beni pubblici globali e ridurre i "mali" a livello mondiale. Dalla fine della Guerra Fredda, la politica mondiale è stata trasformata in modi fondamentali. Come indicato nel box sotto, questi cambiamenti includono uno spostamento di potere a livello mondiale verso i paesi non occidentali, l'aumento delle minacce transnazionali al top delle agende sulla sicurezza globale e sullo sviluppo, una crescente preoccupazione per la debolezza dello Stato, in contrasto con la forza dello Stato, l'emergere di agili e sempre più potenti attori non statali (sia maligni e benigni), l'evoluzione di nuove norme della sovranità statale e nuovi criteri per l'intervento armato, la proliferazione delle organizzazioni regionali e sub-regionali, la crescente importanza di reti transfrontaliere e il ruolo crescente di opportune "coalizioni di volenterosi" in aggiunta e talvolta in sostituzione di più formali organismi internazionali.

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Un Nuovo Mondo Il punto di partenza per il programma è un riconoscimento che il mondo dal 1945 si è evoluto notevolmente, a fondo, e irrevocabilmente. Saranno necessarie nuove regole e istituzioni di governance globale per tener conto dei diversi cambiamenti fondamentali nella politica mondiale. Questi includono:

- uno spostamento del potere mondiale al "Sud" . Mentre gli Stati Uniti rimangono al vertice del sistema internazionale, la distribuzione globale del potere - politico, economico, demografico, tecnologico, e in qualche misura militare - si sta spostando verso il mondo in via di sviluppo, guidato dalla crescita di Cina, India, Brasile e altre nazioni (e il relativo declino d'Europa). I nuclei delle istituzioni internazionali, dal Consiglio di sicurezza dell'ONU al Gruppo degli Otto paesi industrializzati (G-8), non si sono ancora adattati per ospitare questi spostamenti sismici, riducendo sia la loro legittimità percepita e la loro efficacia pratica.

- L'aumento delle minacce transnazionali. Mentre le guerre di grande potenza saranno sempre possibili in un sistema di stati sovrani, le principali sfide di politica estera del ventunesimo secolo sono probabilmente le minacce di carattere transnazionale, dal terrorismo alle pandemie ai cambiamenti climatici. Tali sfide richiedono nuove forme di cooperazione istituzionalizzata e rappresentano una sfida particolare per gli Stati Uniti, storicamente ambivalente nei confronti delle istituzioni multilaterali. - Lo spettro dei deboli e degli Stati deboli. Per la prima volta nella storia moderna, le principali minacce alla sicurezza mondiale provengono meno da Stati con grande potere (ad esempio, la Germania nazista) e più da Stati che ne hanno troppo poco (per esempio, in Afghanistan). L'obiettivo della sicurezza collettiva è quindi spostato dal contro-bilanciamento del potere aggressivo verso l'assistenza di paesi fragili e post-bellici nella realizzazione effettiva uno stato sovrano, compreso il controllo degli "spazi senza governo".

- La crescente influenza di attori non statali. Un corollario della debolezza dello stato è l'aumento di gruppi non statali e di persone che sono in grado di operare su più giurisdizioni sovrane. Questi includono organizzazioni illecite motivate dalla rivendicazione politica (ad esempio, al-Qaeda) o semplice avidità (ad esempio, i sindacati russi del crimine). Ma gli attori non statali includono anche le forze più benigne, come le ONG umanitarie e gli attori della società civile, istituzioni filantropiche, come la Fondazione Gates, e individui "super-potenti" come Bono, tutti chiedono a gran voce di entrare nei processi decisionali che sono stati tradizionalmente la competenza dei soli stati. Come integrare questi nuovi soggetti nelle decisioni multilaterali rimane una grande sfida per la governance globale.

- Norme in evoluzione per sovranità e interventismo. Vi è un crescente riconoscimento che ogni Stato deve alcuni obblighi fondamentali ai propri cittadini e alla societàinternazionale in generale. Queste responsabilità includono l'obbligo di non commettere atrocità contro la propria stessa popolazione, il divieto di sponsorizzare o fornire un rifugio sicuro per gruppi terroristici transnazionali e il dovere di prevenire la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Eppure, lo sforzo di rendere queste nuove norme operative ed esecutive rimane una sfida erculea.

- La diffusione di organizzazioni regionali e sub-regionali.Anche se la Carta delle Nazioni Unite del 1945 ha espressamente approvato le organizzazioni regionali, questi organismi cominciato veramente a fiorire solo con la fine della guerra fredda, sia come complementi di organizzazioni associative universali e sia come sostitute di esse. Il compito dei politici americani è quello di valutare i vantaggi comparati delle varie istituzioni e incoraggiare una divisione razionale del lavoro (tra, diciamo, l'ONU e l'Unione africana), che assicura una ripartizione degli oneri efficace, piuttosto che una ingiustificata "onere shifting". - La crescente importanza delle reti di governo transnazionale.Negli ultimi decenni, il processo di cooperazione multilaterale e la regolamentazione in materia tendevano ad essere gerarchiche e centralizzate, come riflesso di negoziati formali tra le delegazioni nazionali di alto livello. Nel ventunesimo secolo, la cooperazione multilaterale si svolge spesso in maniera distribuita e in rete, attraverso la collaborazione di reti transnazionali di funzionari governativi di agenzie di regolamentazione, esecutive, legislative, e dei tribunali.

- Il ruolo crescente delle coalizioni dei volenterosi. Una tendenza recente nella governance globale è stata quella di fare meno affidamento su grandi organizzazioni formali (come le Nazioni Unite), che sono vulnerabili alla paralisi e l'inazione, e più ad azioni collettive tra paesi che la pensano allo stesso modo su un tema , come la Proliferation Security Initiative (PSI) . Un dilemma per i politici americani sarà quello se sfruttare la flessibilità di tali coalizioni, senza sottovalutarle, perchè queste sono grandi organizzazioni associative la cui competenza tecnica, la legittimità, e le risorse saranno necessarie agli Stati Uniti a lungo raggio. 

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Nonostante questi enormi cambiamenti nei contesti, contenuti, e nelle condotte delle relazioni internazionali, non vi è stato alcun "atto di creazione" analogo a quella raffica di rafforzamento delle istituzioni che si è verificata negli anni 1940 e nei primi anni 1950. Infatti, molte delle istituzioni centrali di governance globale, come l'ONU, l'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale (FMI), rimangono sostanzialmente invariate dai tempi di Roosevelt, Truman, Churchill , e Stalin. Le recenti iniziative per riformare l'architettura della governance globale, come il Vertice delle Nazioni Unite del settembre 2005, hanno prodotto nel migliore dei casi cambiamenti incrementali, perché gli Stati non sono d'accordo su come ridistribuire il potere e l'autorità in queste organizzazioni esistenti e portare le vecchie regole in linea con le nuove realtà. La comunità mondiale tende così a fare i conti con un meccanismo istituzionale cigolante, che è sempre più obsoleto, inefficace, e non rappresentativo, e che dà poche garanzie al ruolo potenziale del settore privato e della società civile globale per definizione e affrontare l'ordine del giorno a livello mondiale. Molto difficile è anche la creazione di regole di governance globale, e ancora più difficile è riscrivere quelle delle istituzioni già esistenti.

