sabato 28 dicembre 2013

baraccati romani



LA STORIA RECENTE DEL QUARTIERE

Cerchiamo di capire come è nato l'attuale insediamento umano del Quadraro e come, poi, questo sia passato indenne attraverso le devastazioni della speculazione edilizia degli anni '60.
Inoltre cerchiamo di capire, ad oggi, quali sono i particolari pregi di questo piccolo quartiere.


Negli anni del primo dopoguerra la crisi italiana fu principalmente causata dalla scarsità di manodopera, dal ristagno negli affari. Nell'area romana i motivi principali della crisi erano però più localizzati, il grande afflusso di immigrati provenienti dalle campagne e dal meridione ingrossavano le file dei disoccupati con presenze prive di mestieri qualificati. Di fronte a queste emergenze il governo di allora cercò provvedimenti che si rivelarono, più tardi controproducenti: si abolirono le tasse sulle aree fabbricabili, e si fecero continue deroghe al piano regolatore del 1909 con locali piani particolareggiati, tutto questo doveva consentire ai privati ed allo Stato, di creare nuovi alloggi per l'aumentata popolazione, in realtà si rivelò un ottimo punto di partenza per cieche speculazioni spesso perpetrate dallo Stato stesso.
In pratica si credeva di rimediare alla crisi del dopoguerra favorendo le costruzioni, nel 1920 vennero costruiti ben 24.000 vani, contro i 12.000 vani annui prebellici.

La Roma borghese si allontanava sempre di più dalla Roma popolare, a questo distacco culturale seguirà, negli anni del fascismo, l'allontanamento topografico, attuato con la demolizione dei quartieri poveri nel centro della città. Gli abitanti di questi quartieri si trasferiscono in quelle zone dove già da decenni sorgevano quà a là, nei terreni abbandonati della campagna romana, numerose baracche. Nuclei di case vennero edificati lungo le vie consolari: Centocelle e Torpignattara sulla Casilina, il Quadraro sulla Tuscolana (che non è una via consolare), lontanissime dai confini del Piano Regolatore, queste prime "borgate" romane sorgono favorite dalla presenza delle ferrovie per Fiuggi e per i castelli romani.
differenza dei baraccamenti di fortuna, Torpignattara, Centocelle, Quadraro sono vere e proprie lottizzazioni, anche se povere nell'impostazione e nelle costruzioni. Nella loro realizzazione intervengono piccoli imprenditori ed i proprietari sono ben contenti di guadagnare qualche lira.
Nel 1920 la popolazione abitante in questi nuclei spontanei si aggirava fra il 7% ed il 15% della popolazione totale di Roma.

Naturalmente, nei confronti di questi insediamenti spontanei, l'obiettivo del regime era quello di eliminarli, per poter fare questo si sarebbe dovuto rimuovere i problemi che erano la causa della loro edificazione, cioè affrontare il problema della disoccupazione non dentro la città ma nei diversi paesi d'origine, in realtà durante il fascismo non fu preso alcun provvedimento per evitare immigrazioni indiscriminate e conseguentemente l'edificazione di nuove case fuori controllo di piano regolatore.
Per la loro eliminazione si scelse invece la strada di accusare gli abitanti della presenza dei manufatti e la necessità della loro demolizione in quanto la propaganda di regime cominciava a proclamare che: - «Roma deve apparire meravigliosa a tutte le genti del mondo: vasta ordinata, potente» - «a nessun'altra seconda per tesori di bellezze artistiche e panoramiche». Si attaccarono quindi baracche e baraccati affermando che: - «...tutta la cintura di Roma, dell'Urbe Caput Mundi è una bruttura di sudice baracche, un disordinato assedio di cenci pestilenti. Pestilenze fisiche e pestilenze morali, poiché i germi del vizio e del delitto allignano in quei tuguri con tutte le loro più venefiche insidie.»(G. Zucca, Delenda Baracca, Capitolium, gennaio 1931)