Gli Stati Uniti e i suoi partner hanno una finestra critica di opportunità per aggiornare l'architettura della cooperazione internazionale per riflettere il mondo turbolento di oggi. La creazione di un quadro più efficace per la governance globale dipenderà da una comprensione chiara e comune tra le nazioni più importanti del mondo delle nuove dinamiche e le forze in gioco nella politica mondiale, e il loro riconoscimento che non vi può essere una soluzione one-size-fits-all per la gestione dei problemi transnazionali. Essa dipenderà anche dalla volontà degli Stati Uniti di esercitare la stessa creativa leadership illuminata che ha esercitato nella metà del ventesimo secolo, quando ha scelto di sostenere e difendere le nuove forme di cooperazione internazionale.

Una nuova era di American Leadership? 

Tra i fattori più importanti per determinare il futuro della governance globale sarà l'atteggiamento degli Stati Uniti, che probabilmente resteranno l'attore più importante del mondo almeno fino al 2050.

Storicamente, gli americani hanno adottato un atteggiamento ambivalente e selettivo verso la cooperazione multilaterale. Da un lato, nessun paese ha fatto così tanto per creare l'infrastruttura istituzionale di ordine mondiale, comprese le istituzioni fondamentali risalenti al 1940, come le Nazioni Unite, le istituzioni di Bretton Woods, e la NATO. Negli ultimi sei decenni, gli Stati Uniti hanno tratto enormi benefici da questa architettura, che ha contribuito alla legittima leadership globale degli Stati Uniti, ha migliorato la prevedibilità negli affari mondiali, e permesso la messa in comune di obiettivi condivisi attraverso una vasta gamma di paesi. D'altra parte, pochi paesi sono stati così sensibili come gli Stati Uniti alle restrizioni alla loro libertà d'azione o gelosi e guardinghi verso le loro prerogative sovrane.
Questo orientamento ambivalente può essere attribuito ad almeno tre fattori: la potenza schiacciante Americana, la sua unica cultura politica e le sue tradizioni costituzionali. In primo luogo, dato il suo peso enorme, gli Stati Uniti godono di impareggiabili opzioni unilaterali e bilaterali, nonché una richiesta di speciale esenzione da alcune norme vincolanti per gli altri, in quanto fungono da ultimo custode e garante dell'ordine mondiale. In secondo luogo, la lunga tradizione del paese di liberale "eccezionalità" ispira la vigilanza degli Stati Uniti nel proteggere la sovranità nazionale e le istituzioni dalle incursioni degli organismi internazionali.Infine, la separazione dei poteri sanciti dalla Costituzione americana, che dà al Congresso una voce critica nella ratifica di trattati e approvazioni delle istituzioni globali, complica l'assunzione da parte degli Stati Uniti di nuovi obblighi internazionali.

Questo scetticismo istintivo verso la cooperazione multilaterale, che è stato particolarmente pronunciato al termine del primo mandato dell'amministrazione di George W. Bush, è improbabile che scompaia. Tuttavia, i primi anni del nuovo millennio hanno dimostrato i limiti di azione unilaterale degli Stati Uniti, militare o no, per mitigare le minacce e sfruttare le opportunità poste dalla globalizzazione. Indipendentemente dal fatto che l'amministrazione che entrerà in carica nel gennaio 2009 sia democratica o repubblicana, la direzione della politica estera statunitense è probabile che sia multilaterale in misura significativa. Il multilateralismo può avvenire in molte forme, tuttavia. Dal punto di vista degli Stati Uniti, il veicolo ideale per la cooperazione internazionale in una determinata istanza dipenderà da una serie di fattori, tra cui anche se gli altri paesi condividono una comune concezione della natura della sfida politica (per non parlare del suo rimedio appropriato). Anche se le Nazioni Unite hanno vantaggi distinti, data la loro legittimità internazionale e l'adesione universale, esse non saranno sempre lo strumento di scelta; organizzazioni regionali o gruppi di affinità più stretta nella condivisione di obiettivi comuni possono avere un vantaggio comparato. Gli Stati Uniti e altri paesi è probabile che richiedano una gamma diversificata di strutture formali e informali, universali e regionali, e funzionali per affrontare compiti particolari. In alcuni casi, una governance efficace può richiedere partenariati pubblico-privato che coinvolgono una vasta gamma di soggetti interessati, comprese le società private e le organizzazioni non governative. Di conseguenza, la governance globale nel XXI secolo può venire ad assomigliare a quello che Francis Fukuyama chiama "multi-multilateralismo."

Nuovo Pensiero per una nuova era 

Il programma sulle istituzioni internazionali e la governance globale mira ad aiutare gli architetti della politica estera degli Stati Uniti e i loro omologhi in altri paesi e nelle organizzazioni regionali e globali, nella redazione di progetti dettagliati di nuove strutture di cooperazione internazionale che siano più idonee alle realtà globali, coerenti con gli interessi nazionali americani a lungo termine, e sensibili alle preoccupazioni americane storiche sulla sovranità nazionale e sulla loro libertà d'azione internazionale. L'approccio del programma per la governance globale rimarrà pragmatico e flessibile, sottolineando soluzioni personalizzate, piuttosto che risposte "one-size-fits-all". Il processo di formulazione di raccomandazioni politiche sarà aperto e consultivo. I ricercatori del CFR si incontreranno e solleciteranno gli input dai principali organi costituenti - americani e stranieri, pubblici e privati - con una loro partecipazione alle relative deliberazioni. Per esempio, le discussioni sul rafforzamento dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) coinvolgerebbero, tra gli altri, sia le organizzazioni per il controllo delle armi, sia le grandi aziende chimiche. 
In modo analogo, deliberazioni su un quadro post-Kyoto per fronteggiare il cambiamento climatico potrebbero sollecitare opinioni dei gruppi ambientalisti, dei rappresentanti dell'industria, dei funzionari dei paesi in via di sviluppo e della società civile, e dei funzionari degli Stati Uniti a livello federale, statale, provinciale e comunale. Tali consultazioni sono indispensabili per garantire una comprensione globale degli ostacoli al cambiamento, il trade-off di opzioni alternative istituzionali, e la fattibilità di nuove disposizioni. Il CFR riconosce che l'identificazione di dove le istituzioni internazionali sono carenti e dove quelle nuove sono adeguate è l'approccio per riformare la governance globale.Il compito più difficile è convincere le parti interessate ad adottare un nuovo modo di fare business, tra cui (in alcuni casi) la perdita dei privilegi attuali. Per questo motivo, CFR includerà in tutte le raccomandazioni la proposta di una strategia pratica per ottenere il sostegno multilaterale per i cambiamenti necessari, così come forgiare il consenso interno tra le principali parti in causa negli Stati Uniti.

DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA 

 L'ordine del giorno del programma sulle istituzioni internazionali e la governance globale è potenzialmente molto vasto. Per renderlo più trattabile, abbiamo adottato un approccio settoriale, in cui si intendono valutare gli accordi istituzionali che disciplinano specifiche sfide globali. In ogni caso selezionato, il programma di lavoro con i borsisti del CFR è esaminare (a) come la natura di questa particolare sfida sia cambiata negli ultimi decenni; (b) quali dei regolamenti internazionali - formali e informali, permanenti e temporanei, a livello mondiale e regionale - esistono per regolare il comportamento o avvantaggiare la cooperazione in questo settore; (c) se questi meccanismi sono sufficienti e a portata di mano per il compito o devono essere modificati, e (d) quali riforme istituzionali e nuove divisioni del lavoro sarebbero opportune, in linea con gli interessi a lungo termine degli Stati Uniti, e sostenibili nel contesto nazionale statunitense. Nel condurre questa analisi, il programma si baserà sulle competenze di molti dei cinquantacinque borsisti a tempo pieno pieno e part-time del gruppo di studio del CFR. Il CFR cercherà anche all'esterno competenze nei settori in cui non esistono attualmente al suo interno. Il programma si avvarrà di diversi standard per valutare l'adeguatezza e l'appropriatezza dei regimi esistenti, le organizzazioni e le altre disposizioni di governance globale. Tali criteri comprendono:

- Efficacia, in termini di prestazioni reali nel conseguire l'obiettivo(i) dichiarato(i), idealmente misurata attraverso il monitoraggio e la valutazione indipendente.

- Legittimità, valutata in termini di quanto gli accordi esistenti rispecchiano fedelmente l'attuale distribuzione del potere politico globale e degli interessi, se sono coerenti con regimi giuridici internazionali, e riflettono le procedure ampiamente accettate per decisioni multilaterali.

- Responsabilità, valutati in base al fatto se gli agenti istituzionali possano essere chiamati a rispondere delle loro prestazioni e se le istituzioni forniscono opportunità di espressione di volontà democratica sia negli Stati Uniti e all'estero.

- Coerenza con gli interessi e i valori degli Stati Uniti, valutazione se il quadro proposto promette di promuovere la sicurezza nazionale e il benessere degli Stati Uniti, legittima gli Stati Uniti all'estero, ed è in sintonia con la volontà democratica espressa del popolo americano.

Costruendo sulla base di questi settori controlli e analisi, il programma potrebbe raccomandare riforme a una serie di "fondamentali" istituzioni dell' Ordine Mondiale, tra cui le Nazioni Unite (in particolare la composizione del Consiglio di Sicurezza), il G-8, la NATO, e le istituzioni di Bretton Woods, così come alle principali organizzazioni regionali, come l'Unione europea (UE), l'Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), l'Unione africana (UA), e l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS).  Dove appropriato, il Consiglio esaminerà anche la possibilità di meccanismi di governance globale, che siano meno stato-centrici. Le raccomandazioni per le grandi riforme istituzionali procederanno a partire da (piuttosto che precederanno) questa analisi del problema. Inoltre, laddove tali riforme sono raccomandate, il CFR dovrà includere una strategia plausibile per vincere il sostegno internazionale per questo nuovo quadro di governance.

Temi e settori di analisi 

Il programma ha individuato quattro aree critiche della governance globale, dove quadri attuali per la cooperazione multilaterale sono sempre più obsoleti. Questi includono (1) lotta contro le minacce transnazionali; (2) Protezione dell'ambiente e promozione della sicurezza energetica; (3) gestione dell'economia globale, e (4) prevenzione la risposta a conflitti violenti. In questa sezione, evidenziamo quelli che riteniamo essere i temi più interessanti all'interno di questi quattro grandi gruppi, e dove il programma potrebbe aggiungere valore attraverso la ricerca e l'impegno della politica rispetto alla sua cornice di tempo di cinque anni. Questi raggruppamenti includono:

I) Elenco delle Minacce Transnazionali - Terrorismo. La lotta contro il terrorismo di matrice salafita-islamico è probabile che sia generazionale per gli Stati Uniti e la comunità mondiale, e una risposta efficace richiede una serie di partnership internazionali. Fino ad oggi, tuttavia, la "guerra globale al terrorismo" ha spesso avuto un francobollo "made in USA", piuttosto che rappresentare un 'impresa davvero multilaterale. Le Nazioni Unite hanno fatto qualche progresso a coinvolgere gli Stati membri nella lotta contro al-Qaeda e le organizzazioni affiliate, anche attraverso il Consiglio di Sicurezza dell'Onu la risoluzione 1373, che ha istituito il Comitato Contro il Terrorismo delle Nazioni Unite, e con gli sforzi multilaterali per combattere il finanziamento del terrorismo. Gli Stati Uniti hanno inoltre ampliato la loro collaborazione in materia di intelligence antiterrorismo, con decine di Stati. Tuttavia, la campagna globale anti-terrorismo è stata meno multilaterale di quanto potevamo aspettarci, sia in termini di consolidamento delle nuove norme (ad esempio, una definizione comune di terrorismo) sia per garantire una robusta risposta operativa per la minaccia (ivi compreso il rafforzamento della capacità antiterrorismo di Stati deboli ma volenterosi). Il programma lavorerà con Borsisti del CFR nella promozione di iniziative multilaterali e riforme necessarie, sia all'interno delle Nazioni Unite che nelle organizzazioni regionali che sono essenziali se la lotta contro il terrorismo è quella di diventare uno sforzo più efficace.