Di fronte a tali problematiche vennero avanzate diverse proposte, ad esempio di demolire le baracche più vicine alla città e di offrire la possibilità ai baraccati di costruire su terreni di proprietà del Governatorato sotto il controllo di una Stazione dei Reali Carabinieri e della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Questo metodo da campo di concentramento fu poi adottato nel decennio 1930-40 per la costruzione delle borgate "ufficiali". Buoni risultati li si ottenne quà e là "dove intelligenti dame dei Fasci femminili e dei Comitati rionali dell'Opera nazionale maternità e infanzia esplicano attività per suscitare nelle popolane il gusto e il sentimento per la casa" (G. Berlinguer e P. della Seta, Borgate di Roma, Editori riuniti,Roma 1960).
Il sistema principalmente adottato, perché il regime poteva specularvi maggiormente, fu quello di demolire le vecchie case e le baracche costruendovi al loro posto case signorili, scacciando così indirettamente i baraccati dalla avanzante "città dirigente". Così (un esempio per tutti) nel 1925 venne stipulata una convenzione con la Società Finanziaria Commerciale e con la Società Anonima Casermaggi per liberare dalle vecchie costruzioni ed edificare dei nuovi fabbricati i 12 ettari tra Porta Cavalleggeri e la stazione di San Pietro. Il governatore di Roma, Filippo Cremonesi esaltava tale convenzione in quanto: - «al posto di un vero e proprio villaggio abbissino, sorgerà un quartiere veramente signorile.»
I dati quì sopra riportati sono tratti dal libro Roma Moderna di Italo Insolera.

Leggendo queste pagine della storia urbanistica della nostra città viene da sperare che i suoi abitanti non debbano più subire la miopia e l'arroganza delle istituzioni. Vedremo più avanti che purtroppo non è così.
Il quartiere del Quadraro si salvò, fra le due guerre, dalla speculazione edilizia e lo stesso destino lo ebbe negli anni sessanta, mentre le amministrazioni presiedute da Petrucci, Santini, Darida, distruggevano la via Prenestina, le grandi opere di notevole importanza come acquedotti, ponti, monumenti, venivano demoliti per far largo a nuove urbanizzazioni, per aprire cave di pietrisco, sulla Tuscolana la devastazione partiva da Don Bosco e si fermò, miracolosamente, alle porte del Quadraro.
Questo quartiere si trova nella zona sud della città, in un'area di grande importanza ambientale ed archeologica, la grandiosa villa, detta "Ad duas Lauros", che sorgeva nel luogo dell'attuale Aeroporto di Centocelle, era probabilmente la maggiore testimonianza di una città di circa 80.000 abitanti chiamata Helenae Civitas Augusta.
Della villa rimaneva, fino a qualche anno fa, il ricordo del nome nel cinema di quartiere "Due Allori" oggi rimangono solo resti sotterranei.
L'ex Aeroporto di Centocelle oggi usato in parte dall'Aeronautica Militare ed in parte dal Comune di Roma ha vissuto una importante pagina della storia dell'aviazione. Nel 1909 l'area, chiamata "Pratoni di Centocelle" di proprietà della famiglia Macchi, vide il primo volo romano di Wilbur Wright con il suo Flyer. Già l'anno successivo, nei pratoni di Centocelle sorgevano 7 hangar e vi erano stati eseguiti più di 800 voli, moltissimi progettisti e privati rimessavano quì i propri aerei civili, nel 1911 però il ministero della guerra trasferiva la prima scuola di aviazione italiana, che quì era nata, ad Aviano, dove ancora oggi si trova. Ora l'aeroporto è in disuso.
Il Comune di Roma ha, qualche tempo a questa parte, definitivamente, e finalmente diciamo, destinato l'area dell'ex Aeroporto ad un uso ad essa più consono, un grande parco archeologico che vuole recuperare l'antica vocazione della zona. Questa scelta risulta interessante in quanto a breve distanza da questo futuro parco sorge l'esistente Parco degli Acquedotti che comprende i più antichi acquedotti romani e si estende fino al Parco dell'Appia Antica ed all'adiacente Parco della Caffarella.
Nulla è stato fatto finora di concreto ma sappiamo che la burocrazia è lenta per definizione, quindi speriamo al più presto di vedere realizzato questo grande ed interessante parco.