- La proliferazione delle armi di distruzione di massa. 
La diffusione delle tecnologie catastrofiche ha posto la capacità di uccidere un gran numero di persone nelle mani di un numero crescente di governi e attori non statali. Allo stesso tempo, i regimi e le istituzioni internazionali incaricate di controllare la diffusione delle armi nucleari, biologiche, e chimiche - dal trattato di non proliferazione (TNP) alla International Atomic Energy Agency (IAEA) alla Convenzione sulle armi biologiche e tossiche - sono sempre più sotto pressione. Nonostante le grandi speranze, il documento finale del Gruppo ad alto livello delle Nazioni Unite nel vertice del settembre 2005, ha omesso di includere una riforma di significativo globale sulla non proliferazione. Frustrati dalle carenze delle strutture consolidate per fermare la proliferazione, gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno sperimentato coalizioni con diversi raggruppamenti flessibili, come la Proliferation Security Initiative (PSI). Questa ha adottato una risposta differenziata ai proliferatori - più rilevante nel caso del programma nucleare indiano - che concede un trattamento speciale per i regimi che Washington ritiene ci si possa fidare. Il programma di lavoro con gli esperti CFR nel controllo degli armamenti e della sicurezza internazionale valuterà le riforme necessarie per gli esistenti trattati di non proliferazione, compresa la potenziale creazione di una struttura internazionale per la facilitazione nella forntura di combustibile nucleare ai partecipanti al regime TNP. Il programma valuterà anche il giusto equilibrio tra tali organizzazioni formali, trattati come l'AIEA e TNP e accordi informali di organismi come PSI, il Nuclear Suppliers Group, e il regime di non proliferazione nel settore missilistico.

- Sicurezza del territorio. 
L'aumento di reti terroristiche transnazionali e la diffusione delle tecnologie catastrofiche hanno fatto della sicurezza del territorio una priorità per tutte le nazioni, in particolare per le democrazie occidentali. Gli Stati Uniti e altri paesi sono messi di fronte a una serie di sfide comuni, incluse quelle di polizia marittima di frontiera terrestre e dello spazio aereo nazionale; protezione dell'aviazione civile; miglioramento del controllo delle frontiere; regolamentazione dell'immigrazione; indurimento delle infrastrutture critiche; ispezione di carichi; marcatura e monitoraggio di persone sospette e spedizioni. Una efficace sicurezza del territorio nazionale si basa sempre di più su creativi partenariati multilaterali, quali la Container Security Initiative, che tra l'altro, implica la collocazione di funzionari doganali degli Stati Uniti nei porti stranieri (e viceversa). Richiede anche una più profonda intelligenza e condivisione delle informazioni e una cooperazione più intensiva nel rafforzamento della legge. Tali collaborazioni innovative dovranno costringere gli Stati Uniti e i suoi alleati a tollerare qualche sacrificio della sovranità nazionale, dovranno conciliare diverse tradizioni costituzionali e giuridiche, e (a volte) dovranno superare le percezioni divergenti di minaccia. Il programma lavorerà con studiosi CFR per valutare le aree più promettenti per l'espansione e formalizzare la cooperazione multilaterale in questo campo.

- Malattie Infettive, biologiche, e Salute Pubblica Globale.
Tra le preoccupazioni che più fanno riflettere sul programma di sicurezza globale c'è lo spettro della morte di massa per origine naturale o per agenti patogeni antropici. Negli ultimi tre decenni, il mondo ha conosciuto l'emergere di più di trenta agenti patogeni sconosciuti, compreso l'HIV / AIDS, Ebola, SARS e l'influenza aviaria, per i quali non sono ancora disponibili cure, come pure il riemergere e la diffusione di più di venti malattie conosciute , tra cui la tubercolosi, la malaria e il colera, spesso in modo più virulento e resistenti ai farmaci. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e altri governi sono sempre più allarmati dalla progettazione e dal rilascio mirato di tossine biologiche da parte di terroristi internazionali. Purtroppo, come la risposta tardiva alla SARS ha rivelato, ci sono gravi carenze nei sistemi nazionali e globali per la sorveglianza epidemiologica, la preparazione e la risposta. Il programma lavora con i borsisti CFR per individuare quali riforme in ambito di governance della salute globale, compresa l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono tenute a rispondere a questa fiorente minaccia.

(2) tutela dell'ambiente e garanzia della sicurezza energetica

- I cambiamenti climatici. 
Nuove istituzioni internazionali, per mitigare il degrado del patrimonio mondiale saranno probabilmente una caratteristica distintiva della governance globale nel XXI secolo. L'agenda globale dell'ambiente include una vasta gamma di sfide oceaniche, terrestri e atmosferiche, dall'esaurimento delle risorse marine come le scorte di pesce e le barriere coralline fino alla deforestazione e alla desertificazione, dalla perdita di biodiversità e delle specie minacciate di estinzione, all'inquinamento atmosferico, e all'esaurimento dello strato di ozono. Mai come ora la necessità di un nuovo patto globale è più imperativa, come nel caso dei cambiamenti climatici, che se non corretti modificheranno irrevocabilmente la biosfera dalla quale dipende tutta l'umanità. Inoltre, gli effetti del riscaldamento globale, si prevede che incidano più drammaticamente su alcuni dei più fragili, poveri e instabili paesi in via di sviluppo che sono meno attrezzati per adattarsi. Il programma lavora con i borsisti CFR per esaminare i presupposti istituzionali per un accordo quadro post-Kyoto su cui gli Stati Uniti ed i principali paesi in via di sviluppo, compresa la Cina, l'India, e Brasile, possano essere d'accordo, così come una potenziale espansione della Global Environmental Facility nel creare incentivi per lo sviluppo senza carbonio.

- Insicurezza Energetica. 
Il recente aumento drammatico dei prezzi del petrolio a livello mondiale, combinato con l'esaurimento di molte riserve petrolifere accertate, l'insaziabile appetito cinese per i combustibili fossili, l'instabilità politica in regioni produttrici di petrolio come Nigeria e Iraq, e l'ascesa delle "petro-autocrazie" come Russia e Venezuela, ha focalizzato l'attenzione dei politici degli Stati Uniti sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici del mondo. Gli Stati Uniti ei suoi partner internazionali hanno bisogno di nuove norme sui combustibili fossili per garantire un'adeguata produzione globale, raffinazione, capacità di trasporto, e nuove strategie per evitare l'interruzione delle forniture. Vi è anche una crescente consapevolezza che spostare l'economia degli Stati Uniti lontano dalla sua attuale forte dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dal Medio Oriente, sia buon senso strategico. Nuovi quadri di cooperazione multilaterale saranno componenti essenziali di ogni strategia degli Stati Uniti per migliorare la sicurezza energetica globale e creare gli incentivi per il movimento internazionale verso forme più pulite e più affidabili di energia. Il programma lavora con i borsisti del CFR per esaminare le misure promettenti, anche attraverso l'Agenzia internazionale dell'energia, che servono a migliorare a lungo termine la sicurezza energetica sia livello mondiale sia degli Stati Uniti.

(3) Gestione dell'economia globale

- Il sistema finanziario internazionale. 
Il programma sosterrà il lavoro del Centro di Studi Geoeconomici (CGS), per uno sguardo sobrio sul quadro attuale delle relazioni finanziarie e monetarie a livello mondiale, comprese le norme che disciplinano i tassi di cambio, le proposte di creare unioni monetarie regionali, e le iniziative da parte dei singoli paesi per dollarizzare o euro-izzare. Esso promuoverà il lavoro da parte dei borsisti del CFR per valutare le tendenze in corso nel sistema finanziario mondiale, compresi i ceppi causati dal deficit gemelli degli Stati Uniti, il ruolo emergente della Cina nel sistema monetario globale, e l'ascesa di valute alternative (compreso l'euro) -- e studiare i mezzi che promettono di migliorare il coordinamento tra i governi più importanti al mondo e le banche centrali nel trattare le carenze strutturali.Il programma sosterrà anche il lavoro del CFR nel rivalutare il mandato del FMI, che ha perso molta della sua importanza con la crescita dei mercati dei capitali privati.

- Commercio internazionale: 
La stagnazione della corrente del Doha Round dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e l'espansione in atto degli accordi commerciali bilaterali e regionali hanno messo in discussione l'impegno degli Stati Uniti e altri importanti paesi per la visione di un aperto, reciproco, e non discriminatorio sistema di commercio internazionale e di pagamento. Gli scontri nei round del WTO comprendono la resistenza dei paesi ricchi dell'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE) nel liberalizzare il commercio dei prodotti agricoli protetti e la riluttanza dei paesi in via di sviluppo ad accelerare il proprio abbraccio di standard occidentali in materia di investimenti esteri, proprietà intellettuale, e commercio di manufatti. In assenza di un costante movimento in avanti sulla liberalizzazione degli scambi a livello mondiale, è probabile vedere una crescente frammentazione del commercio mondiale in blocchi regionali potenzialmente discriminatori e protezionistici. 
Il programma sosterrà i lavori in corso del CGS per esaminare i presupposti per un compromesso Nord-Sud, e per valutare il trade-off agli Stati Uniti negli approcci bilaterali, regionali e globali alla liberalizzazione degli scambi. Il programma cercherà anche di far avanzare i lavori CFR sui nuovi quadri regionali e internazionali per disciplinare la mobilità del lavoro globale. - Investimenti internazionali. I vantaggi economici da investimenti transfrontalieri sono grandi come quelli degli scambi transfrontalieri e gli investimenti aziendali in supply chain multi paese sono un grande driver di crescita dei flussi commerciali. Inoltre, la rapida crescita della ricchezza dei fondi di molti paesi dell'Asia orientale e quella di Stati esportatori di energia complicano il quadro. Le enormi eccedenze di capitali ora nelle mani di governi stranieri possono innescare una violenta reazione politica nei paesi in cui tali fondi sono investiti. Eppure, gli investimenti internazionali, non sono ancora soggetti ad alcun regime multilaterale paragonabile alla World Trade Organization. Invece di folli trattati bilaterali sugli investimenti, ci si dovrebbe riunire insieme ad un impegno OCSE condotto dall'OCSE, nel tentativo di stabilire norme globali per le gli investimenti. Nel 1990 uno sforzo per aggiornare questo quadro con un accordo multilaterale sugli investimenti è stato sconfitto dalla critica della società civile. Il programma sosterrà le attività dei borsisti CFR per esaminare la necessità di un accordo globale sugli investimenti, nonché analizzare la necessità di regole per governare i fondi sovrani e i destinatari dei loro capitali.

- Politiche di sviluppo globale. 
Il discorso politico moderno in materia di sviluppo a livello mondiale è stato dominato da due campi estremi: i sostenitori delle spese enormi in aiuti stranieri per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, da un lato, e gli scettici verso gli aiuti allo sviluppo, dall'altro, i quali sostengono che è uno spreco, ridondante (Considerate le fonti private di investimento) e spesso controproducente (dal momento che crea dipendenza delle razze). Spesso in questo dialogo tra sordi manca un'attenta valutazione dell'uso mirato che gli aiuti stranieri possono (e non possono) realizzare, nonché un riconoscimento che l'aiuto è solo una componente e raramente la più importante nei risultati di sviluppo. Il programma sosterrà gli sforzi dei borsisti CFR nella valutazione della rilevanza e della missione della Banca mondiale, delle banche multilaterali regionali dello sviluppo, del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, e di altre agenzie di sviluppo delle Nazioni Unite, con un occhio nel valutare come le loro capacità di aiuto e le loro competenze tecniche si completano insieme alle capacità dei governi donatori. L'analisi prenderà in considerazione anche gli argomenti per le riforme istituzionali, come trasformare la struttura di governo della Banca mondiale e correggere l'approccio frammentato delle Nazioni Unite per lo sviluppo globale. Si studierà i modi per sfruttare il crescente interesse del settore privato nei programmi di responsabilità sociale delle imprese nei paesi in via di sviluppo. Mentre la spesa da parte delle imprese multinazionali in materia di sviluppo è in crescita, la raffinatezza con cui questi fondi sono erogati è forse due decenni indietro a quella del settore pubblico. Questo lavoro sarà svolto in collaborazione con il CGS.

(4) prevenzione e risposta a conflitti violenti 

- prevenire il fallimento dello Stato e il conflitto interno. 
In un'epoca di minacce transnazionali, gli stati che non possono controllare i propri confini e territori e che collassano nella violenza interna, costituiscono un pericolo non solo per le proprie popolazioni, ma in realtà per il mondo intero. Purtroppo, la comunità internazionale continua a lottare nei suoi sforzi per impedire agli Stati di scivolare in fallimenti e violenze interne. Fino ad oggi, nessun attore internazionale di grande rilievo, dagli Stati Uniti, agli altri principali governi o istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, la Banca Mondiale e l'Unione africana, ha fatto della prevenzione una priorità strategica. Nonostante l'impegno della retorica da parte delle Nazioni Unite per la prevenzione dei conflitti, la sua politica attuale rimane modesta, ad hoc e reattiva, in genere limitata ai sporadici "buoni uffici" degli sforzi del Segretario generale. Il G8, allo stesso modo, ha dedicato poca attenzione alla riduzione delle fonti critiche di insicurezza e instabilità nel mondo in via di sviluppo, che includono il taglio dei flussi di introiti illeciti alimentando dal carburante della corruzione e della violenza negli Stati deboli e in zone di conflitto, l'argine al commercio illegale di armi, la chiusura di paradisi finanziari offshore che servono a guadagni illeciti, e l'insistere su una gestione trasparente dei proventi che derivano dalle risorse naturali. Il programma collaborerà con il Centro CFR per l'azione preventiva (CPA) per valutare le riforme istituzionali che possono essere fatte per migliorare la capacità delle Nazioni Unite, del G8, della Banca Mondiale, dell'Unione africana e di altri ambiti internazionali e partnership nell' affrontare le cause sottostanti dell' instabilità e per attenuare e gestire i conflitti nei paesi più vulnerabili al mondo, attraverso una miscela di mezzi diplomatici, economici, politici e militari. Esso indirizzerà il settore privato e pubblico-privato verso iniziative di riduzione dei conflitti, come l' Iniziativa per la Trasparenza delle Industrie Estrattive (EITI) e il Processo di Kimberley per i conflitti per i diamanti.