All'interno di tale, raro contesto, troviamo questo particolarissimo quartiere romano, il Quadraro appunto. Secondo alcuni il nome deriva da una antica tenuta agricola di proprietà dei monaci di S.Alessio che l'avevano concessa in enfiteusi ad un certo Guadralis dal quale, per corruzione, è disceso Quadraro. Secondo Benedetto Blasi invece: "QUADRARO - A 4 Km. da Porta S. Giovanni, quartiere presso Porta Furba sulla V. Latina, deve il nome alla tenuta om., che così chiamavasi da un acquedotto non pubblico ma consorziale, destinato ad un gruppo di 4 utenti, dei quali ci è venuta memoria epigrafica nelle condotture. Sappiamo inoltre che nella tenuta era un castello detto pure Quadraro, che appartenne a Giacomo degli Arcioni, ad Annibaldo degli Stefaneschi, poi ad Alessio dei Cenci e alla famiglia Della Valle" come riportato nello "Stradario romano" pubblicato nella prima metà degli anni '30.
Occorre precisare che la denominazione, fino a pochi anni fa si riferiva alla zona ora denominata Cinecittà, oggi per Quadraro si intende un quartiere di circa 270.000 metri quadri che si estende fra Via Tuscolana, Via di Centocelle ed il Quartiere Cinecittà.
Additittura, giornalisti poco informati di Roma e della sua toponomastica, hanno portato il nome Quadraro in vetta alla cronaca nera indicando come tale una zona che in realtà è compresa fra la Tuscolana e l'Appia Nuova chiamata "Arco di Travertino".

Questo quartiere che, come si è detto, negli anni della cieca speculazione edilizia ha rischiato la scomparsa, è sorto fra il 1920 ed i primi anni del dopoguerra, inizialmente alcuni edifici di due o tre piani sono stati costruiti, secondo un ancora razionale uso del territorio, fra le campagne occupate fino allora da antichi casali, alcuni dei quali ancora oggi sopravvivono; in seguito, durante e subito dopo la guerra i proprietari dei terreni hanno iniziato a vendere i grandi appezzamenti in tanti piccoli lotti dove i nuovi piccoli proprietari hanno costruito la propria abitazione, nella più completa assenza di piano regolatore. La mentalità costruttiva di quei piccoli proprietari ed i mezzi dell'epoca hanno però prodotto spontaneamente un'edilizia "a misura d'uomo", con strade non larghe e quindi non veloci e casette circondate da piccoli giardini. Nel 1962 il Piano Regolatore Generale faceva passare su questo quartiere una superstrada: il micidiale "Asse Attrezzato", una specie di grande tangenziale che avrebbe trasformato questa zona alla stregua di una grigia ed anonima periferia, ma comunque questa destinazione non era certa, come più tardi non era certa la destinazione a Sistema Direzionale Orientale e come non sono state certe nessuna delle decisioni da parte del Comune.
Questo continuo altalenare fra l'essere lasciati fra l'incuria sociale e l'esproprio ha provocato una impossibilità da parte dei legittimi proprietari di decidere cosa fare delle proprie case, sia i proprietari che affittano case, sia coloro che abitano le proprie. L'essere incerti sulle decisioni relative al territorio ha portato a non investire affatto nel miglioramento dei singoli edifici ed appezzamenti di terreno, inoltre molti piccoli proprietari hanno totalmente abbandonato le abitazioni ed i terreni e questi fattori, e si sottolinea principalmente questi, hanno portato al degrado strutturale dell'intero quartiere.

Conseguenza diretta ne è, ovviamente, il degrado sociale, una abitazione sulla quale non viene fatta alcuna manutenzione non è, giustamente, accettata da chi voglia affittarla per abitarvi, i bassi prezzi di affitto hanno invece attratto classi sociali che ammettono il compromesso basso costo-bassa qualità e ciò ha comportato una vastissima presenza di extracomunitari ed immigrati più o meno ufficiali. Le case e/o baracche abbandonate sono state invece nel tempo utilizzate dalla piccola criminalità per uso abitativo o magazzini di merci di dubbia provenienza.
Questo comporta una contemporanea e disomogenea presenza di case abitate da proprietari che gradiscono questa vocazione del quartiere "a misura d'uomo", piccole ed ormai rare attività artigianali e, di contro, un gran numero di persone che considerano la presenza in questo quartiere un periodo forzato e momentaneo. Si deve poi aggiungere a questo un altro elemento, meno evidente ma sicuramente determinante: il Quadraro è zona di confine fra tre Circoscrizioni diverse (la VI, la VII e la X), il che comporta interventi sul territorio costantemente inorganici.
E' ovvio e giustificabile che, chi osserva oggi lo stato di fatto senza conoscere le dinamiche che hanno portato a questi risultati, vede solo un quartiere degradato che nessuno desidera e che sarebbe meglio far sparire sostituendolo con strutture (strade, palazzi, uffici) nuove e sicuramente molto più remunerative (lo spettro della speculazione, vedete, non è ancora lontano).
Proviamo invece a valutare le potenzialità positive di questo stato di fatto. La sospensione nel tempo causata dalle incertezze dell'amministrazione ha sì causato il visibile degrado ma ha anche "congelato" questo quartiere ad un tempo dove il terreno attorno alla casa era un bene e forse una necessità irrinunciabile, dove il rispetto del verde e della conseguente qualità della vita non era una imposizione amministrativa ma un ovvio complemento, dove le case sono state costruite con architetture "povere": pochi piani (non più di quattro), dove gran parte delle unità abitative consentono il parcheggio dell'auto internamente, il che elimina moltissime macchine parcheggiate nelle strade, dove l'impossibilità di creare vie di scorrimento veloce, data la scarsa larghezza delle strade, lo trasforma in un quartiere poco rumoroso, dove troviamo importanti monumenti archeologici (il cosiddetto "Monte del Grano" è una delle più grandi tombe a tumulo romane presenti nelle città) . A queste caratteristiche auspicabili in ogni caso, si aggiunge la presenza di una significativa quantità di servizi e collegamenti: la Via Tuscolana, importante strada commerciale è raggiungibile a piedi, così come la fermata della Metro "B", Piazza dei Tribuni ospita uno dei più importanti mercati di Roma Sud, a meno di due chilometri troviamo il primo importante centro commerciale di Roma "Cinecittà Due"

Sarebbe davvero auspicabile che il quartiere fosse riqualificato dal basso, cioè dai suoi stessi abitanti, basterebbe eliminare l'incertezza che costantemente grava su questo territorio, per vedere, in breve tempo, rinascere un quartiere a prevalente vocazione residenziale, poco trafficato e poco inquinato, con moltissimo verde diffuso, con una architettura varia ma con in comune il minimo impatto ambientale, con caratteristiche di "paese", ma all'interno di una moderna città.


fonte: web.mclink.it

avere per essere uguale malessere



immortalità, parola accentata di cui ce ne serviamo quando ci va.
Non c'è scampo, come ti muovi, come ti giri, un saluto da parte del campo dei sospiri.

giovedì 26 dicembre 2013

occhio subliminale



se la bestia è incline al pestaggio, all'umano oltre l'istinto occorre il coraggio. Potrebbe terminare con un pareggio, perché la bestia è l'umano, che è molto peggio.
Uomini dalla mentalità corta, convinti che da sempre la donna sia puttana, si vantano del loro sperma che sgorga come una fontana. Di solito hanno una moglie befana che lavora fuori e dentro casa tutta la settimana. Indossa il pigiama senza ombra di pizzo, lo indossa con attaccato il prezzo. Il coniuge degli anniversari si ricorda appena, ma all'amante occasionale regala la collana.
La cultura dominante non è morta, persiste con forza. E' relegata in ognuno di noi, non si estinguerà mai.
Strappo il drappo del sipario. Gente fuori di testa, malata di desiderio, si prende sul serio. Sesso mercenario fa agitare le mani come se il mondo dovesse finire domani. Mani frenetiche cercano conferme, mentre le mie restano ferme. Che me ne faccio dell'occhio farcito in una frazione di secondo!? Non darò via un braccio per nessuna ragione al mondo.