- L'uso della forza. 
Oggi più che in qualsiasi altro momento negli ultimi sessant'anni, sono in palio le norme che disciplinano l'uso della forza armata. La situazione di stallo diplomatico sull'Iraq nel 2002-2003 - come la crisi del Kosovo precedente del 1999 - hanno sollevato questioni fondamentali per il ricorso all'uso della forza disposto dagli Stati Uniti, dopo il disaccordo tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. A seguito di entrambi gli episodi, alcuni osservatori hanno suggerito la necessità di alternative (o surrogati) alle fonti per la legittimazione della forza armata, mentre altri hanno messo in guardia contro un precedente pericoloso. Allo stesso tempo, c'è stato un crescente sostegno internazionale, in particolare tra i governi occidentali, a una dottrina della sovranità contingente, in base alla quale i paesi colpevoli di genocidio, terrorismo, e di ricerca di armi di distruzione di massa, perderebbero la loro presunzione contro l'intervento esterno. Nonostante questi cambiamenti normativi, tuttavia, gli Stati Uniti e i suoi partner internazionali hanno fatto pochi progressi nel determinare le circostanze in cui il Consiglio di sicurezza potrebbe essere legittimamente bypassato e quali siano i criteri probatori necessari a giustificare l'intervento armato in uno stato sovrano. Il programma funziona con i borsisti CPA e CFR per chiarire questi criteri, basandosi sui lavori precedenti del CFR su tali questioni, anche per quanto riguarda la dottrina "responsabilità di proteggere".

- Operazioni di Pace e Costruzione della Pace Post-Conflitto. 
Nonostante le contrarietà e le carenze nelle operazioni di pace delle Nazioni Unite dopo la fine della Guerra Fredda, le Nazioni Unite sono chiamati come mai prima d'ora a mantenere - e in alcuni casi, ad applicare - la pace tra le parti in conflitto, nonché a raccogliere i cocci quando la ripresa si ferma. Oggi, più di 100.000 caschi blu vengono distribuiti in una ventina di operazioni in tutto il mondo - più che in qualsiasi altro momento della storia delle Nazioni Unite.Tuttavia, la complessità e il ritmo di tali sforzi multidimensionali hanno esaurito le capacità modeste del Dipartimento dell'Onu per le Operazioni di Mantenimento della Pace, che lotta con il suo modesto bilancio, e le sue capacità di sviluppare una dottrina solida, di procurare il supporto logistico degli Stati membri, al fine di garantire la qualità e la disciplina delle truppe che vi contribuiscono; di negoziare un efficace divisione del lavoro con le organizzazioni regionali (come ad esempio l'Unione africana), e di realizzare la visione di "missioni integrate" che uniscono la componente umanitaria, di ricostruzione, di governance, e di protezione degli interventi internazionali. 
Nel frattempo, la Commissione ONU Per la Costruzione della Pace - uno dei pochi risultati significativi del vertice di Alto Livello delle Nazioni Unite del 2005- ha finora fallito nel far vivere la sua promessa di garantire una efficace ricostruzione dello Stato e il recupero sostenibile di società devastate dalla guerra. Il programma collaborerà con il Centro per l'azione preventiva e borsisti CFR sulle proposte per approfondire le recenti riforme dell'ONU, nonché per esplorare il potenziale dei partenariati tra l'ONU e l'Unione africana, nonché con altri organismi regionali e sub-regionali. Nel portare avanti questa ambiziosa agenda, il programma si baserà sul personale di entrambi i settori di base e anche sui cinquantacinque altri membri permanenti e aggiunti del CFR's Studies Program. Ciò consentirà al programma di generare un flusso costante di ricerca, di pubblicazioni e di impegno politico in tutti e quattro i raggruppamenti nel periodo di cinque anni del programma. 


Riformare le Istituzioni Fondamentali dell'Ordine Mondiale 

Sulla base di questa area di indagini e sulla base delle carenze individuate nelle organizzazioni e delle strutture esistenti, il programma, nell'arco di cinque anni, cerca di proporre riforme in alcune delle istituzioni fondamento dell'ordine mondiale, tra cui le Nazioni Unite , le organizzazioni regionali, e le principali associazioni ad hoc.

- Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. 
Tra le delusioni più grandi del vertice di alto livello delle Nazioni Unite del settembre 2005 c'è stato il fallimento degli Stati membri delle Nazioni Unite nel tagliare il nodo gordiano rispetto ai Soci del Consiglio di sicurezza dell'ONU, in particolare l'estensione dei membri permanenti (o semi-permanenti) per accogliere lo spostamento dell'equilibrio del potere mondiale dal 1945. Anche se il Segretario generale ONU del Pannello di Alto Livello ha delineato due alternative realistiche ed equilibrate per l'allargamento, dopo il progresso è stato bloccato da una combinazione di rivalità regionali, dalle differenze intra-europee, e dal disimpegno degli Stati Uniti. Il programma esaminerà le prospettive e le condizioni per un rinnovato sforzo di riforma che possa rispondere alle aspirazioni di giocatori critici (tra cui Giappone, India, Germania e Brasile), mentre estenderebbe la rappresentanza del Consiglio di Sicurezza all'Africa e al Medio Oriente. - Il Gruppo degli Otto. L'obsolescenza degli attuali meccanismi di governance globale è sempre più evidente nella gestione dell'economia mondiale, si è resa più visibile durante l'ultimo summit annuale del G-8. E' semplicemente un non senso escludere da questo Direttorato globale le più grandi economie emergenti del mondo, tra cui Cina, India e Brasile, nonché molteplici altre medie potenze. Il programma dovrà esaminare la fondatezza delle recenti proposte per ampliare la composizione del G-8 (come la proposta di un "L 20" sostenuta dall'ex primo ministro canadese Paul Martin), nonché la creazione di gruppi discrezionali su questioni politiche, economiche o funzionali (ad esempio, l'energia o la migrazione ).