sabato 21 dicembre 2013

terza abbondante



un anziano tra gli anziani col catetere in mano, in pullman per una gita a cogliere l'ultima stilla dell'incognita infinita. L'organizzatore prolisso all'eccesso, tenne all'oscuro la tappa, destinazione fiera del sesso. Minimizzò sulla mappa un complesso disegnato col compasso, manco fosse un pittore pazzo, una struttura per lo sviluppo ed il progresso. Giunti a ridosso del congresso per opportune discussioni sulle dinamiche del lusso, si accorsero con sbigottimento che non si trattava di un convento, bensì la visuale di oggetti di forma fallica per ammazzare il tempo. Saranno stati i panini al sacco farciti di un intruglio sospetto o i biglietti a caro prezzo, non si sa, fatto sta che la crisi di rigetto ebbe luogo in un attimo. Vibratori scambiati per frullatori causarono sconquasso e corse dritte al cesso. L'anziano col catetere ebbe l'insorgenza di una reminiscenza. Si ricordò quand'era ragazzo, l'inizio dello spazio dell'orifizio, il Kamasutra con la prostituta evoluta, un'esperienza vissuta molto prima che diventasse una figura battuta dal pannolone e dalla tuta.

martedì 17 dicembre 2013

voilà



alle calzature assurde della Germanotta, preferisco la purezza di Carlotta. Lady Gaga la vedo di rado, non la cago perché a confronto sono sexy come un carro attrezzi. Ho un fascino prorompente, corteggio praticamente col calzino puzzolente. Ascelle folte e profumate, sanno di uova sode, salame e patate. Quando Barbara D'Urso è felice che ci sia tanta pubblicità, di rapina aizzo la vagina e voilà!

lunedì 16 dicembre 2013

bimba abusata, il prete: "taci e perdona"

di Serena Gasparoni
Aveva appena undici anni quando il patrigno la accarezzò come un genitore non dovrebbe mai fare. Episodi che si sono poi ripetuti per anni, con sempre maggiore frequenza e in maniera sempre più morbosa. Fatti confidati ad una compagna di banco quando era ancora alle elementari, poi alla madre, inutilmente. La vittima, una ragazzina di origini africane, che oggi ha sedici anni, dal 2002 residente nel Trevigiano, ha finalmente trovato la forza di consegnare il patrigno alla giustizia e denunciare le violenze subite. A scuotere le coscienze, oltre alla brutalità dell’intera vicenda è che tutto ciò sarebbe potuto venire alla luce molto tempo prima.
La ragazzina raccontò l’accaduto fin dal principio alla madre; lei preferì rivolgersi a due sacerdoti cattolici che seguivano la comunità di riferimento anziché alle forze dell’ordine. Il primo decise di ricorrere a riti voodoo per far cessare le morbose attenzioni del patrigno nei confronti della figliastra. Il secondo consigliò alla piccola di perdonarlo, «proprio come fece Santa Maria Goretti, con il suo aguzzino». E di cercare la storia della santa su internet.
fonte: tribunatreviso.gelocal.it

inganni


domenica 15 dicembre 2013

Stamina




Non ho la minima intenzione di entrare nel merito legale burocratico della questione, perchè non sono un magistrato. O un avvocato. E nemmeno un censore.
Non mi interessa sapere se il professor Vannoni ha guai con la giustizia o se anni prima pubblicizzava il metodo Stamina come un qualcosa di miracolistico tipo "Lazzaro alzati e cammina".
Abbiamo avuto mamma Ebe. Vanna Marchi. Berlusconi. Babbo Natale. Otelma.
Siamo un popolo di boccaloni che ha digerito cose ben peggiori di Stamina. Se di quest'ultima si può parlare di "peggiori"
Ripeto che non mi interessa entrare nella questione giudiziaria insita nei personaggi che ci girano, ma operare un ragionamento puramente. Squisitamente. Umano. E facendo tabula rasa di tutte le sovrastrutture moralistiche/affaristiche e chi ne ha ne metta, che la questione solleva.
Parto quindi dal  momento in cui Stamina è diventata cura compassionevole all' Ospedale di Brescia. Ovvero nel 2011.
(Voci di corridoio narrano che prima, loschi figuri con la faccia del presidente Carter, Cattivik e il capitano Kirk, spacciassero staminali agli angoli dei parchi droghini  e che poi si riunissero in tuguri da mammane, a ordire piani per l'invasione del mondo. Sembra anche che il proff Vannoni si vestisse da Darth Fener/Vader per passare inosservato e non farsi riconoscere)

Senza inutili sofismi alla D'Alema, una cura compassionevole è una cura compassionevole.
La parola dovrebbe dire tutto. Non dovrebbe avere bisogno di spiegazioni. Non dovrebbe creare problemi di coscienza. O burocratici.
No.
Compassione. E' foneticamente chiara. Che non da  adito a dubbi o fraintendimenti. O non dovrebbe.
Ma forse per chi non ha studiato il latino e il greco...non so. Bisogna mettere i sottotitoli forse. O fare dei bigini per spiegare le basi.
Personalmente preferisco la "radice" greca in quanto  parla di empatia mentre i latini sempre i soliti pesantoni, ci cacciavano in prima istanza "soffro" ma comunque non cambia il significato.
Soffro con te.

Hai qualcuno che ami e che non è curabile.
La medicina si arrende.
Non sai che fare. Che pesci prendere.
La ricerca va avanti certo (non certo grazie ai vari governi italiani) ma sembra sempre essere un passo indietro.
Forse perchè i malati di certe patologie sono "pochi" e quindi non proficui?
Forse. Sicuramente. 
Ma il punto qui, nel mio ragionamento, non è quello.
Io penso solo che se arrivo ad una cura compassionevole (oggi nel  2013) è perchè la speranza è nelle mani di Dio, per chi crede. E nulla d'altro.
Penso che impedire il metodo Stamina dicendo, semplificandola, che potrebbe far male ai pazienti, è una delle cose più idiote che abbia mai sentito. Si parla proprio di minchiata galattica.
Per ragionare così bisogna avere un cervello asfittico. O un cervello anacoluto, come amava dire mio padre quando incontrava persone un po'...come dire. Anacolute in toto.
Insomma. Come può un normodotato pensare che una cura (somministrata in un ospedale alla luce del giorno) compassionevole possa nuocere ad un paziente che non ha alternative. Una persona che ha una malattia senza cura.
Cosa può andare storto?
Nulla. E' già tutto storto. Hai qualcuno che già soffre. E che non è curabile.
Lo vedi tutti i  giorni.
E' una sofferenza che ti senti addossso e la respiri in ogni istante.
Non ci sono cure. Non c'è niente. Solo le palliative.
E Stamina. Fatto con cellule staminali che, parlarne in italia e nei paesi meno sviluppati come noi, è come dare una bruschetta all'aglio a Dracula.
Io giuro che ce la metto tutta per capire, per trovare una parvenza di ragionamento logico al fatto che dei giudici debbano imporre una cura compassionevole.

I giudici?

Capirei se i malati avessero una speranza con la medicina ufficiale. Capirei se Stamina invece di essere Stamina fosse kriptonite.
Ma così no. E' un insulto a quei genitori che vogliono provarla. Perchè mica te lo impone il medico il metodo.
Puoi scegliere di provare altro. Di entrare anche in un programma di sperimentazione. O farti curare omeopaticamente. O con code di drago.
Non capisco davvero questa lotta tra sofferenze, dove l'arbitro (il governo) fa peggio delle due fazioni.
Mi sembra un insulto a tutti  e tutto.
Al dolore. All intelligenza. Al buon senso. Alla libertà personale di ognuno di noi nel decidere cosa fare quando non si hanno speranze.
Quando si è al punto di arrivo, perchè le cure compassionevoli sono il punto di arrivo, il peggio che può capitare è quello di vivere più a lungo e magari in modo migliore.

E da persona normale. Continuo a chiedermi.
Perchè tutto questo?
Perchè il governicolo si è fatto esplodere l'ennesima bomba in mano, facendo come al solito  più danni istituendo il  comitato scientifico da percattoai, al di sopra delle parti come la Santanchè quando parla di Silvio, e gli è stato permesso di intervenire sulla  questione  già ampliamente strutturata a livello di legge e non certo somministrata nel retro di un club privè. la "cura" intendo.
Perchè i diversi orientamenti di "non cura" litigano e si sputtanano a vicenda.
Io non voglio sapere chi ha cominciato a insultare chi.

Io vorrei solo che ogni metodo, quando si eleva allo status di Cura compassionevole, possa essere scelta e provata da chi vuole farlo.

Ma mi sa che la questione è ancora lunga. 
E aspettiamo il secondo Comitato scientifico.
Sperando che non ci sia Grimilde con i sette nani.



 p.s. Ho l'insonnia. E' tardi. Gli errori ortografici e i refusi fanno parte del pacchetto.
E poi non mi rileggo mai.
Mica sono una giornalista.