- Organizzazioni Regionali e sub-Regionali. 
Uno dei tratti distintivi degli ultimi due decenni è stata la formazione, l'approfondimento e allargamento di organizzazioni formali regionali in molti angoli del globo. I mandati, le competenze, le capacità e l'efficacia di questi corpi eterogenei variano enormemente. Gli Stati Uniti hanno un interesse critico e un ruolo centrale da svolgere, per fare in modo che questi enti svolgano pienamente il loro ruolo nella gestione dell'insicurezza globale e nella fornitura di beni pubblici per le loro rispettive regioni. Il programma si propone di esaminare lo stato attuale e il potenziale ruolo degli organismi multilaterali in almeno alcuni delle seguenti regioni, da parte di rilevanti studiosi del CFR:
- Europa, tra cui il North Atlantic Treaty Organization, l'Unione europea e l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).
- Asia-Pacifico, tra cui l'Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC) forum, l'Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), il Forum regionale dell'ASEAN, e la sub potenziale architettura di sicurezza regionale per l'Asia nordorientale.
- Africa, in particolare l'Unione africana (compreso il suo nuovo Consiglio di pace e sicurezza), il Nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa (NEPAD), la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS), la Southern African Development Community (SADC), e gli altri organi.
- Asia del Sud e Asia centrale, tra cui l'Associazione dell'Asia meridionale per la cooperazione regionale (SAARC), la Shanghai Cooperation Organization (SCO), e altri potenziali accordi multilaterali per queste due sub-regioni.
- America Latina, tra cui l'Organizzazione degli Stati americani, il Vertice delle Americhe, sub-raggruppamenti commerciali regionali (ad esempio, il NAFTA, CAFTA, Mercosur), e gruppi di potenziali like-minded paesi per la gestire delle sfide transnazionali come la sicurezza energetica, la migrazione e gli stupefacenti.
- Medio Oriente, incluso il Forum per il Futuro sponsorizzato dal G-8, la Lega Araba e l'Organizzazione della Conferenza islamica (OIC).

La Grande Immagine dei Problemi 

Qui esploriamo i più appropriati contesti internazionali per affrontare l'agenda globale di oggi, il programma cercherà di aggiungere un nuovo tassello su tre questioni di grande importanza: la natura mutevole della sovranità in un'epoca di globalizzazione, la sfida di ospitare attori non statali nei processi decisionali globali, e la premessa per la responsabilità democratica delle istituzioni multilaterali.

- Re-concettualizzazione della "sovranità" in un'epoca di globalizzazione. 
Il post-Guerra Fredda ci ha posto di fronte alle sfide ai concetti tradizionali della sovranità dello stato in almeno quattro aspetti. In primo luogo, alcuni stati fallimentari e post-conflitti sono diventati parti della comunità internazionale, inserendosi nelle Nazioni Unite in una forma di "neo-amministrazione fiduciaria". In secondo luogo, alcuni paesi con il loro comportamento hanno perso la loro immunità da interventi esterni, come parte di una dottrina emergente di "sovranità contingente." In terzo luogo, quasi tutti gli Stati - tra cui gli Stati Uniti - hanno volontariamente abbandonato qualche storica libertà d'azione per gestire le minacce transnazionali e sfruttare le opportunità internazionali. Infine, alcuni paesi, in particolare l'Unione europea, hanno scelto di "fondere" la loro sovranità in cambio di benefici economici, sociali e politici. Il programma potrebbe fornire un valido contributo intellettuale, tracciando la portata e le implicazioni di queste trasformazioni.

- Accogliere gli attori non statali nella governance globale. 
Anche se gli Stati rimangono il fondamento dell'ordine internazionale, si trovano ad affrontare la concorrenza sempre maggiore di attori non statali come detentori di influenza e (spesso) legittimità. Nella progettazione di nuove strutture di governance globale, gli Stati Uniti e altri governi devono fornire l'opportunità di collaborare e contribuire a soggetti interessati, compresi gli attori della società civile, gruppi di pressione, e corporazioni, senza permettere che l'agenda globale sia dirottata da interessi non rappresentativi. Il programma può individuare gli insegnamenti derivanti dalle esperienze recenti a proposito di come trovare questo equilibrio delicato.

- Superare il "deficit democratico" in regime di governance globale. 
Gli sforzi verso una cooperazione internazionale, in particolare di carattere sovranazionale (come nel resto dell'Unione europea), divergono spesso dalle volontà democratiche dei pubblici nazionali degli Stati membri. Con l'esame di istituzioni multilaterali, in una varietà di settori, il programma può generare indicazioni utili su come migliorare il controllo democratico degli organismi multilaterali. Si potrebbe inoltre valutare la frequente affermazione che un'Alleanza delle Democrazie rappresenta un quadro plausibile per l'ordine mondiale e una realistica alternativa alle Nazioni Unite (che comprende, ovviamente, regimi sia autoritari che democratici).

IL VALORE AGGIUNTO DEL PROGRAMMA 

Il programma del CFR sulle istituzioni internazionali e la governance globale mira a fornire un contributo significativo per far comprendere, sia a livello internazionale, che negli Stati Uniti, la necessità di infrastrutture istituzionali per un'efficace cooperazione multilaterale nel ventunesimo secolo. 
Il programma è concepito come un multi-sforzo di anni, piuttosto che uno o due anni di progetto orientato verso un evento specifico o ciclo elettorale. Questa relativa permanenza si spera che permetta al CFR di diventare un centro di eccellenza nel pensare la governance globale, e un deposito di conoscenze utili e di lezioni apprese e messe a disposizione di altri studiosi e istituzioni. Sarà agevolato anche il difficile processo di costruzione del consenso politico interno nei poteri esecutivo e legislativo, nella comunità politica e nell'informazione del pubblico, circa i parametri appropriati di impegno degli Stati Uniti nella cooperazione multilaterale. 
La posizione del programma all'interno del Council on Foreign Relations si rivelerà preziosa nel favorire i suoi obiettivi ambiziosi. Il programma sfrutterà la potenza dei convegni del CFR, che offrono forum a New York, Washington, e in tutto il paese in cui gli opinion leader nazionali e internazionali possono discutere proposte di riforma istituzionale con l'adesione del Consiglio. Attraverso la co-ospitazione di eventi con le istituzioni partner negli Stati Uniti e all'estero, il programma solleciterà i suggerimenti e i buy-in da parte di governi stranieri e altri settori pubblici, nonché da rappresentanti della società civile e del settore privato, nelle raccomandazioni di proposte in materia di governance globale. Infine, il programma avrà un ruolo nella costruzione di un più ampio consenso bipartisan e di educazione pubblica ingaggiando funzionari dell'amministrazione e membri del Congresso sulle nuove direzioni nella governance globale, e rendendo i suoi prodotti ampiamente disponibili attraverso una varietà di supporti. 

Fonte e approfondimenti: nwo-truthresearch.blogspot.it

fonte: crepanelmuro.blogspot.it

giovedì 18 febbraio 2016

ognuno è ciò che mangia


Gioco-giogo antico fra padroni e schiavi: la madre di tutti i mondi economici che nel tempo si possano immaginare.

di Alberto Roccatano

Nelle terre oltre atlantico, “scoperte” da Cristoforo Colombo molte genti trovarono fortuna e tanta terra per mantenersi liberi.
Accadde poi che la cura personale della terra, da cui trarre sostegno alimentare, venne considerato disdicevole se si avevano i “mezzi” per comprare schiavi a cui affidare la cura della terra e dei raccolti per conto del “padrone”.

Credo che questo abbandono della cura personale del cibo per sostenere il proprio corpo sia l’errore fondamentale a cui si legano tutti gli altri errori che danno, variegata errata, forma alle società moderne disaggregate e disaggreganti. 

Sembra una maledizione del cielo quella che colpisce le società che si strutturano nel gioco-giogo antico fra padroni e schiavi. 
Invece, non ha nessun bisogno di intervenire il celato cielo; gli abitanti della terra sembrano non riconoscere in quel gioco-giogo antico la grande madre di tutti i mondi economici più sofisticati che nel tempo che scorre inesorabile si possano immaginare...


Andiamo per ordine. Se voi possedeste un orto e da quel pezzettino di terra, poniamo il caso e per esempio, provenissero l’aglio, le cipolle, le carote, le patate, i pomodori, le zucchine, le melanzane, i fagioli, i piselli, l’uva, le pesche, le mele, le pere e quanta e altra frutta e verdura vi potesse permettere l’ampiezza del vostro terreno unita alla vostra capacità di prendervi cura dei frutti che quella terra potrebbe darvi, senza chiedervi nessuna ricompensa. (Eh si perché alla Terra è sconosciuto il vostro mondo economico.)

Questo cibo, vegetariano in questo nostro esempio, sarebbe “toccato” dalla Terra, dagli insetti (api per esempio), dall’acqua piovana e/o da quella proveniente dal vostro rubinetto o dall’eventuale ruscello vicino che si spera limpido, dal vento, dal sole, da qualche animaletto curioso o semplicemente affamato. Questo sarebbe il miglior cibo che potreste immaginare per sostenere il vostro corpo; semplicemente perché è stato “toccato” solo dalla natura e da voi. Sarebbe anche il miglior cibo che voi potreste immaginare di mettere su una tavola, attorno alla quale si trovasse riunita la vostra famigliola, per il pranzo o per la cena.

La chiave dell’aggettivo “migliore” che accompagna il termine “cibo” si trova nel verbo “toccare”. Se voi “toccate” il vostro cibo e vostra moglie (per esempio se fosse anche la madre dei vostri bambini) “toccasse” quel cibo per cucinarlo contribuirebbe, con il suo “tocco” ad armonizzare quel cibo destinato a sostenere i vostri organismi in costante trasformazione. È notorio che il corpo si “ricambia continuamente”. Basterebbe vedere i vostri figli crescere, per rendervi conto di questo costante ricambio dei “mattoni” che costituiscono il vostro corpo-casa.

Nell’immagine bucolica che abbiamo appena rappresentato, il padre e la madre, quando toccano il cibo o per curarlo o raccoglierlo dal campo o per cucinarlo, lo “impregnano” di sé. Sono i vostri pensieri, le vostre preoccupazioni, le vostre speranze, le vostre gioie, le vostre rabbie, il vostro tremendo odio, le vostre delusioni, le eventuali vostre malattie che “entrano” nel cibo che “toccate”.

Non ci credete? Allora spiegatemi cosa è un feromone. Questo termine proviene dal latino fero(r)mone: che porta (fero) una sostanza eccitante (dal greco Hormon: che eccita). Il termine, quindi, indica una sostanza chimica emessa da un animale capace di influenzare lo sviluppo o la riproduzione di altri individui della stessa specie.

Fatevi raccontare qualcosa dai cercatori (non asessuati) di feromoni umani. A proposito, mentre cercate informazioni, non fatevi abbindolare da chi vi offre feromoni umani capaci di far cadere ai vostri piedi la preda, maschio o femmina, che vi piacerebbe cacciare.

Ho accennato al feromone, per rafforzare quel verbo “toccare” che, prima, ho posto alla base del rapporto, “personale”, che si instaura con il cibo, non solo per rendere visibile che la biochimica umana ancora nasconde informazioni – stabilite voi se per fortuna o no – ai cercatori di brevetti biochimici.

Se dunque “toccare il cibo” significa informarlo di se; provate a immaginare quanto si siano trovati incastrati coloro che, pensando di esseri diventati padroni di anime e di corpi, hanno ingerito cibo coltivato, raccolto e cucinato dai loro schiavi.
Provate a immaginare che questo sia stato il vero motivo per cui la schiavitù, nel cosiddetto nuovo mondo, ha cercato strade diverse; preferendo le menti ai corpi.
Cucinare, mentre si è nervosi o “arrabbiati”, dà informazioni “destabilizzanti” al cibo; lo sanno bene i cuochi dei ristoranti, lo sanno bene le madri, quando si vedono il cibo, malinformato, assaggiato e rifiutato.

Provate a immaginare quanto possiate disinteressarvi del fatto che, i pomodori che avete, per esempio, acquistati, portati a casa e che cucinerete per voi e per i vostri bambini, siano stati raccolti, sempre per esempio, da africani sfruttati, schiavizzati e meno che sottopagati; che quindi quei pomodori siano stati “impregnati” dalla sofferenza, dalla delusione, dalla rabbia per lo sfruttamento schiavista subito.

Provate pure a disinteressarvene; tanto ci penseranno quei pomodori, quelle carote, quelle patate, quelle cipolle, quelle ulive, che diverranno un micidiale olio, quell’uva, che diverrà un micidiale vino, a ricordarselo per voi.

E non illudetevi che queste “informazioni” riguardino solo il cibo. Sapeste quanto sono “tragicamente informati” i vestiti, le scarpe, la tecnologia, provenienti da paesi dove anche i bambini diventano “vuoti a perdere” di una società schiava del mondo economico di turno. Ecco perché l’uomo è si ciò che pensa e ciò che fa, ma è anche ciò che mangia, è anche ciò che lo veste, è anche ciò che lo rende tecnologicamente opulento, non evoluto.


fonte: crepanelmuro.blogspot.it